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Bloody Desperation 5x03 - 13/11/2015

Ultimo Aggiornamento: 13/11/2015 20:35
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13/11/2015 20:33
 
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Carcere di massima sicurezza e pioggia battente alle finestre, il perfetto mix di tensione mentre una guardia carceraria accompagna Psycho Roman da un detenuto.

“Solo dieci minuti, soltanto dieci minuti”, dice la guardia, poi aggiunge “e distanza di sicurezza. Il mese scorso è riuscito a bucare la retina del suo avvocato. Mi raccomando, precauzione e distanza di sicurezza.”

Roman pare ignorare il consiglio, si siede su una delle due classiche sedie da visitatore. C’è qualcuno con lui? Non ci è dato saperlo.
Dall’altra parte dello specchio c’è un uomo di notevoli dimensioni, capelli rasati a zero ed una mascherina sul volto. Sembra quasi una museruola per cani randagi, gli permette di parlare ma non di agire.
Mark The Cannibal, ecco chi è il “piccolo uomo, grande mostro” di cui parlava Kratos nella missiva. Wrestler della WBFF, maestro dell’Hardcore, uno storico avversario del Greek Warrior, riuscì a mettere a soqquadro il potere del Violence Club gestito dal Greek Warrior per una semplice ragione: senza farne parte era più violento. Si diceva che fosse una “gimmick”, un “ruolo” da lui scelto, ma divenne chiaro che a Mark piaceva davvero assaporare il gusto dei suoi rivali. Lacerazioni della pelle a contatto con i suoi denti, una ragione più che valida per licenziare dal personale un uomo così pericoloso, capace di andare oltre i limiti dell’Hardcore Entertainment.
Ora Mark si trova in un carcere di massima sicurezza, sentenza di primo grado, omicidio colposo. Non c’era una singola traccia di difetti mentali in lui, ha ucciso tre persone ed è stato arrestato mentre vagava con il volto sporco di sangue. Tracce di sangue umano. I loro resti? Mai trovati, tuttavia Mark ha ammesso i tre omicidi. Tre nullatenenti di strada, tutti di origine tedesca. Secondo alcuni esperti, nemmeno sono mai esistiti!
Il cannibale sorride dietro alla sua maschera, forse digrigna i denti mentre Roman lo fissa negli occhi. Un contatore viene attivato dalla guardia, dieci minuti contati per dialogare con un uomo pericoloso.

“Cosa sogni la notte?”, esordisce Mark.

“Sogno di sognare Vance Cover”, risponde Roman, sicuro di sé, senza degnare d’uno sguardo il suo interlocutore, le pupille ridotte a fessure indirizzate verso il collo del Cannibale.

“Pensi che Cover abbia mai ricambiato l’attenzione che nutri nei suoi confronti?”

“Un nemico è la cosa più vicina ad un amico, per chi non ne ha nessuno. Tu sogni mai i tuoi amici?”

“Non stai intervistando me”, risponde seccato Mark.

“Eppure”, continua Roman, “i sogni non dovrebbero essere riservati solo alle persone amate. Dovremmo sognare più spesso chi disprezziamo, perché nei sogni tutti sono vulnerabili, chi sogna e chi è sognato, e io bramo di poter distruggere i miei nemici. È questo che riservo a Vance Cover: odio”.

“Perché non riesci a rassegnarti all’idea di non poterlo incontrare? Io ho un’idea a riguardo. Secondo me, tu, Roman, hai bisogno di provare dolore per poter riconoscere il piacere.”

“Il piacere non è il mio fine. Così come il dolore. Il dolore è un mezzo per raggiungere la comprensione.”

“Sembri molto lucido, in questo momento”, osserva Mark. “Quasi non sembri la persona che gli altri dicono che tu sia”.

“Non sto recitando alcun copione. Le apparenze servono per essere tradite e rivelare la nostra intimità a coloro verso i quali proviamo una sensazione di vergogna e di chiusura. Tu ti vergogni di me, Mark?”

“Assolutamente no.”, risponde il cannibale, mostrando il suo miglior sorriso.

“E tu, John?”. Roman si gira verso John Kratos, che risponde roteando il capo in un rapido cenno di dissenso.

