00 02/06/2017 20:19
Ci troviamo in uno spogliatoio piuttosto numeroso, stavolta è stato Denny Leone a spostarsi dal suo ufficio per unirsi a una buona parte di quello che è il Team Kobayashi. L’avvocato Daisuke Kobayashi è lì presente con Denny e Jack Leone, David Barriage, Daniel Stuart e “The Humbler” Aaron Kirk. “Sad News” Kobayashi appare sorpreso di questa formazione.

DK: “Non avrei mai immaginato di vedervi unire le forze nella stessa squadra, nel team da me organizzato. I due Leone, padre e figlio, in squadra insieme fino a sei mesi fa sembrava un racconto di fantascienza. O anche soltanto vedere Aaron Kirk e Daniel Stuart combattere insieme. Non mi sembra nemmeno vero.”

L’avvocato viene interrotto dal Cowboy di New York, Jack Leone, che si sposta di un paio di passi in avanti.

JL: “In realtà è ormai diventata una necessità trovare il giusto equilibrio per Bloody Desperation. C’erano tante persone che desideravano gestire lo show ma ben pochi potevano realmente ottenere quel posto, anche perché Denny non era affatto intenzionato a condividere il controllo con qualcun altro, me compreso che ho ottenuto il ruolo ‘onorario’ e non qualcosa di reale e concreto.
Ma alla fine questa federazione l’ho fondata, ne ho perso il controllo innumerevoli volte, l’esperienza insegna che è meglio se decido per me stesso e non per tutti gli altri. Kobayashi-san, penso che tu sia la persona giusta.”

Kobayashi, che raramente esprime le sue emozioni a parte la sua maschera di tristezza scolpita sul volto, stringe un pugno e colpisce il muro.

DK: “È colpa tua, Jack, sei stato tu a portarci in questa situazione. I segreti sul finanziatore di Extreme Hell, la guerra che hai fatto a Bloody Desperation, allo show di cui avevo l’incarico di mandare avanti con massima correttezza e rispetto delle regole. E dopo tutta quella guerra ti sei arreso più facilmente di quando hai ceduto alla Humbler di Aaron Kirk.”

Lo scozzese se la ride a bocca chiusa mentre Leone rimugina con voce rauca.

JL: “Non pensare al ‘mentre’, pensa al traguardo. Questa sera otterrai il controllo gestionale di Bloody Desperation, avrai più voce in capitolo di quanta ne hai avuta in passato perché Denny ha riscoperto il piacere di combattere per la gloria personale, quella grinta che ora vedo anche in un altro dei nostri compagni di battaglia che non è qui presente ora: Michael McFarry.”

Quel nome pronunciato sembra quasi aprire mille scenari di negatività. Aaron Kirk scuote la testa, Denny rompe il suo tipico silenzio.

DL: “Mi fa schifo quell’uomo. Sarà la nostra pedina sacrificale perché deve ricordarsi la differenza che passa fra noi, io l’ho battuto e umiliato, gli ho portato via la federazione. E lui oggi è un lottatore che ha la grazia di combattere al nostro fianco. È una nostra gentile concessione, non un privilegio del suo passato.”

L’avvocato riprende il discorso, sperando di non scatenare la furia del boss della federazione.

DK: “Io sono leale nei confronti di McFarry, ma è vero che oggi non ha più alcun potere. Anche se qualcuno ha deciso in modo stolto di sfruttare i suoi soldi senza avvisare il Consiglio d’Amministrazione.”

Jack Leone vede alcuni sguardi puntati su di lui.

JL: “Ehi, era un segreto. Non pensavo che sarebbe emerso, come pensate che avrei recuperato alcune top star senza pagarle? Okay, ‘forse’ ho sbagliato, ma McFarry sta pagando il prezzo del suo stesso karma, stasera combattendo con noi dimostra di aver sempre apprezzato il tuo lavoro, avvocato Kobayashi.”

L’avvocato sceglie di non replicare all’affermazione di Mr. Attitude.

Approfittando di una momentanea pausa della discussione, sentiamo un lungo sospiro.
E' Daniel Stuart che, puntualmente, un istante dopo, si trova tutti gli occhi puntati addosso.

Lo scozzese si schiarisce la voce, poi fa due passi verso il gruppo.

DS: "Gentlemen... vi offendete se vi dico apertamente che, di tutto ciò... non me ne frega un accidenti?"

