Einstein aveva ragione, il tempo è relativo agli occhi dello spettatore.
Quando guardi dentro la canna di una pistola, il tempo rallenta e la vita ti passa davanti in un baleno, con tutte le sue ferite e le sue cicatrici.
Due oscure figure, entrambe su un uscio poco illuminato di uno squallido appartamento nella periferia di New York, sono immobili.
Un fulmine squarcia l’aria, la tensione si può tagliare a fette, il fulmine rivela un particolare che al buoi era rimasto celato, un luccichio argentato, un luccichio di morte, una Magnum Desert Eagle.
Un altro fulmine illumina la scena per una frazione di secondo, tempo sufficiente a rivelare i due individui.
Mark Giuliani e l’incubo di ogni singolo essere vivente, La morte.
La morte teneva imprigionato Mark nel suo indice, in qualsiasi momento avrebbe rotto il sottile filo che ci lega alla vita semplicemente esercitando un piccola pressione sul grilletto della pistola.
Morte: Non è buffo, io, che regolo ogni legge umana su questo pianeta, io che potrei annientare l’umanità con una pestilenza se solo volessi, io che potei schiacciarti come una formica, sono qui a tenerti sotto tiro con una pistola, non ti chiedi il perché?
Mark: Oh, io so bene il perché, tu hai potere sugli animali pensanti, non su di me, io sono un gradino sopra nella scala evolutiva rispetto al comune Homo Sapiens Sapiens, io sono in un certo senso L’Homo Consapevolis, consapevole di essere sapiente come ogni suo pari, ma non è questa effimera illusione di superiorità intellettiva o culturale a soddisfarmi, no, è la consapevolezza di essere padrone di me stesso, del mio destino, di poter decidere come vivere e con che dignità morire, ma il mio Ego vivrà eternamente, sai io non morirò mai del tutto, dopo di me il mio Ego si impadronirà di un altro povero sacco di carne, credi che tu avessi a che fare con il vero Mark Giuliani? Illusa, Mark è vivo al mio interno, ma è in una prigione di sangue e muscoli, io esisto dalla notte dei tempi, probabilmente da prima di te. Io ti sono superiore cara morte, io sono…
BANG!
Uno sparò interruppe il dialogo, il corvo poggiato sulla finestra si librò in volo, in cerca di un posto tranquillo.
Nell’intervallo di tempo dallo sparo all’impatto della pallottola con il cranio di Mark, quest’ultimo nel profondo ripensò all’ultima ora della sua vita e agli ultimi avvenimenti di questo suo viaggio terreno.
1 Ora prima
Vediamo un’ombra camminare solitaria nel buio della città, è Mark Giuliani, rispettabile Wrestler WBFF agli occhi degli animali pensanti, Cacciatore di emozioni ai suoi occhi.
Come disse molte volte, Mark cammina sempre da solo, lungo la sua strada, uccide senza disprezzo lui, uccide perché è giusto che si uccida, semplici regole di sopravvivenza, lo disse pure Darwin.
Un cervello al giorno d’oggi non ti fa un Dio, ti fa Re degli stupidi, stupidi animali che sono pronti a pendere dalle labbra di un qualsiasi uomo che si proclami Dottore, Ingegnere , Avvocato o ancora peggio Prete. Secondo la logica degli animali pensanti, loro sono inferiori al loro Dio, sono loro figli, non c’è alcun motivo apparente per cui questo fantomatico Dio debba parlare tramite alcuni “eletti” ai propri figli, sarebbe discriminazione tra figli; non è forse lui stesso ad insegnargli ama il prossimo tuo come te stesso? Che affetto paterno è se preferisce alcuni suoi figli ad altri? E Poi, dov’è Dio quando una donna viene stuprata e uccisa nella sua abitazione? Dov’è Dio quando un bambino di 10 anni imbraccia un Kalashnikov AK-47 al posto di un fucile giocattolo?
Lui si considera Dio, ma non un Dio delle masse, un Dio singolare, particolare, Il Dio di sè stesso, tutto molto più semplice così no?
Nessuna stupida legge cosmica o morale a fermarlo, solo lui stesso a rispondere delle proprie azioni.
Mark imbocca un tunnel completamente buio.
[Mark: Luci e Ombre. Ho passato tutta la mia precedente vita a cercare di raggiungere obbiettivi che mi permettessero di elevarmi dalla vita che passavo, e ora mi ritrovo a nascondermi nelle ombre, a dominarle, ad aspettare con pazienza una preda da assalire.
Il passato è come un buco nero, puoi provare a scappare, ma più corri, più questo cresce terribilmente alle tue spalle e lo senti sfiorarti i talloni.
L’unica via di uscita è quella di girarsi e di affrontarlo, ma è come guardare nella propria tomba.
La notte sembra una porta spalancata, un eco del passato, una creatura grottesca che riapre gli occhi nell’oscurità del mio cervello, non dormo da parecchio tempo, quando lo faccio i miei sogni si trasformano in incubi.
In un incubo tutte le scelte che si fanno sono sbagliate, di solito mi sveglio con il terrore che quel giorno sarebbe stato solo un altro incubo.
Quando ci si sveglia, si ha una visione confusa del mondo, quello che era logico nel sogno diventa insensato e pauroso, nessuna magica via d’uscita.
Dal giorno in cui mi ricoverarono all’ospedale la mia vita è cambiata, ho conosciuto un volto dell’esistenza a me sconosciuto, un sentimento capace di tenerti sveglio la notte, di temere la luce. La paura.
Paura che quell’incubo si avveri.
Paura che la morte possa prendermi.
Paura della luce, mi sento visibile, vulnerabile ad un attacco in qualsiasi momento, mentre nell’ombra mi sento a mio agio, ogni mia cellula sente un senso di libertà innato, come un gabbiano sull’oceano.
Ma è solo a casa che riposa il cuore, è solo fra quelle quattro mura che mi sento veramente al sicuro, dove posso ricaricarmi, dove il mio cuore è alleggerito dalla paura.
Si diresse là, non consapevole di cosa gli stesse per accadere.
Entrò in una palazzina diroccata, salì le scale e inserì la chiave.
Errore madornale.
Fece scattare la serratura e aprì la porta.
Inizio di un incubo.
O era realtà?
Appena rialzò lo sguardo si trovò una pistola appoggiata alla fronte, il suo cuore non trovò la tanto aspirata pace, trovo solo una pistola con un solo proiettile nel caricatore, ma che sarebbe bastato a far schizzare via le cervella di Mark.
Inizio di un incubo o mera realtà?
Entrambi.
Continua