“Io sì”, dice un gelido Roman. “Io mi vergogno di me stesso. E vi spiego perché. Quando ero piccolo rubavo i giocattoli agli altri bambini. I miei genitori mi sgridavano e mi dicevano di restituirli. Io li seppellivo nel giardino di casa mia e dicevo che li avevo restituiti. Avrei dovuto dare ascolto ai miei genitori”.

Mark The Cannibal e John Kratos si dimostrano spiazzati dalla dichiarazione di Psycho Roman, che senz’altro si discosta dalla personalità cinica e spietata del lottatore di origine italiana che siamo abituati a vedere in WBFF Wrestling.

“Io mi vergogno di essere costretto ad inventare queste storie. La verità è che non sono mai stato a contatto con altri bambini. La verità è che i miei genitori sono morti prima che potessi essere in grado di rubare giocattoli. La verità… è che Vance Cover è stato con me sin dall’inizio, e io non so come liberarmi di lui”.

“Io penso che…”, esordisce Mark.

“No”, interrompe Kratos. “Lascia parlare me, adesso”.

Psycho Roman si gira in direzione di John Kratos, per ascoltare ciò che egli ha da dire. Lui è sempre stato al suo fianco, lo ha accompagnato in quel carcere per permettergli di confrontarsi con il nemico di un tempo, ora un possibile alleato nella sua lotta personale.

“Io non provo vergogna, perché dovrei? Ho urtato persone, ho fatto uso di droghe e sono caduto nel tunnel della disperazione. Ero su un ponte con l’intenzione di buttarmi di sotto e farla finita, ma sono ancora qui. Semplice, invece di incanalare forze negative da questi momenti disperati, ho realizzato che quelli sono prerequisiti di un uomo.
Io sono un mostro, non sono nato tale, ma lo sono divenuto. E da buon mostro tutto quello che ho fatto non può essere giustificato o accettato.
Mi piace urtare gli altri, ma ho smesso di usare sostanze e di avere pensieri autodistruttivi, il mio corpo è pulito, la mia mente è fluida, forse sono stato fortunato, ma non ha importanza.”

Il Bald Basterd punta il dito verso Mark.

“Osservalo, Roman, che uomo minuscolo, si è fatto beccare con il sangue di un’altra persona sul suo volto. Come uomo vale zero assoluto, né io né te saremmo in grado di nascondere in modo così pessimo le malefatte del nostro passato. Ma lui ha dato un chiaro segnale al mondo. Mark The Cannibal è un mostro e voleva essere riconosciuto come tale.”

“Trovo il tuo discorso… squisito”, commenta il carcerato.

“Quanti bambini rubano giocattoli agli amici? Tanti perché l’invidia verso qualcosa che non possiedi è un sentimento umano. Pensi che quell’episodio ti abbia cambiato la vita, Roman? No, ricordati com’eri chiamato da tutti. Come ti chiamavano i genitori e i tuoi compagni di scuola. Psycho? Un aggettivo! Roman? Un attributo! Il tuo nome era quello di nascita, una semplice parola di cinque lettere. Forse non uno fra i nomi più diffusi sul territorio americano, ma ti apparteneva.
Era tuo, nessuno poteva portartelo via. Tuttavia tu l’hai isolato da te, l’hai separato dalla tua psiche.
Mark The Cannibal si chiama Mark Schneider.
John Kratos si chiama John Kratos.
Psycho Roman si chiama… Vance.”

Il lottatore italiano scuote la testa, il Greek Warrior lo fissa negli occhi mentre un suono sgradevole, come un Bzzzzzzzzz avverte i lottatori che il tempo è scaduto. Kratos continua la sua frase.

“Psycho Roman si chiama Vance Cover.”

Roman abbassa la testa e volta le spalle a Kratos e Mark. Non degna di un saluto colui che ha cercato di... aiutarlo?

Kratos lo segue, i lamenti degli altri carcerati giungono alle loro orecchie e le graffiano, ferendole. Sono ferite da ricercare nell'interiorità di questi due personaggi, abili a parlare ma anche a nascondere le proprie emozioni. Sicuramente, Psycho Roman non si sentiva così da chissà quanto tempo.

Kratos allunga il passo e lo raggiunge, camminano insieme, spalla contro spalla, verso l'uscita del carcere, il luogo che rappresenta il concetto di fine per eccellenza, ma che oggi è stato, forse, un nuovo inizio per Psycho Roman.

"Vuoi essere lasciato solo?", chiede Kratos a Roman.