Stuart abbozza un sorrisetto, indica con il palmo della mano, il terzetto composto da Kobayashi e dai Leone, i quali appaiono passivi alla sua affermazione.

DS: "Insomma, guardatevi. Volete essere gestori d'azienda ma siete solo dei ragazzini che giocano a Monopoli. E "ragazzini", nel caso di Koba e di Jack, vuole essere un complimento, ovviamente."

Stuart si avvicina all'avvocato e gli poggia una mano sulla spalla mentre Jack Leone sorride, ma lo sguardo del figlio Denny lo fulmina all’istante.

DS: "Siete la quintessenza dell'incapacità di gestione, nessuno di voi tre fa eccezione. La verità, è che se questa Federazione non avesse ottimi performer, VOI, tutti e tre, l'avreste già affondata. Forse McFarry era davvero più bravo, o forse, come tutti i dannati irlandesi, era solo molto fortunato. Resta il fatto che non considero nessuno di voi un manager migliore di quanto possa esserlo Lena Habermann.

Ma...

Si, ovviamente c'è un ma. Ed è che a prescindere dalla vostra bravura come dirigenza, Denny resta... il capo della baracca. E, lo so io, lo sapete voi e lo sanno tutti, questo match è una farsa, perché sono convinto che anche se perdessimo, lui non darà mai l'incarico a Lena.

Diamine, quale idiota, nel 2017... si giocherebbe le sorti della sua Federazione in uno scontro sul ring? Ah già... scusa Jack."

Sorriso beffardo di Stuart, Jack Leone non sembra prenderla benissimo.

JL: “Il duello a singolar tenzone rimane un valido metodo decisionale.”

Il Nobleman si riaffretta a riprendere la parola.

DS: "Anyway... e poi, vi giuro, la pianto. Proprio di recente, la mia assistente mi ha fatto notare quanto il livello delle mie citazioni stesse scadendo. Come spesso accade, aveva ragione, pertanto, torno a qualcosa di più elevato, dal vecchio e caro Regno Unito.

Fu infatti Charles Dickens a dire, tra i primi, che le avversità fanno accettare all'uomo strani compagni di letto. Circolo Pickwick, capitolo 42.

Ecco, questa frase, per quanto sia ormai usata ed abusata, si confà in maniera particolare alla situazione.

Avrei mai potuto immaginare, fino a poche settimane fa, di accettare di far parte di un team del quale fanno parte anche Aaron Kirk e David Barriage. No, quite frankly... not.

Ma le circostanze ci mettono sullo stesso lato della barricata... e sebbene qui dentro, tutti noi, siamo abbastanza furbi da pensare che non c'è da fidarsi dell'uomo che avete al vostro fianco... beh, voglio pensare che siamo anche abbastanza scaltri da capire che, anche solo mediaticamente, perdere questo match sarebbe una rovina per tutti quanti, nessun escluso."

Lo scozzese fissa ognuno dei presenti negli occhi, quindi fa un passo indietro.

DS: "Pertanto potrete non credermi... ma avete la mia lealtà. Almeno fino al termine di questa serata. Con la speranza che tutto vada come è più logico che debba andare ma anche con la consapevolezza che, qualsiasi sia il risultato, quando questo show sarà finito, ognuno di noi riprenderà la sua strada. Da solo."

Un attimo di silenzio, Kobayashi tiene le sopracciglia aggrottate, il suo sguardo si volge verso Aaron Kirk.
The Humbler è seduto su una panchina, piuttosto in disparte, con un asciugamano dietro il collo.

AK: "Se stasera duri sul ring metà di quanto durano i tuoi sproloqui, forse abbiamo una possibilità. Oh gesù."

Kirk abbassa la testa.

AK: "La verità è che odio tutta questa faccenda. Odio ogni singolo momento di questo casino, preferirei staccarmi un braccio e infilarmelo su per l'uretra che fare squadra con quest'uomo, o quest'uomo, o quest'altro uomo, o questo qua." Kirk indica a turno tutti i presenti "Ma qualche anno fa, il vecchio se lo ricorderà... ho ritirato Jack Leone, a quei tempi in cui non si ritirava un giorno sì e uno no. Ed è stato un casino. Un mese ed era andato tutto a puttane. Volete sapere come è stato? La WBFF di oggi non ha niente di niente a parte me. Nessuno che si alzi e faccia la differenza, nessuno che voglia sollevarsi dal mare di merda e malati mentali che affollano le card, tutti voi ci sguazzate e aspettate che un'opportunità vi cada dal cielo per timbrare il cartellino sul titolo Undisputed, il mio titolo."

