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Intervista del Chicago Wrestling Tribune a John Kratos

Ultimo Aggiornamento: 28/03/2016 12:56
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28/03/2016 12:56
 
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All’indomani del passaggio del turno contro Drago (Repubblica Ceca) nel Two Worlds One Cup, John Kratos è il primo degli otto qualificati al Final Show del torneo.
Il wrestler ha rilasciato un’intervista al Chicago Wrestling Tribune dove ha commentato diversi aspetti della sua vita professionale.


“Il match contro Drago per me significava molto, era un match fra due europei fieri del proprio luogo di provenienza. Non provo la sensazione di chi ha vinto, i danni al mio fisico sono una prova tangibile del valore del mio avversario. Ho dovuto ricorrere a ogni cosa che fosse anche solo lontanamente paragonabile al concetto di lotta per vincere. Trovo ironico che due fra i match più brutali della mia carriera (ndr: l’altro è un match contro Völkermord) li ho avuti in JLW che è una federazione purista. Anche senza sentire di essermi imposto su Drago, sono fiero di poter rappresentare la Grecia. Non sono nato guerriero, ma da quando lo sono diventato per me l’orgoglio nazionale è parte di ciò che mi rappresenta.”

“La verità è che quanto ha detto Drago prima del match è vero, io non riesco a parlare pubblicamente della Grecia del 2016, ho provato a dire la mia su discorsi a sfondo politico, ma la verità è che sono stufo delle parole, mi irrita chi promette miracoli in una situazione difficile. Siccome mi ritengo un uomo intelligente, preferisco tacere, ma io vivo in Grecia, sono a contatto con chi non sa per quanto tempo riuscirà a sopravvivere con questa situazione. Ma è finito il tempo di sperare nei miracoli o pregare, solo un popolo unito può farcela. E io voglio guidare le speranze della mia gente sul ring, che il mondo si ricordi che un greco non crolla mai. Ci hanno provato in tanti a annientarci, nessuno ci è riuscito, la Grecia è immortale.”

Il discorso passa poi all’avvicinamento di Futurama IV.

“Il pubblico di Larissa tende ad associare le mie recenti apparizioni in WTF come un passaggio al ‘lato oscuro della forza’. Non è così, ho solo cambiato le priorità personali. Non ho bisogno di essere tifato, non voglio sentirmi dire che sono bravo, che faccio il mio dovere. Quando vedo due avversari come Tyson Hardaway e Artiom Kostantinos è l’istinto a guidarmi. Fremo dall’attesa per la sfida a Futurama IV, non sarà un combattimento, sarà una tortura, sarà la peggiore espressione del mio lato umano, sarà la migliore espressione di ciò che è il Greek Warrior. E credo che loro due risponderanno al fuoco nel modo più brutale possibile. Ho sempre creduto che ci sia un mostro dentro Hardaway, non ho dubbi che sia un wrestler molto più qualificato di quanto io lo sia mai stato. Ma il Larissa Kid? Finalmente vedrò il meglio e il peggio di lui contro di me, è finito il tempo delle mezze verità e del buonismo. Là dentro saremo mostri, che a loro piaccia o meno è l’unico modo per uscire con il Total Title in possesso di chi sarà la creatura più insana sul ring.”

“Sono interessato anche alle altre sfide, quanto è successo fra Reeves e Turner non mi sorprende, tante volte nella mia vita ho dovuto rompere un’alleanza, un’amicizia. A volte viene a mancare quello sguardo d’intesa che ti fa comprendere di poterti fidare di una persona. Quando c’è una cintura così importante in palio il rispetto passa in secondo piano. Mi aspetto che loro diano vita al match più sentito dell’intero evento, c’è dietro una storia… la loro storia!”

Il Greek Warrior si è poi soffermato sul prossimo pay per view della WBFF Wrestling, The Last War.

“Non pensavo che sarei tornato così presto. Non dalla parte della Chaotic Existence, sicuramente non dalla parte di Jumala e dell’Awakening. Quando me ne sono andato di mia volontà (ndr: è stato licenziato da Michael McFarry) le parole di Jumala non avevano alcun effetto su di me, le trovavo poco sincere, una serie di precetti che qualsiasi scrittore amatoriale di fantascienza potrebbe tirar fuori dopo una serata a base di Mojito. Però, nell’incontrare Jumala di persona l’ho rivalutato, quelle che sembravano idiozie arrivavano dal suo cuore. Lui crede nell’Awakening? Assolutamente sì. Io credo nell’Awakening? (Risata sarcastica di Kratos).
Credo nel caos, credo nella Chaotic Existence e so che Black Violence, Wizard e Zed sono dei sadici figli di una buona donna e questo Awakening in Chaos è il gruppo più forte, quello che alla fine di tutto lascerà il ring a bruciare come facevano i Romani sui campi gallici.”

“Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con i War Games, ci ho provato come leader della Chaotic Existence nel 2012 e come supporto della McFarry’s Crew nel 2015, ma ho sempre tradito le aspettative. Quello che cambia è che la squadra di quest’anno è senza alcuna falla. Io vedo debolezze in ogni altra fazione. Se la nuova McFarry’s Crew è la più forte di sempre, io vedo Völkermord capace di brutalizzare il suo leader, so che l’ego di Dumas si scontrerà con quello di McFist o Leone. Non credo nemmeno negli altri team, ancora incapaci di raggiungere la quota piena di cinque partecipanti. Non siamo stati i primi a trovarci pronti, abbiamo un team e un ordine d’ingresso definito. Abbiamo fatto la prima mossa e abbiamo una strategia vincente. Stavolta saremo noi a trionfare.”

Il wrestler ha poi raccontato un aneddoto sulla sua esperienza da lottatore e da mentore scolastico della Chaotic Existence School di York.

“A maggio raggiungerò i 39 anni, ho iniziato a lottare a livello professionale a 28 anni, nello show powerplant della WBFF Wrestling, Death Shiver. Ho visto tante persone capaci, c’erano Garet Jax e Denny Locker, c’era il mio pupillo, Bass, c’erano i miei storici rivali, Mark The Cannibal e Pixero. È stata una grande generazione, da piccoli territori si può diventare grandi. Per questo ogni volta che Drake Kratos e la Chaotic Existence School avranno bisogno del mio supporto, io ci sarò sempre. Mai penserò che lottare in una palestra sia un limite. Quei ragazzi sono giovani, a 20 anni hanno la possibilità di fare ciò che io ho fatto a 28, un’esperienza incredibile. Non importa il numero di vittorie, le statistiche servono a poco, quello che conta è affrontare gente forte, imparare i trucchi del mestiere e crederci davvero. Quando manca la determinazione finisce una carriera. Nessuno sa chi di loro sarà in grado di diventare un pro wrestler, ma ci stanno provando come meglio possono.”

L’intervista completa conteneva altre argomentazioni e divagazioni, vi abbiamo riportato il fulcro principale.

Credits: Chicago Wrestling Tribune
[Modificato da cell in the hell 28/03/2016 12:57]
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