"Io? Solo? Ma non capisci?", risponde il lottatore di origine italiana.

"Io non sarò mai solo. Si dice sempre che il vero uomo si misura in una stanza buia, senza nessuno a tenergli le spalle mentre piange, senza nessuno a raccogliere il peso delle sue lacrime. È in quel momento che si è veramente in compagnia. A me non è concesso questo privilegio. Devo andare a cercare Vance Cover, adesso, e non voltarmi più indietro..."

Kratos, colpito dalle parole di Roman, lo lascia andare.

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Reno.
Palazzetto dello sport.
Stanza 333.
Jumala. Accanto a lui, un misterioso individuo incappucciato ed irriconoscibile.

"L'Awakening è morta.
L'Awakening è risorta.
Viva l'Awakening."

Attimi di silenzio, Jumala volge il suo sguardo al "compagno" incappucciato che annuisce con il capo.

"Codesto elemento non sarà un mio inferiore. Non sarà un mio superiore. Sarà un mezzo utile per veicolare il messaggio di verità, per diffondere il verbo che, fino ad ora, non è stato mai preso in considerazione. Troppi errori sono stati fatti in passato, errori che non si ripeteranno."

Jumala volge ancora una volta lo sguardo all'individuo, il quale nuovamente annuisce.

"E' tempo di chiudere i ponti con il passato. E' tempo di volgere lo sguardo ad un futuro prospero e roseo. E' tempo di dettar legge. E per farlo, condizione necessaria è smantellare ciò che nel recente passato ha causato problemi all'Awakening, ciò che non ha permesso al verbo di diffondersi in maniera costante e capillare."

Per la terza volta Jumala si volta verso l'incappucciato, e per la terza volta l'incappucciato annuisce.

"Ad Extreme Rumble, Jumala ed il mezzo di diffusione sfidano ufficialmente Vii...pardon, Liiva e Crashindenton in un TORNADO TAG TEAM MATCH. Se il passato vuole dimostrare al sottoscritto che, in fondo, ha fatto bene a dichiararsi sorpassato ed a cambiare strada, Jumala ed il qui presente mezzo saranno ben lieti di dimostrare la loro versione dei fatti."

Jumala allarga le braccia al cielo, ed anche l'individuo incappucciato compie lo stesso gesto.

"Gloria imperitura.
L'Awakening è morta.
L'Awakening è risorta.
Viva l'Awakening."

BUIO

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Siamo nel backstage. Viene inquadrata la porta del locker room di David Wolff. Sentiamo dei rumori al suo interno, e poi una chiave che gira nella serratura. La porta si apre e esco palesarsi nell’inquadratura l’Anti-Hero. Maglietta grigio scuro con il suo logo, jeans e ray-ban sugli occhi. Il wrestler tedesco si accorge della telecamera ma, anziché mandare via il cameraman, decide di prestarsi per delle dichiarazioni.

Wolff: per stavolta va bene dirvi cosa mi passa per la testa. Ma non fateci l’abitudine, sapete che sono un uomo che preferisce combattere anziché dare aria ai denti. Dunque….tra poche settimane parteciperò alla Rumble che in caso di vittoria potrebbe proiettarmi in un match nel PPV più importante dell’anno WBFF. Già mi immagino. David Wolff in mezzo ad alcuni tra gli atleti di spicco del roster, a dimostrare nell’unico modo valevole chi davvero vuole di più vincere quel match, chi vuole cingersi la vita con dell’oro di qualità. Vorrei sottolineare una cosa però, prima che qualche idiota con la lingua troppo lunga spari a zero sul sottoscritto. Non intendo diventare campione solo per avere un'altra voce nel palmarès. Non per avere un aumento di stipendio o stronzate simili. Io voglio diventare campione perchè sto lottando duramente come pochi altri per diventarlo, ma la rabbia che ho nell’anima e il fuoco che mi arde negli occhi sono superiori a quelli di chiunque altro. Consiglierei a chiunque pensa di ostacolarmi la strada di levarsi di mezzo, prima che debba farlo io con le cattive maniere.

David Wolff prende un attimo di pausa, valuta la reazione dell’intervistatore e del pubblico presente in arena. Questo video sta venendo trasmesso sul titantron che di solito “ospita” le theme song dei wrestlers.