Denny Leone rimane impassibile, come se non gli importasse dei pareri altrui sulle card da lui convalidate (o spesso lasciate passare dalle idee decisionali di Kobayashi).
Kirk si alza.

AK: "E ho pensato, forse solo per un secondo, Koba fosse un altro come me, uno a cui importa di quello che fa. Non credo che voi siate dei compagni affidabili, non mi fido di voi e ho sinceramente paura che la nostra vittoria vi consegnerebbe nelle mani un potere che non dovreste avere. Koba è stato con me per un anno, si è sbattuto e ha lavorato per cento persone. Forse è un pezzo di merda, forse è il pezzo di merda adatto per tirare avanti la carretta, finalmente. Ho passato un anno della mia vita a farlo diventare capo, ha fatto schifo. Facciamo in modo che ne valga la pena."

DK: “Grazie, per me è un onore essere considerato degno di questo traguardo. Io…”

DB: "Enough!!!"

David Barriage entra nel discorso e lo fa a 'gamba tesa' interrompendo bruscamente Kirk e Kobayashi e guadagnandosi l'attenzione dei presenti.

DB: "Ma vi sentite? Avete una vaga idea della quantità di stronzate che state dicendo?! Fate gli indifferenti di fronte a questo match quando, in realtà, tutti voi avete più da perdere che da guadagnare. Non entro nella questione ownership... anche io ho perso il conto dei cambi di guida ormai....

Quello che mi preme è parlare a voi due... compagni..."

Barriage si volta verso Kirk e Stuart seduti uno al fianco dell'altro.

DB: "Fate gli altezzosi, vi dite indifferenti a tutto quello che vi succede intorno e succederà una volta concluso il nostro match ma, in realtà, siete consumati dal terrore e dalla paura vero?!
Cosa succederebbe se a vincere fosse ik team di Lena? Dove finirebbero le promesse che i Leone vi hanno fatto per avervi qui uh? Quando pensi che potrai avere una nuova title shot Daniel? E tu Aaron... sono anni che sei lontano dal 'tuo' titolo mondiale e sono sicuro che se Lena dovesse vincere ne passeranno ancora altri di anni... sbaglio?!"

Le parole di Barriage stanno surriscaldando l'ambiente con la stanza che sembra l'interno di una pentola a pressione il cui coperchio è stato sigillato con cura.

DB: "L'unico che non ha niente da perdere da questo incontro sono io... Lena non puó togliermi lo Scent of Glory e non potrà impedirmi di incassarlo quando il momento sarà opportuno e diventare Undisputed Champion...

Quello che voglio dirvi... amici miei... è di smetterla di nascondervi dietro queste maschere d'indifferenza e questi 'personaggi' che recitate e dire le cose come stanno veramente: stasera darete tutto su quel ring e lo farete perchè Kobayashi DEVE vincere senza se e senza ma e per vincere, anche se gran parte del lavoro lo farò io, ho bisogno di tutti voi concentrati e pronti a tutto per la vittoria!"

Barriage si alza di scatto e sembra un generale pronto alla guerra dopo aver caricato le truppe. Il londinese sembra voglia lasciare la stanza per recarsi sul ring quando viene interrotto da un'altra voce.

JL: “Be’, sembra che abbiamo trovato dei punti in comune!”

L’ottimista Jack Leone pare tralasciare i notevoli momenti di tensione e le frecciatine all’interno della squadra, in particolare nei suoi confronti da un po’ tutti.

JL: “Avvocato Kobayashi, rimani ad osservare noi altri che andiamo nei War Games per vincerli e garantire al tuo sedere una bella poltrona esecutiva. Non credo che mio figlio abbia problemi al riguardo.”

DL: “Fate quello che vi pare, io voglio ordine qui dentro.”

Kobayashi sofferma il suo sguardo sui membri della squadra, soffermandosi poi su Aaron Kirk.

