Ladro di frontiera, rubo il tempo e fuggo via.
Underdog è un attimo, un flash, un sospiro. Il riflesso che corre sul bordo dello specchio, impercettibile, ma permane nello sguardo.
Era un nobile, adesso è un re. Re della battaglia, quel solco infinito che divide uomo e uomo, l'eterna lotta che lo subissa di insicurezze.
Come spesso accade, l'esser re è mera facciata, quando in realtà si è vittime, inerti fantocci nelle mani della battaglia stessa, mossi dall'odio che essa genera e di cui essa si nutre.
E tanti sparuti attimi fuggenti hanno provato a prevalere nello scorrere di questo infinito fiume, tanti hanno provato ad ergersi, ignari o forse dimentichi che la vittoria e la sconfitta sono nulla più che stasi momentanee.
E tanti sparuti attimi fuggenti sono crollati, affogati e travolti da questo infinituo fiume, completamente incapaci di opporsi.
Ma Underdog non agirà così. Egli si farà trascinare, correrà come un riflesso fino alla fine del suo percorso, correrà fintanto che potrà, trasportato dall'inerzia della battaglia. Egli sarà lì, costretto sul filo del rasoio, sul cornicione dell'edificio.
Sarà un re di facciata, si lascerà dominare da ciò che è altro da lui, poiché in tanti hanno in tal maniera permesso al proprio nome di trascinarsi ben oltre la propria gittata.
E così sarà, poiché alla battaglia è impossibile ribellarsi, dato che la ribellione è di per sé una battaglia.
Così sarà, poiché così deve essere.
Sono un ladro di frontiera, rubo il tempo e fuggo via. Un lucido fulgore ai vostri occhi, un re secondo ad ogni suo suddito.
Sono un attimo, un attimo impercettibile dai vostri sensi, un attimo che conosce quanto sia indistinto e sparuto, preso da un'eterna solitudine ma allo stesso tempo barbaramente affiancato ed accomunato a mille altri istanti.
E farò ciò che deve esser fatto per poi scappare, sul filo del rasoio, come sempre.