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Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate...
Welcome to Brutus Forge.



Lunedì 10 aprile dell'anno di Brutus "Cheek" Rotten.
Luogo ed ore sconosciuti.


<< ... Bisogna sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l’unico problema. Per non sentire l’orribile fardello del Tempo che ... che ... come continuava? ahahahah ... >>

...

<< ... Di vino, di poesia o di virtù: ubriacatevi di quel che vi pare, ma ubriacatevi! Lo diceva Baudelaire! >>

E se lo dice un uomo visibilmente brillo, non c'è altro da fare che fidarsi ... no?! La telecamera inquadra in primo piano il volto di un uomo che stiamo imparando a conoscere sempre di più come una bestia, un fottuto mastino, lo squalo nello stagno di Horizon: si sta parlando, ovviamente, di Brutus "Cheek" Rotten.
Il ragazzo di Philadelphia è seduto per terra, col collo riversato all'indietro e la nuca che bacchetta con un proprio ritmo contro il muro grigio e scrostato dietro di sé.

L'inquadratura s'allarga leggermente. Le gambe sono stese lungo il pavimento, e tutt'intorno ad esse riversano diverse lattine di birra.
Un'occhio poco esperto potrebbe contarne quattro, cinque, ma riusciamo ad intravederne un altro paio schiacciate sotto i talloni dell'Appaling Scar.
A dirla tutta, avremmo capito le condizioni di Brutus anche senza vedere tutto queste lattine attorno a lui: il suo volto parla chiaro, forse è più efficace un suo sguardo che decine di parole.
Brutus si passa le mani sul mento e le guance, tastandosi la folta barba e guardando davanti a sé con gli occhi sbarrati.

E' in un mondo tutto suo e i suoi pensieri vanno aldilà della nostra comprensione, anche perché un uomo sadico come lui non sa pensare seguendo schemi precisi e coerenti come chiunque altro.
Il suo sguardo non lascia presagire nulla di buono ma chissà, forse non sta pensando affatto a come uccidere qualcuno.
Magari, chissà, sta riflettendo su altro, qualcosa di più allegro. No, eh?

Niente, il muro del silenzio persiste e pare insormontabile. Forse è meglio spegnere la telecamera e riaccenderla tra qualche decina di minuti, quando Brutus sarà più lucido. Meglio ...

CIAF!!!

Un rumore secco. Una mano che si spiaccica su un volto, per risvegliarne l'assopita lucidità, per riprenderne il controllo, per riconquistare piena consapevolezza in quel che si sta facendo.
Rotten s'è appena schiaffeggiato con potenza tale che qualunque altro essere vivente, al suo posto, si sarebbe ribaltato fino a finire su un campo di grano abbandonato nell'Alabama, rotolando tra prati, spazi verdi, cani da guardia e 60enni omofobi.

Rotten: << Ci siamo. Puttana, che botta ... Dov'ero arrivato prima del ... pisolino? >>

Ci siamo. L'inquadratura s'allarga ulteriormente. E, se già la scena a cui stavamo assistendo di per sé era inquietante, ora il tutto diventa ancora più macabro e fottutamente sinistro.
Siamo in una specie di scantinato abbastanza vecchio, risalente agli anni 90', forse. Sulla parete alla quale è appoggiato Brutus troviamo un poster gigante della formazione del tempo dei Philadelphia Eagles, la squadra di football dell'omonima città, home town del nostro Rotten, la Gang Green guidata da Reggie White.

Su tutti i muri, grigi e scrostati, appaiono scritte fatte con lo spray, di diverse entità e significato.
E poi ... E poi, stesi per terra come fossero normali oggetti d'arredamento dozzine di hardcore weapons: Kendo Sticks impilate una sopra l'altra, alcune spezzate; sedie d'acciaio, una tanica di benzina, delle puntine da disegno sparse per terra, una cazzo di motosega, delle lame attaccate in modo abbastanza rudimentale a mo' di stella, con una punta inficcata nel pavimento; cocci di vetro, piccole lampade al neon sceggiate, un sacchetto di plastica contente uno strano liquido verde.

Insomma, ragazzi, mi sa che siamo finiti nella reggia dell'Appealing Scar.

Rotten: << Ecco, ecco cosa stavo facendo! Devo costruire qualcosa ... Qualcosa per annientare quel bassotto. D'altronde ... D'altronde è solo una cagnolina, no? Posso portarla al guinzaglio e scaricarla in fondo al mare senza che nessuno se ne accorga, no? Ahahhahha ...
No, okay, devo arrivare a una cazzo di conclusione. Devo inventarmi qualcosa ... >>

Rotten si alza, lentamente, ancora un po' frastornato. Le guance e il viso stanno riprendendo il loro colore naturale.
Il sadico hardocrista a 360° inizia a camminare tra gli oggetti sparsi a terra, guardandoli con l'attenzione particolare che si deve alle cose preziose, quelle che no, non possono essere rovinate, perché sono speciali.
e così, con pensieri degni di Anders Breivik il sadico Rotten s'incammina fino a giungere in un angolo, di fronte ad una porta un po' scassata che costituisce l'unico mezzo di comunicazione con l'esterno.

E proprio questa porta ora inizia a cigolare lentamente e si apre di fronte agli occhi di Brutus, che non batte ciglio.