DK: “Questo è l’atto finale di una guerra strategica. Ogni ‘generale’ ha creato il suo esercito e non rimane che vedere quale si imporrà sull’altro. Quest’ultimo anno è stato simile all’era Sengoku del glorioso Giappone. Jack Leone è Oda Nobunaga, Denny Leone è Akechi Mitsuhide, Lena Habermann è Toyotomi Hideyoshi, mentre io sono Tokugawa Ieiasu. E con il trionfo del mio team si conclude il tutto e avrà inizio un’epoca di pace e armonia qui a Bloody Desperation.”

Nessuno pare cogliere i riferimenti storici da parte di Kobayashi, e almeno per quanto riguarda Mr. Attitude è meglio non cogliere il parallelo Nobunaga – Mitsuhide. Il team appare pronto per questi War Games che decideranno le sorti della federazione.



“NICE STYLE CLUB” Recita un’insegna al neon.
Musica house suona così forte che l’intero edificio sembra palpitare, una fila chilometrica si estende dall’entrata del locale, sorvegliata da uno scimmione che suda in una maglietta nera striminzita. Il buttafuori sta squadrando da capo a piedi un altro ragazzone vestito tutto di nero, coi capelli lunghi schiacciati da un cappello a tesa larga.
“Mi spiace, Paul. Paul, hai detto?” fa l’addetto alla sicurezza “Se non mi fai vedere il documento non ti faccio entrare.”

Paul sta per dire qualcosa, quando dalla porta si affaccia Rainer Habermann. Il campione ha la camicia bianca zuppa di sudore e coperta di brillantini, i capelli rossi schiacciati sulla fronte. “Qual è il problema, Bob?” chiede, posando una mano sulla spalla del buttafuori.
“Non ha i documenti, ed io non credo proprio che questo qui abbia ventun anni…”
“Sta con me, ce li ha ventun anni.”
Le telecamere inquadrano Paul in faccia per la prima volta. Il facepaint non c’è, ma il volto è molto riconoscibile e l’abbigliamento è ancora più riconoscibile, si tratta di Paul DeSade, che sbuffando varca la soglia, seguito da Rainer, che saluta Bob con un cenno.
“Ce li hai ventun anni, vero?”
PDS: “Odio questi luoghi.”
“Li odiavo anche io, quando non avevo soldi.” Rainer saluta qualcuno con un cenno del capo ed un sorriso.
PDS: “Contrariamente a me, tu qui sembri essere molto a tuo agio ora.”
“È perché non entro nei locali con un cappello. Che cazzo è, Halloween?”
Paul sospira. “Odio questi luoghi…” ripete tra sé, coperto dalla musica.
“Lo capisco quello che stai facendo, lo sai? Io leggevo i filosofi quando ero un ragazzino, cercavo un modo per impressionare le tipe… quando avevo la tua età non avevo un cazzo per impressionare le tipe, ero grasso, avevo questa pelle bianca che appena stavo all’aperto si faceva così rossa, sembrava che il sole mi prendeva a ceffoni, e così leggevo Platone… lo sai chi è Platone? Ha scritto questa cosa, il Symposion, e a un certo punto arriva Alcibiade e dice che si fa inculare da Socrate perché lo ammira così tanto, e vuole la sua conoscenza. E io lo capisco tu che stai facendo: prima mi sorprendi nel bagno, poi non ti fai sentire, poi mi porti a ballare…” Rainer stuzzica Paul con delle gomitate “… non ho intenzione di infonderti la mia grande abilità sul ring per via anale. Non credo neanche che funzionerebbe.”
PDS: “Fingerò di non aver compreso il senso delle tue stupide illazioni. Credo che tu non abbia capito nulla di me e di ciò che voglio da te, ma probabilmente non riuscirei a fartelo comprendere nemmeno se sprecassi ore e ore del mio tempo a spiegartelo date le tue facoltà cognitive così scarse…”
“Secondo me non hai mai scopato.”
Paul si limita a rispondere con un sorrisetto sardonico.

Paul e Rainer arrivano ad una scalinata sorvegliata da un altro scimmione, più grosso e più sudato del precedente. L’omaccione si fa da parte per far passare Bluccello, ma sbarra la strada a Paul.
“Ti sei perso, piccolo?” fa l’omone a Paul, in un tono talmente freddo da far dubitare che si tratti di una battuta.
“Tranquillo Bob, lui sta con me. Ha più di ventun anni.” Rainer strizza l’occhio a Paul.

