Era una giornata limpida e serena, con un sole piacevolmente caldo.
Niente faceva pensare che da lì a poco la situazione sarebbe cambiata.
Il vento soffiava tranquillo e nulla poteva turbarlo.
Tu giocavi con tutta la tua allegria in mezzo ad un prato sconfinato.
Correvi.
Ridevi.
Ti divertivi.
Avevi un’espressione così bella, che si rifletteva negli occhi di tuo nonno, che ti guardava saltellare da una parte all’altra.
Com’eri felice e senza pensieri all’epoca.
Così ingenua e così fiduciosa del mondo, come solo una bambina può fare.
Ti allontanasti troppo.
Il vento cominciò a essere più intenso.
Il cielo, che prima era terso, si era fatto cupo, pieno di nuvole minacciose.
Sembrava che tutta la luce fosse scomparsa, per far posto a qualcosa di terribile.
Le raffiche era forti, potenti, e tu ti accorgesti che eri distante da casa.
Cominciasti a guardarti attorno.
Da lontano vedevi una sagoma.
Non c’era nulla da temere: c’era il nonno che ti proteggeva.
Il vento si calmò.
L’albero vicino a te non muoveva più le sue fronde.
Piano piano ti spostasti da esso.
Eri proprio al centro di quel prato, che prima era verde come uno smeraldo, e che ora sembrava tremare al solo pensiero di quello che stava per accadere.
Nonno? Nonno? Dove sei? Io sono qua.
Le nuvole erano nere come la pece.
Tutto intorno un silenzio surreale.
Da lontano si sentivano cani abbaiare.
Dei brividi di freddo percorrevano il tuo corpo.
Tanti pensieri ti affollavano la mente.
Continuavi a guardarti intorno, cercando con lo sguardo un volto amico.
Non c’era nessuno.
Ti eri persa?
Ti avevano lasciata lì?
Dov’era il nonno?
Perché nessuno ti veniva a cercare?
Una luce.
Forte.
Accecante.
Un rumore.
Sordo.
Assordante.
Ti ritrovasti per terra.
Guardavi fisso il vuoto.
Cos’era stato?
Cos’era successo?
Voci in lontananza.
Nonno?
Mamma?
Papà?
Una goccia di pioggia.
Due.
Tre.
Venne giù un tremendo acquazzone.
Ma qualcuno ti sollevò.
Tenevi gli occhi fissi chissà dove.
E intanto ti aggrappavi a quelle braccia che ti proteggevano così dolcemente.
Sembrava che la strada verso casa non terminasse mai.
Chiudesti gli occhi e quando li riapristi eri finalmente tra le mura domestiche.
Voci concitate si accallavano tutte intorno a te.
Non ti rendevi conto ancora di quello che era successo.
Eri stata fortunata.
Solo qualche metro ti avevano salvata.
Qualche passo più avanti, e forse tu non saresti qui.
Tua madre si fece spazio tra gli altri.
Non hai voluto neanche un bicchier d’acqua.
Ma rimanevi ancora con gli occhi persi nel vuoto.
Un battito di una mano.
Uno schiaffo.
Perché la mamma avrebbe fatto questo?
Una lacrima scese sul tuo viso.
Scoppiasti a piangere.
Tutti erano contenti.
Tutti erano felici.
Non si parlava di altro.
Ma un nuovo lampo.
Un nuovo tuono.
Ti cade di mano il bicchiere che va in mille pezzi.
Sei alla finestra e rimani immobile.
Sei paralizzata e con le mani cerchi di proteggerti le orecchie, come se non volessi sentire quel suono.
Ma questa volta non ci sarà nessuno che ti verrà a prenderti in braccio.
Non ci sarà nessuno che si preoccuperà di te.
Ora sei completamente sola.
Con un grande sforzo ritorni in te.
Ti siedi e ti rannicchi in poltrona.
Devi farti forza.
Non devi temere nulla.
Il temporale finirà.
Prima o poi.
[Modificato da sailorluisa 15/05/2007 23.57]