Wolff: ultimamente qualche ignoto burlone si sta divertendo a giocare psicologicamente con me. Mi lascia bigliettini intimidatori, critica i risultati dei miei match, mi canzona per quanto accaduto a Gates Of Heel. Sapete che vi dico? Non me ne frega un cazzo. Sapete quanti ci hanno provato a giocare così con me? Tanti. Sapete quanti ne sono usciti malconci al momento dello scontro fisico? Praticamente tutti. Non mi importa tanto di questi foglietti che trovo nel mio locker room, a me innervosisce che qualcuno stia tentando di giocare con la mia mente e non ha le palle di presentarsi nel ring faccia a faccia per sfidarmi a un match. Vuole un match magari a regole ultraviolence? Per me non ci sarebbe problema.

David Wolff si guarda intorno sperando di essere sentito dal suo misterioso stalker.

Wolff: HEY TU!!! Chiunque tu sia!!! Avanti vieni qua e facciamola finita una volta per tutte! Hai visto che fine fanno i miei rivali nel ring no? Porta qui le tue chiappe e combatti….. (qualche secondo di pausa). Come pensavo, non hai gli attributi per sfidare il German Wolf in un match di wrestling. Sappi solo che….

Attenzione!!! Qualcuno colpisce alle spalle Wolff! Non riusciamo a vedere chi è! Il misterioso assalitore mette ko anche i tecnici audiovideo, e la telecamera cade al suolo interrompendo le riprese. Non riusciamo a notare alcun tratto distintivo di colui che ha aggredito.

-CAMERA FADES-

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12-11-15
20:10


Questa, la data e l’orario che si possono leggere nell’angolino dello schermo.
Le immagini, come al solito, provengono da una telecamera fissa e ad essere inquadrato… è un seminterrato solo parzialmente illuminato.
Si sentono dei passi, c’è qualcuno nella stanza, il suo respiro è appena percettibile finché... l’inquadratura non “vibra”, come se la telecamera fosse stata toccata: a conferma di ciò, un flash dai contorni azzurri viene attivato, e in favore di camera compare lei.
Sophitia.
Resa possibilmente più disturbante dalla forte luce che le colpisce il volto.
La ragazza indietreggia di diversi passi per poi mettersi a sedere su di una seggiola di legno e sogghigna, con un libro sotto braccio.

Sophitia << Ciricciao amichetti miei… sapete… stavo leggendo un libro di demonologia… >> lo getta alle spalle con noncuranza facendo tonfare il “mattone” al suolo <<…ma non è questo che ci interessa… hahaha. Quello di cui vorrei parlare è un ALTRO libro… un libro di… diii.. come si chiamava quella?
Oh si si! Mi dicono dalla regia…>> si indica la testa <<…Agatha Chipsy!... cioè… cioè… Christie!... Christie…>>

Sophitia abbassa il capo lateralmente borbottando tra sé

Sophitia << Mi son confusa, non posso confondermi EH? Mammamia, Madame Cumulus sarai acculturata, ma sei pesaaaante…>>

La ragazza torna a guardare in camera facendo spallucce come a scusarsi per conto terzi

Sophitia << Vogliate perdonarla… dicevo? Uff… si, si, devo restare concentrata: si parlava di Christie: questo match – che mi piace una CIFRA! Ahaha - mi ricorda tanto il romanzo giallo “10 piccoli indiani”… è una simpaticissima storia in cui uno ad uno i 10 ospiti di un’isola vengono decimati… uno dopo l’altro… coi metodi più disparati.
E guarda un po’ che caso! Anche noi siamo…>> conta rapidamente sulle dita << unoduetrequattro cinque, sei… sette… otto….. >> indica sé << …e nove… >>.
Si ferma pochi istanti, come delusa dal calcolo, per poi sogghignare di nuovo con fierezza << Ma tu guarda! Mi anticipo addirittura col lavoro aahahahhah
Sarà stupendo. Sarà come vivere nel nostro racconto preferito, e anche noi come “i 10 piccoli indiani” avremo la nostro dolciosa filastrocca che strofa dopo strofa, rintocco dopo rintocco… sega via l’essenza e l’animo di ogni singolo, piccolo, inutile, stupido, membro della contesa… così convinto che questa foooolle pagliacciata serva seriamente a qualcosa: così certo che il numero possa giovargli, come se dovesse basare la propria gloria eterna sul CULO di aver dovuto sudare di meno! Bel modo di essere ricordati! BEL MODO DI ACCEDERE ALLA GLORIA!!>> Salta quasi dalla sedia nell’urlare… il viso è teso, così come le braccia.
Calmatasi di botto si rimette a sedere << ….Eeeee la filastrocca fa più o meno così…Coff coff>>

Sophitia prende a cantilenare… e la “nenia” da allegra e scanzonata, strofa dopo strofa si fa più lenta, più collerica, più dissonante…

<< Nove atleti poveretti
con lo scontro da iniziar:
il più grosso fu accerchiato.
Solo otto ne restar.