Il secondo Bob fa passare anche DeSade. I due lottatori salgono i gradini a due alla volta, imboccano un breve corridoio i cui muri sono specchi.
“Vedi quella porta?” Rainer indica un punto lungo la parete.
PDS: “Veramente no.”
“Là ci vanno le coppie che fanno roba di scambi. Scommetto che è in una stanza del genere che ti hanno concepito.”
PDS: “Interessante.” Paul copre a fatica uno sbadiglio “Eppure credo di averti già detto che odio questi luoghi.”
“Se non ti impasticchiamo la vedo dura sopravvivere alla serata…”
PDS: “Non assumo droghe di alcun tipo, curo con estrema attenzione la sanità del mio corpo e la lucidità della mia mente. Non osare avvicinare alcuna sostanza estranea a me, Rainer, ti avverto.”
“Arrivati.”

Rainer e Paul sono arrivati al loro piccolo angolo di privé. Parzialmente rannuvolata da fumogeni, la stanza è decorata con stampe che fanno il verso alle opere di Andy Warhol, ma raffiguranti teste di animali, il Grande Puffo o Vin Baker. Una parete è quasi tutta occupata da una finestra che affaccia sulla pista. Grossi altoparlanti ai quattro angoli della stanza diffondono una canzone trap (non importa quale, tanto sono tutte uguali.)
Al centro della stanza il tavolo, circondato da divani bianchi. Attorno al tavolo siedono Jory “Zittino” Boykin e Terry Holzenhauer, due persone con cui Rainer è solito allenarsi; Maeve, la ragazza di Rainer; i fratelli Claudio ed Eliza Cazador, e Valechka Petrova, in arte Neith, compianta ex lottatrice.
Il gruppo accoglie rumorosamente Bluebird e Paul DeSade levando in alto i bicchieroni pieni di vodka. Al centro del tavolo, maestose, tre Belvedere da due litri – di cui due sono già vuote – e due bottiglie di Dom Pérignon.
“Tutti” Annuncia Rainer “Questo tizio simpatico qui è Paul DeSade.”
Paul saluta pigramente il gruppo con un cenno del capo, quindi si rivolge a Rainer senza curarsi del fatto che altre cinque persone lo stanno ascoltando.

PDS: “Ora che abbiamo terminato i convenevoli possiamo discutere di cose serie? Credo di aver fatto fin troppo spingendomi in un luogo di perdizione come questo solamente per conferire con te… Quali sono le tue intenzioni, Rainer? Cosa cerchi di dirmi convocandomi in questo luogo, facendomi immergere in questo insensato clima di festa e di giubilo, inserendomi nella tua ristretta cerchia di intime amicizie? Vuoi forse convincermi della tua buona fede nel voler lottare con me nella battaglia che ci attende? Posso crederci attraverso un notevole sforzo della mia immaginazione, se lo desideri. O forse intendi persuadermi del fatto che entrambi stiamo procedendo verso la stessa identica direzione, per la realizzazione dello stesso identico scopo? Mi spiace ma a questo non posso credere nemmeno nelle più rosee delle tue aspettative, poiché ciò semplicemente non corrisponde al vero. Sono del tutto indifferente a queste vacue questioni, quindi non aspettarti alcun ulteriore coinvolgimento da parte mia.”

“Mi sembra un po’ preso male il tuo amico.” Osserva Terry Holzenhauer grattandosi il barbone biondo.
Paul DeSade lo ignora, afferra una bottiglietta d’acqua dal tavolo e l’avvicina alle labbra.
-Fossi in te non la berrei- Lo avvisa Eliza Cazador, facendo scoppiare Terry a ridere.
“Quella è sua” Rainer indica Terry “è giovane, ha ancora tanti neuroni da bruciare.”
Neith: “Non così tanti…” ridacchia prima di attaccarsi alla Belvedere, facendo scoppiare a ridere anche Eliza, seduta accanto a lei.

Paul lascia la bottiglietta e si accascia sul divano, accanto a Claudio Cazador, che non ha ancora spiccicato una parola.
PDS: “Cosa stai facendo tu qui?”
-Eh?
-È andato- annuncia Eliza, con le difficoltà a parlare tipiche di chi ha bevuto qualche drink di troppo –Quando fuma abbastanza raggiunge una specie di Nirvana e si chiude in un guscio esistenziale.
“Ci credi che quello lì era campione?” commenta Maeve mentre si accende una canna.
PDS: “Dovrebbe essere vietato fumare qui.”
“Ops.” Se la Ride Maeve, che dopo tre tiri la passa ad Eliza.
Neith: “Il tuo uomo non è molto meglio…”
“Lo so. L’unico con la testa sulle spalle qui è Zittino.” Spiega Maeve a Paul, che non sembra granché interessato.

