Il Libro Nero
Avernus, uno spirito che vaga solo di notte, in una sera nella quale la luna splende piu del sole, è solo, immerso in un altro mondo, perso un in luogo di pensieri antichi, per lui piu razionale del mondo reale. Si trova all’interno della biblioteca nazionale di San Marco, entrato con l’ausilio della luna piena, forse la sua ultima guida verso la ragione. La conoscenza e l’odore di vecchi manoscritti impregnano l’aria. Una parte di lui vorrebbe trasformare in un inferno di fuoco questo paradiso di conoscenza, ma lui non vuole ascoltare quella parte, non oggi, non ancora, la speranza è l’ultima a morire. Si trova seduto a capo di un lungo tavolo splendente di oro e argento, all’interno di una antica stanza grande con soffitto decorato da un dipinto sulla caduta di Costantinopoli. Appoggiati insieme alla maschera sul tavolo di fronte a lui si trovano diversi manoscritti datati dal IV al XV secolo, traduzioni in volgare e in latino di testi sacri e dei padri della filosofia greca. Avernus guarda fuori dalla finestra, le gocce scendono lentamente sul vetro, rimasugli della precedente piovuta. La piazza é vuota, illuminata dal bagliore lunare, non ci sono persone come durante le serate normali, e neanche i piccioni che nelle giornate di primavera la infestano con la loro fastidiosa presenza. Interrotta la lettura, il senza volto naviga fra i suoi pensieri facendo scricchiolare di tanto in tanto la sedia, cercando inutilmente di appannare la finestra con il fiato e scrutando il suo riflesso per cogliere tratti somatici. Ma come sempre sul vetro si distingue solo una figura eterea, una sagoma scura sospesa tra l’essere e il non essere , in continua ricerca di una identita, sia pure la propria o quella di qualcun altro. E mentre la sua mente lavora, la sua mano mancina racchiude tutti i concetti all'interno di un piccolo, rovinato e polveroso diario.
Introduzione Diario: 01\05\07-Venezia
Durante uno dei pochi momenti di lucidita ho preso una decisione di svolta nella mia ricerca, ho deciso di portare ordine al caos che vortica all’interno della mia maschera, lo faro scrivendo, quando saro in condizione di farlo e quando mi sembrera piu opportuno. Sento la necessita di trascrivere quello che è nella mia mente sulla bianca carta, non perché io voglia tramandare un insegnamento a qualche futuro parassita intellettuale, non perché sono un vanesio che ama il dolce odore della carta , ma perché io a differenza di Socrate, non posso permettermi di mantenere solo nella mia testa quello che penso; a causa della mia flebile memoria e instabilita mentale ho bisogno di scrivere per non dimenticare i progressi che sono riuscito a fare. Questi scritti sono la chiave di tutto cio che è represso nella mia mente maledetta. Anche se come ho gia detto non scrivo su questo diario perché qualcuno un giorno lo legga, ma lo scrivo per me stesso, non riesco a resistere alla tentazione del mio lato filosofo, che per giunta scopro solo ora di possedere. Quindi, anche se tutto questo sembrera antitetico, mi rivolgero a un ipotetico pubblico di lettori, nella speranza che un giorno non molto lontano qualcuno possa leggere i pensieri di un uomo che non esiste, e magari quel giorno la mia abominevole vita sara terminata. Innanzitutto, chiamero questo diario il Libro Nero, se vi state chiedendo il perché di questo nome pittoresco è per una serie di motivi. Perché la copertina è fisicamente nera, perché contiene cio che di piu nero si puo celare in una mente, e infine, perchè il nome mi da un senso di mistico e mi piace alquanto. Non rivelero il mio nome, perchè se avessi modo di conoscerlo non avrei motivo di scrivere, ma mi presento lo stesso ai miei lettori per quello che sono. Io sono un’ombra, non conosco altro modo per descrivere qualcosa che pensa e che agisce, ma che allo stesso tempo non esiste. Mi chiedevo come fosse possibile, ho cercato un segno di una esistenza passata, assalito dalla disperazione, tra mille carte, fra mille genti, con tutti i mezzi che avevo a disposizione, ma nella foga non ho trovato alcuna traccia di esistenza. Ora ho capito il frutto dei miei errori: il lasciarsi travolgere dalle emozioni; non mi controllavo, ma ora ho il mio corpo sotto controllo, e sebbene il mio respiro sia pesante e la speranza poca, attraverso l’uso della ragione sto ottenendo progressi. Terro il diario in un posto sicuro che potro raggiungere solo nei momenti di lucidita, e che la mia parte piu oscura non potra avvicinare, per timore che ci scriva lei stessa o che lo distrugga. Se c’è una cosa che mi ha dato la forza di creare il Libro Nero è stato il luogo dove mi trovo in questo momento, l’antica biblioteca Marciana. Mi sono recato in questo antico luogo di saggezza per diverse notti nei periodi di sanita mentale, grazie all’aiuto della fedele oscurita. Avevo abbandonato ogni speranza, ero nella piu patetica condizione, e qui ho potuto meditare, rendermi conto che dovevo agire, e ho preso speranza. Ho incominciato a leggere, leggere, leggere, e piu leggevo, piu ricordavo di aver gia studiato quelle cose, come se mi stesse accadendo un deja vu. Inoltre ho scoperto di conoscere il latino, di comprendere il volgare, e chi sa quante altre lingue o quante altre cose potrei nascondere nei meandri della mia coscienza. Un’altra domanda che mi faccio è questa: come faccio a sapere che cosa è un fiore, cosa è un animale, cosa è una nuvola e ad attribuirgli dei nomi, se nessuno me lo ha mai insegnato ? E come è possibile che allo stesso tempo io non riesca a distinguere sensazioni e emozioni tra loro diverse ? Attraverso la filosofia ho imparato che esiste una conoscenza empirica, acquisita tramite l’esperienza e attraverso lo studio, e una conoscenza innata, che è presente in ogni uomo fin dalla nascita, come prova di una esperienza passata, questo tipo di conoscenza nella quale Platone credeva, deve essere estratta dalla mente umana tramite un processo di reminescenza. Io credo in questo come ultima possibilita prima di cedere agli unici sentimenti rimasti nel mio buio cuore, ammesso che io ne abbia uno. Ogni uomo dovrebbe avere un cuore, ma una voce dentro di me ha cercato di dirmi che io non sono un uomo. Anche a questo ho trovato la mia risposta nella filosofia, infatti secondo Aristotele, un uomo è un animale razionale. Quindi c’è in me una qualche traccia di umanita che mi spinge a continuare questa vita dannata. Sul Libro Nero imprimero tutte le esperienze piu significative che mi sono capitate e che mi capiteranno e tutto quello che ruota attorno alla mia testa intrisa di pazzia. Avrete modo di capire meglio cosa sono, e come è incominciata la mia storia in questo mondo, ma mi preme avvertire chi avra il coraggio o l’idiozia di avventurarsi nel leggere questo diario, perché il male permea ogni parola in esso contenuta, e a voi che volete conservare la vostra sanita mentale, e la vostra anima pura, consiglio di tenere lontano lo sguardo dal Libro Nero.
[Modificato da mirror666 01/05/2007 21.38]