Otto atleti poveretti:
Dio non li risparmierà:
Chi ne fa le veci è morto.
Solo sette ne restar

Sette atleti poveretti…
La vittoria da strappar:
uno non potrà più farlo
e sei solo ne restar


I sei atleti poveretti
si volevano schierar.
L’impostore si tradisce.
Cinque solo ne restar


Cinque atleti poveretti
Con un sogno che è realtà?
Non ha spazio più il “risveglio”
Solo quattro ne restar

Quattro atleti un po’ contenti
Il trionfo senton già
Chi al sistema fu ribelle
Più non si ribellerà


Son tre ora i poveretti
Ma l’Inferno attende già
Il demonio torna a casa
E non più due facce avrà

Solo due gli sventurati:
implorando la pietà
Puoi ulularlo quanto vuoi
A nessuno importerà

Un’atleta resta in piedi
“a qualcosa ciò varrà?”
Presto abbraccerà i fratelli
E nessuno vincerà…


Ahahahaha AHAHAHAHAHHA
Sapete perché rido? Non perché nella filastrocca vinca io – ovviamente, aggiungerei: l’ho inventata io… che sono, scema?! ahahah Comunque non mi fa ridere questo…
Mi fa ridere il fatto che mentre io prenderò questo match per quello che è, ossia una occasione per farmi qualche nuovo amico come Lamda, e lasciare mhhh.. ricordi come fatto con Crystal.. che ora può godere di un rossore alla schiena che si intona ai capelli… mentre io giocherò nel mio parco giochi, voiii…
Voi cercherete di vincere, come se quel numero servisse a qualcosa ahahhaha
Non lo capite?? Ahaha Siamo destinati a perdere: TUTTI.
Non sapete come finisce la storia di Agatha Christie?
Ve lo dico io…>>

Sophitia scende dalla sedia e gattona rapidamente vicino alla telecamera, “febbricitante” di gioia, e quasi “annaspando” nel desiderio di parlare subito

Sophitia << Nella storia, come nella filastrocca del romanzo… l’ultima persona che resta… dopo che gli altri nove… uno dopo l’altro… sono morti…. L’ultima superstite…. commette suicidio. Ahah… ahahahh… che triste sorte non trovate? Che fine indecorosa…. DOPO TUTTO QUELLO PER CUI SI E’ SUDATO, LAVORATO E BUTTATO IL SANGUE – spesso altrui - NON CE NE SI GODE NEMMENO IL FRUTTO!!
E quindi, cari amichetti miei… perché impegnarsi? Perché lottare davvero…? Sappiamo benissimo che nessuno di noi sarà il vincitore alla Rissa Reale. Come lo so? Eheheh…. Ovvio. Non lo so.
Ma dopotutto qui tutti pensate di sapere e non sapete assolutamente un CAZZO.
C’è, ad esempio chi si crede profeta di Dio ignorando che Dio e Diavolo non esistano, e che il Bene e il Male si confrontino giornalmente qui in Terra e che sì, il Male sta vincendo… e la cosa a me non piace>>