Paul volge lo sguardo verso Rainer, che sta riempiendo un bicchierone di Belvedere.
PDS: “Abbiamo concezioni di divertimento troppo difformi noi due.”
“Non importa.” Sorride Rainer. “Io ti offro questo bicchiere.” Gli dice poi con la voce camuffata in modo da risultare ridicolmente solenne “Affinché tu possa abbeverarti alla fonte della felicità. Possiamo ancora divertirci assieme, s…”
Neith: “AHAHAH, DIVERTIRCI INSIEME HA DETTO!” seguono risate complici di Eliza Cazador.
Paul resta in silenzio mentre Rainer gli porge il bicchiere, ma nota una strana effervescenza nella vodka. Quando poi il suo sguardo incontra quello di Terry, che fatica a trattenere le risate, tutto si fa più chiaro.
“Affinché un campione possa forgiarne un altro.” Chiosa Rainer.
PDS: “No.”
SCRASH!!!

Paul afferra il bicchiere dalle mani di Rainer e lo infrange violentemente contro il pavimento, e la situazione si fa subito estremamente tesa.

“Paul, vuoi conferire?” Gli fa Rainer a denti stretti. “Nel tuo castello…”
PDS: “È una VILLA, non sei in grado di capire la differenza?”
“Nella tua VILLA, nella tua villa puoi fare il cazzo che ti pare, puoi sbavare il mascara sul cuscino mentre piangi per le mestruazioni, puoi masturbarti mentre guardi quei cosplayer di Bohémien picchiarsi per finta in quella palestra che, lasciatelo dire, fa ridicolmente a pugni col resto del castello…” Paul ingoia saliva “Ma qui non stai rovinando la serata a me, ma a tutti quanti, compresa Valechka, vuoi davvero rovinare la serata a Valechka? Lei è venuta qui da Kiev…”
“Veramente vivo a Londra.” Puntualizza lei, mentre rifiuta elegantemente il cannone da Terry.
“Comunque sei TU che hai accettato di venire qui, ok? Io conosco il proprietario di questo posto, e ti assicuro… diavolo, ma cosa ci sei venuto a fare qui?”
PDS: “Credevo fosse cosa gradita ricambiare la tua cortese visita di alcuni giorni fa. La mia unica intenzione era di metterti a conoscenza del fatto che sono disposto a collaborare con te per ottenere la vittoria, Rainer, per punire Denny Leone, e che questo è tutto ciò che mi interessa. Non intendo ripetere ulteriormente cose che ormai a te dovrebbero essere ben…”

“ADESSO BASTA.”
Una voce femminile cattura l’attenzione di tutti, che si voltano verso l’ingresso. Lena Habermann, che tiene per mano entrambe le figlie, ingoia saliva.
“Ditemi dov’è mio marito, per favore…”

Stacco.

Siamo di nuovo all'esterno del locale.
Vediamo arrivare, in lontananza, Garet Jax.
È vestito con dei pantaloni a pinocchietto celesti, ed una camicia blu navy con disegnati i contorni di due dugonghi rosa che incrociano i loro corni proprio al centro di questa.
Ha la cintura di King of Luck alla vita.

“Tu non puoi entrare” Esordisce il buttafuori.
-Ehm... perché?
“Tu non hai 21 anni!”
-Ma veramente io...
“Niente storie, va via!” E detto questo, afferra con violenza l'avambraccio di Jax, strattonandolo.
Il Luckyman non sembra prendere tanto bene il benvenuto, quindi reagisce esacerbato torcendo il braccio del bodyguard, facendolo piegare su sé stesso fino a terra.
-1: Ho più di trent'anni. 2: Sono il dj. 3: Sono anche il proprietario del locale.
“Ahiahiaihia...”

Jax lascia il braccio del bodyguard, che si china a terra, quindi entra di prepotenza nel locale, venendo colpito da caldo, sudore, luci stroboscopiche e Paul Kalkbrenner che spara il suo mix ad un numero di decibel altissimo.
Gli si para innanzi un altro bodyguard, che lo ferma, ma prima che possa proferire parola, Jax urla:

-SONO IL DJ ED IL PROPRIETARIO DEL LOCALE!
“ED IO SO FRA' CAZZO DA VELLETRI, IN PROVINCIA DE JACKSON MISSISSIPPI!”
-OK FRA' CAZZO, DOV'E' IL MIO PRIVE'?
“DOV'E' LA TUA ATTREZZATURA?”
-HO SOLO UN PIATTO, PER IL RESTO MI ATTACCO A KALKBRENNER!

