Odio le feste in maschera. Non so, ma le odio. Vedere tante persone che fingono di essere qualcun altro mi fa ribrezzo. Infatti a questa festa sono l’unica persona che non si è travestita. Infatti ho ricevuto molte critiche per questa mia scelta. Ma me ne frego, tanto che importa? Non so neanche con chi sto parlando, quindi per una sera parlerò con degli ignoti che non conosco e, se conosco, non li riconoscerò. Punto. Tuttavia, mi è successa una di quelle cose che dovrebbero accadere di rado (ma, a quanto pare, mi succedono ogni mese).
Come dicevo, stavo parlando con dei tizi in maschera quando mi viene incontro questo tizio. Come maschera aveva l’Harlequin, l’arlecchino. Era di corporazione robusta, abbastanza alto, in mano teneva in mano il batocchio che contraddistingue gli Harlequin. La maschera nera copriva la faccia, dai lineamenti doveva essere vecchio. Mi disse che mi doveva parlare. Non avevo niente in contrario su di questo, per cui mi diressi con lui in un luogo isolato. Non capivo cosa volesse da me un vecchio ignoto vestito da una maschera antica. Ma si sa come va’ la vita.
Harlequin: bene, ragazzino…
Raziel (pensando §cominciando bene§): non sono un ragazzino!!!!!
H: fa niente, lo sei, ma stammi a sentire…
R: c’è, non ti conosco, pretendi che venga a parlare da solo e mi tratti anche così? Sai che ho intenzione di andarmene?
H: Scusa, non sapevo che sua altezza fosse così suscettibile…
R: Sfotti?
H:
R (con la vena pulsante): hey, vecchio… abbassa la cresta!
H: Vogliamo parlare di cose serie o no?
R (borbottando): cioè, lui inizia e io non posso rispondere? Uffa…
H: Stammi a sentire, giovanotto, non ho intenzione di perdere tempo con te, chiaro?
R: oooooookkkkk….
H: perché non ti sei travestito?
R: è la 15° volta che lo ripeto: non mi interessa mettermi in costume e essere chi non sono, chiaro? Cos’è, lo devo scrivere in fronte per farlo capire?
H:
R: Sei strano, sai?
H: Sono un Harlequin, devo essere strano…
R: Mi dici cosa dovevi dirmi?
H: ah già! È vero!
R: -_________-“””
§è un vecchio rimba…§
H: non è vero! Anche se sono vecchio, non sono stupido!
R: ?
H: So leggere i pensieri, giovanotto…
R: magari sai anche volare, eh? (con tono sarcastico)
H: Solo leggere le menti e poc’altro
R: Sai cos’è l’ironia?
H: no
R (borbottando ancora): mah…
H: TU non hai bisogno di portare maschere.
R: Ma va’?
H: perché ne indossi una perenne
R: Eh?
H: Tu hai sempre indossato una maschera. Ed è quella che ti porti addosso costantemente, ogni giorno. Certo, non ne sei consapevole, ma non importa. Quello che devi fare e riuscire a togliertela. È l’unica cosa da fare.
R: Tu deliri… non porto mai maschere, sono sempre me stesso in ogni situazione.
H: Da spettatore o da attore?
R: in che senso?
H: nel senso che tu non vivi le vicende che fai. Le guardi e basta. Sei talmente debole da non riuscire a uscire dall’oblio in cui sei finito. Sei solo uno spettatore in una vita non vissuta. E questo lo dovresti sapere. Quindi ti consiglio di toglierti la maschera prima che sia troppo tardi. È un avviso il mio.
R: Mi stai pigliando in giro, vecchio? Io vivo sempre la mia vita, in ogni attimo della mia esistenza. Stai dicendo cose insensate. Può essere che vivo soltanto da spettatore, ma è la mia natura che mi spinge a farlo. Infatti sono me stesso soltanto quando dimostro ciò che sono… un grande lottatore. Non è una mia scelta: è soltanto ciò che sono che mi plasma.
H: peccato che non puoi vivere portandoti sempre una maschera addosso!
R: E infatti sul ring proverò che questa maschera è soltanto un’illusione, frutto della mente di coloro che mi guardano. Infatti non faccio mai vedere ciò che c’è dietro la maschera…
H: è perché hai paura! Paura di essere schernito, di non essere all’altezza, di essere debole… è questo che vuoi. Solo non provare queste emozioni.
R: peccato che siano state queste a rendermi forte. E, per quanto non ci creda, la mia maschera non è altro che fatta delle paure, dei timori, dei pensieri che mi attanagliano. Sarò capace di fare questo? Sarò capace di fare quello? Non sono forse dubbi che vengono a tutti? In quella maschera fatta di paura, io mi copro il vero volto. Ma è inutile, tanto prima o poi…
Non ho fatto in tempo a finire di parlare: il tizio era scomparso fra l’oscurità della notte. L’unica cosa che era rimasta è quella strana maschera per terra. Quella stessa maschera la porto con me ogni giorno: mi ricorda quanto sono debole, ma quanto sono forte nella mia debolezza. Aveva ragione, non riuscirò mai a togliere la mia maschera…
Ma non starò per sempre nell’oblio…