La ragazza raggiunge il dorso della sedia poggiandosi con le mani ben tese

<< Già già… perché un’altra cosa di cui siete convinti è che io sia “cattiva”!!! IO NON SONO CATTIVA! Io … io ci provo… ci provo con tutta me stessa a essere buona>> la palpebra destra in preda a un tic comincia ad alzarsi e ad abbassarsi a più riprese e il braccio corrispondente ha un tremore << … e non penso neanche di essere così male ad essere buona: già! Mi chiedo sinceramente cosa è che io faccia di MALE… di certo non sono un’impostore… come di certo non sono una piccola psicotica ribella al sistema che le avrebbe assicurato la perfezione… VOI… FALSI PREDICATORI, DEFLAGRATORI DI OFFERTA FELICITA’, IMMONDI SPUTTANATORI DELLA PAROLA, ABBINDOLATORI DI GENTI, SUBERBI, IRACONDI, INGANNATORI, AVARI, USURAI, VIOLENTI, FALSI PERBENISTI: VOI SIETE IL MALE ! VOI!>> Sophitia in preda alla rabbia afferra la sedia, sollevandola e la spacca sul pavimento mandandola in pezzi. Sbuffa un paio di volte e deglutisce tornando a fissare la telecamera.
Sophitia << Io no! Io non sono il Male… io sono la variabile impazzita che sfugge a catalogazione. Un giorno sono bianca, l’altra sono nera… Io non sono “la mela della conoscenza”, Violence…
Io sono “la mela d’oro”, io sono la “mela del Chaos”, gettata da Eris su questa terra per fare il mio compito: se volete dare un morso… io ci sono>>

Sophitia allarga le braccia come ad offrirsi in pasto a chiunque

Sophitia << Mi chiamo Sophitia, o se, preferite chiamarmi come fa il maestro Virgil, sono il “coefficiente di instabilità”… ufff…. Il Maestro Virgil… sono mesi che non lo vedo… mi… mi manca tanto….>>

La ragazza si rabbuia tristemente mettendo il broncio e si accosta alla telecamera

Sophitia << Ma non voglio annoiarvi con i miei problemi ahahah… sarà per un’altra volta: questa intanto la metto in archivio con le altre…>>

La mano della ragazza copre l’obiettivo e la registrazione termina

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Kokone: Sappiamo chi è il n°35!
Taggart: Sappiamo chi è il n°1!
Kokone: Oggi scopriremo chi sarà il n°34!
Taggart: Presentazione stringata, ma efficace!

OVER THE TOP ROPE BATTLE ROYAL FOR N°34 SPOT AT EXTREME RUMBLE: Jumala vs David Wolff vs Crashindenton vs Liiva vs Black Violence vs Jacob Lamda vs Wizard vs Kolme vs Sophitia

Kokone: I nove wrestlers sono sul ring e la sfida può avere inizio!
Taggart: David Wolff sembra ancora dolorante per il colpo ricevuto pochi minuti fa, ma è comunque pronto a lottare.

DING DING

Tutti quanti, ad eccezione di Liiva si scagliano contro Crashindenton! Il gigante di Piacenza cerca di schiare i colpi ma la massa di wrestlers che gli si parano contro è eccessiva, e tutti insieme lo eliminano senza colpo ferire dopo neanche quindici secondi di incontro!

PRIMO ELIMINATO


Soddisfazione generale tra i wrestlers rimasti sul ring, ma LIIVA non ci sta e sorprende da dietro con una GOMITATA alla nuca Jacob Lamda, il quale finisce in brevissimo tempo oltre la terza corda, venendo di fatto eliminato dalla contesa!

SECONDO ELIMINATO


Wizard vuole vendicare il suo ex compagno e prova una ENZEGURI KICK su Liiva, la quale si abbassa ed evita la manovra dell'avversario! MA JUMALA SI PARA DI FRONTE A WIZARD E LO STENDE CON UN ENZEGURI KICK A SUA VOLTA! Ed è proprio Jumala a lanciare Wizard oltre la terza corda, eliminandolo dalla contesa!

TERZO ELIMINATO


Liiva sembra sorpresa dall'aiuto di Jumala, e lo osserva. Il self-proclamed God ricambia lo sguardo di Liiva...MA SOPHITIA SORPRENDE LIIVA CON UN CRUCIFIED CURSE mettendola al tappeto! Jumala A SUA VOLTA VIENE SORPRESO DA KOLME CHE CON UNA CLOTHES....NO!!!! Jumala evita la Clothesline di Kolme, e di rimando lo schianta a terra con una poderosa SPINEBUSTER!!!!! Jumala lancia Kolme oltre la terza corda, ma KOLME RIESCE AD AGGRAPPARSI ALLE CORDE!
Anche Sophitia lancia Liiva oltre la terza corda...MA ANCHE Liiva riesce a salvarsi!!!!!

...

MA DAVID WOLFF DI GRAN CARRIERA COLPISCE CON UN BIG BOOT KOLME CHE DEVE MOLLARE LA PRESA ALLE CORDE, E VIENE COSI' ELIMINATO!