E così dicendo, rotea il centro della cintura del King of Luck, costituita da un diamante girevole, in stile cintura di Campione US di John Cena.
Il Bodyguard sospira, quindi con un cenno della testa fa segno a Jax di seguirlo.

Stacco.

Una piccola fiaschetta brilla nella luce della strada, un occhio castano di Inés Martins de Melo (o Rebeca Helderson da Silva, o altri tre nomi a caso) viene messo a fuoco oltre il liquido trasparente al suo interno.
“Hai sentito la leggenda, Becky?”
Rebeca non risponde, la voce è quella di Aaron Kirk.
Ora The Humbler solleva la fiaschetta sotto la luce del lampione, scopriamo di trovarci davanti al locale, Kirk trotterella davanti al buttafuori.
“Ehi, ma almeno ce li hai ventun anni?”

L’energumeno scuote il braccio, ancora dolorante.

“Aye! Che ti sembro, un poppante? Coglione.”
“Non tu, parlavo con la signorina.”
“VUOI DIRE CHE SEMBRO VECCHIO?”
Aaron Kirk si getta addosso al buttafuori.

Stacco.


All'esterno della discoteca, vediamo arrivare una Mustang Boss Ggalla con riga nera al centro degli anni 70.
Alla guida vi è Claudio Cazador, i passeggeri d'eccezione sono Lena Habermann e le due figlie.

“Grazie Claudio per il passaggio, ci vediamo dentro?”

Claudio mugugna qualcosa di affermativo, quindi si accende un joint e si avvia verso il parcheggio.
Lena, tenendo per mano le due bambine, si avvia verso l'entrata, dove ad attenderle c'è sempre lo stesso bodyguard, intento a tenersi una borsa del ghiaccio sull'avambraccio.

“Loro non possono entrare, non hanno 21 anni!”
“Sono Lena Habermann, la moglie del proprietario della discoteca.”
“Ah, quello che mi ha ridotto così...”- piagnucola, mostrando la bua. Lena, di risposta, lo prende per un orecchio, tirandolo con smodata violenza.
“Esatto, e se non vuoi che ti rompo l'altro, portami da quel cretino di mio marito”
“Ahiahiahia...”
“Vedete bambine? QUESTE sono le donne forti da cui dovete prendere esempio!”- pronuncia fiera e vanesia.
Alma e Freda si lanciano un'occhiata quasi terrificata, prima di seguire la madre.

Stacco.

“Oh, ecco chi mi mancava! Ce l'hai un po' d'erba?”
Rainer batte un pugno sui pettorali di Cazador, e sembra quasi farsi male.
-Sì.- proferisce granitico il Bounty Hunter. -Da qualche parte, c'è anche tua sorella qui.
“Mia sorella? La famiglia Cazador e la famiglia Habermann al gran completo? E questo che cos'è, un episodio crossover?!? eh?!?!”

Ma la battuta di Rainer non sortisce l'effetto sperato; Zittino tossisce imbarazzato.

“Dico: Che cos'è, un episodio crossover?!?”

Ancora silenzio.

Stacco.

Siamo nel camerino, Garet Jax si sta spruzzando ettolitri di profumo addosso.
È visibilmente sudato, sotto la sua camicia sono presenti due orrende ed antiestetiche chiazze di sudore.

-Eppure sono sicuro di aver lasciato una camicia qui, quando sono venuto a comprare il locale...

Jax fa per avvicinarsi all'armadio, lo apre e da questo esce fuori Aaron Kirk, in divisa da ring.

“Buona Festa del Grazie, figlio di buona donna!”
-Aaron, quanto tempo! Che ci facevi nel mio armadio?
“Mi nascondevo da Rebeca, o… come cazzo si chiama. Non vuole che mi drogo.” Kirk si volta verso il locale, vediamo in lontananza la brasiliana seduta in disparte a leggere qualcosa “È un cazzo di segugio…”
-Neanche mia moglie. Infatti mi sta cercando. Vedi altri armadi?
“Quanti armadi vuoi in un night club?”
-Allora fuori dai coglioni, ho bisogno dell'armadio!
“Per cosa?”
-Devo... cercare una camicia.
Aaron Kirk, con velocità sorprendente, si toglie la camicia e la porge a Garet Jax “Ecco.”
-Comunque mi serve l’armadio.
“Non esiste, trovati un altro armadio!”
-PRIMO!
Garet Jax si infila nell’armadio di corsa, Kirk prova a intercettarlo, entrambi finiscono nell’armadio.

“Spero solo che lo zoppetto col braccio rotto non mi trovi.”
-Zoppetto? Che gli hai fatto? Ha fatto storie anche a te?
“Diceva che non avevo 21 anni.”
-Mi chiedo chi gli abbia rotto l'altro braccio...
Garet Jax si stringe nelle spalle.
-Beh, però se proprio non te ne vuoi andare, vogliamo drogarci un po' come ai vecchi tempi?
“No, io per oggi ho già dato...”

Attimi di silenzio imbarazzato tra i due.

“In passato, volevo dire. Ovviamente. Passato. Non oggi. Però ho con me una fiaschetta d'acquavite ottenuta distillando del grasso di quaglia.”
-Grasso di quaglia?
“Che Festa del Grazie sarebbe, senza le quaglie?”
-Oh beh...

Garet Jax accetta il dono dell'amico e beve dalla boccetta.

Stacco.

Bob il bodyguard zoppicante si aggira per il corridoio.
“Se trovo quel figlio di puttana scozzese lo faccio a pezzi!” dice a denti stretti.
Sente delle risatine provenire da un armadio.
Apre un’anta.
Garet Jax è svenuto, Aaron Kirk è mezzo nudo, i due sono chiusi nell’armadio.
“NON È COME SEMBRA.”

Stacco.

Siamo di nuovo nel privè con tutte le star a confronto con un'incazzatissima Lena Habermann.

“RIPETO, FORSE NON CI SIAMO CAPITI: DOVE – CAZZO – E' – MIO – MARITO?!?!?”

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

Un urlo proviene dal fondo della sala.
Vediamo arrivare Garet Jax, con le pupille a spillo, a torso nudo e con un tatuaggio fatto col pennarello sul petto: c'è scritto, in blu: “HUMBLER-BA-CICCI'-COCCO'”
Lena è sbigottita, così come lo sono le due bambine.
Rainer ha la mascella penzolante, ma l'espressione tradisce una sincera risata, i suoi compari al tavolo scoppiano tutti a ridere.
Cazador è ancora fatto.
DeSade abbassa il capo, per non mostrare la sua espressione di profonda vergogna per questa situazione.

-LENA, LENA, L'HO TROVATO! IL BARISTA DELLA LEGGENDA!
“COSA CAZZO STAI DICENDO?!?”
-AARON KIRK E' IL BARISTA DELLA LEGGENDA, QUELLO CHE TI METTE LA DROGA NELLE BIBITE! AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!

E urlando questo, lo vediamo uscire dal privè per dirigersi verso la consolle, spintonando la folla.

“La droga?” chiede la piccola Frida.
“Mamma, quando ci fai conoscere Aaron Kirk?” chiosa maliziosa Alma.
“Mai…”
-E' sveglia quella grande!- proferisce allegra Eliza.
“È vero.” Conferma Alma, mentre Lena le sorride.


Cazador si passa entrambe le mani sul volto, finalmente vediamo sciogliersi la sua espressione, diventando da granitica a stravolta: il guscio esistenziale si è rotto.
Quindi, si fa largo sul divanetto scansando alcuni dei presenti, sedendosi accanto a sua sorella.
-Ma ce la farà Garet a suonare in quelle condizioni?- chiede per la prima volta dall'inizio della scena Eliza Cazador con un minimo di umanità.
-Garet non deve suonare.- risponde lapidario Cazador.
-Eh?
-Ha una chiavetta con la playlist. Deve solo premere play e fare un po' di scena. Adesso datemi una canna.
-Tipico da lui...- scherza Eliza, sorseggiando Belvedere direttamente dalla bottiglia; Claudio però gliela strappa di mano.
-Falla finita, o lo dico a papà.
-”Falla finita o lo dico a papà, gni gni gni...- gli fa il verso la sorella, prima di ristrappargli la bottiglia e bere nuovamente alla goccia.