QUARTO ELIMINATO


Sophitia intanto cerca di eliminare Liiva, ma questa riesce con una gomitata al volto di Sophitia a rientrare sul quadrato ed a mettere a segno la sua EVIL EYE!!!! La finisher di Liiva su Sophitia! Liiva rialza la rivale...MA NON SI AVVEDE DI DAVID WOLFF, CHE LA SORPRENDE CON UNA TKO!!!! Wolff rialza Liiva e la lancia oltre la terza corda! Liiva stavolta non si salva e viene eliminata!

QUINTO ELIMINATO


Wolff è soddisfatto del suo operato...MA BLACK VIOLENCE, FINO AD ORA ASSENTE, LO COLPISCE CON UNA CLOTHESLINE! Wolff è sorpreso dalla situazione e crolla a terra! BV lo rialza e prova a lanciarlo oltre la terza corda...MA WOLFF CON PREPOTENZA RIBALTA LA IRISH WHIP ED E' LUI A LANCIARE BLACK VIOLENCE OLTRE LA TERZA CORDA, ELIMINANDOLO!

SESTO ELIMINATO


Wolff è compiaciuto, ma JUMALA LO SORPRENDE ALLE SPALLE CON UN CALCIO ALLA SCHIENA! Wolff si inginocchia al tappeto, e Jumala con una FULL NELSON SLAM LO SCHIANTA SUL MAT! Jumala rialza il rivale e lo lancia oltre la terza corda, anche David Wolff viene così eliminato dalla contesa!

SETTIMO ELIMINATO


JUMALA NON FA IN TEMPO A COMPIACERSI CHE SOPHITIA LO SORPRENDE ALLE SPALLE E LO SPINGE OLTRE LA TERZA CORDA! Jumala si aggrappa alle corde, ma con un DROPKICK Sophitia mette a tacere l'ultima parola del Self-Proclamed God che molla la presa! Clamoroso! Sophitia, la neo-arrivata, si aggiudica questa mini battle-royal ed entrerà per penultima alla Extreme Rumble!

ULTIMO ELIMINATO E VINCITORE


Kokone: Risultato a sorpresa, ma neanche troppo!
Taggart: Il coefficiente di instabilità comincia a destabilizzare la WBFF, occhio!

[IMG]http://i61.tinypic.com/10dv9rp.jpg[/IMG]

"Quest'inquadratura meriterebbe d'essere in bianco e nero."

Felix Owens è allo specchio, non sono passati molti minuti dal fuoco incrociato parole-pugni avuto con Denny Leone - e il Master of Chambers si sta medicando da solo, sistemando cerotti sulle ferite meno eleganti che costellano il suo volto.

"Sembro Marv. Quel che ci differenzia, probabilmente, è soltanto la stazza - e qualcuno per cui pensiamo valga la pena uccidere.
O forse no, perchè qualche minuto addietro un soggetto ha scatenato in me la scintilla del desiderio omicida."

Sogghigna allo specchio, Owens.
Con cura, poggia un cerotto cicatrizzante sul sopracciglio.

"Posso ben capire la tua frustrazione, Locked.
Ben consapevole di non poter aprire alcuna delle Stanze che il Master ha preparato per te, per noi, hai deciso di aprire le uniche cose che rientravano nelle capacità di un elemento come te: delle ferite. Con un problema, che esse si possono medicare ed occultare. Ciò che invece mi viene da pensare è che io abbia scatenato un minimo di scossa tellurica nella tua mente, per farti reagire a quel modo nonostante sul mio viso non trasparisse necessità di controbattere.
La mia indifferenza ha fomentato ulteriormente la tua ferocia."

Owens avvicina lentamente il volto allo specchio.

"Un consiglio spassionato: se hai ancora il mio sangue sulle nocche, fai in modo di saggiarlo almeno con la punta della lingua - per una volta comprenderai che liquido vermiglio scorre nelle vene di un vero Campione."

Il Master of Chambers si controlla un'ultima volta, poi dà le spalle allo specchio e pronuncia un'ultima frase mentre il riflesso della sua schiena si rimpicciolisce nel corso del suo abbandono.

"Hai deciso di scardinare i cancelli di una nuova Sin City.
Sto ancora decidendo se attendere il tuo benvenuto, o darti il mio.
Avvertì lo stringersi di questa trappola, Locked?"

Lo specchio rimane vuoto, ma le domande permeano tutt'ora l'atmosfera.
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