KaByZzU
00sabato 28 aprile 2007 15:10
Notte tarda. I pochi lampioni funzionanti illuminano la strada bagnata e le macchine parcheggiate. Le palazzine sembrano quelle di alphabet city, viene da pensare che si impegnino per farle così squallide. Cammino sul marciapiede pestando qua e là qualche pozza di acqua sporca con i miei vecchi stivali. Accendo una sigaretta. Un'altra, non mi ricordo neanche quante ne ho fumate da dopo cena, se potevo definirla cena. La birra nell'altra mano scivola lentamente e mi fredda la punta delle dita. Continuo la mia passeggiata notturna, superando vicoli bui dai quali provengono i respiri ansimanti di puttane impegnate a farsi fottere per mantenersi, o magari per mantenere una figlia che avrà sicurmante un futuro promettente.
Vedo l'insegna di neon rosso, sembra quella dei classici orrendi locali di inguardabili film anni 90. KENNY.
Non mi interessa molto che posto sia, voglio solo mettermi un pò seduto. Butto la sigaretta e lascio cadere la bottiglia
mentre mi avvicino. Fuori non c'è nessuno, ma sento la musica che viene da dentro. Apro la porta. Sento subito un tanfo misto di sudore e alcool. Un posto poco illuminato, pochi tavoli e molte sedie, tutte messe intorno ad un piccolo palco. Il bancone è sul lato, illuminato da luci rosse. Ci sn una ventina di persone, chi sotto il palco chi al banco, tutti ad aspettare le chiappe sculettanti delle cameriere. Vado verso il banco, mi siedo.
-Un whisky-
La cameriera si volta e mi guarda. Devo dire che è proprio una bella fica. Intanto la musica alza il volume e le luci illuminano il palco. Vedo una bellissima ragazza mora che inizia a ballare sulle note di un pezzo lento, e quelli la davanti a sbavare. Che scena patetica: a quarant'anni smaniare per una che ti muove un pò il culo davanti.
Bevo il mio whisky.
-Non ti avevo mai visto qua-
-E non credo che mi ci rivedrai...-
Si volta e va verso un altro cliente. Cazzo sono un cretino!
-Dai, no, scusa...è che non è un posto adatto a me-
-Ti capisco...-
Inizia ad asciugare i bicchieri, silenziosa. Passo un paio di minuti a guardarla, due minuti ma sembrano un'eternità, poi le
chiedo: -A che ore stacchi?-
-Alle 3- rispode con la faccia annoiata.
Sorrido, metto dieci euro sul banco e mi alzo. Esco. Guardo l'ora: tra venti minuti esce. Mi accendo una sigaretta e mi appoggio al muro.
Le 3. Con un pacchetto di sigarette il tempo passa velocemente. Aspetto un altro pò e poi la vedo uscire: è davvero bona. Mi
avvicino:
-Scusi signorina cosa ci fa lei tutta sola a quest'ora di notte? E poi la vedo uscire da questo deplorevole locale! Si dovrebbe solo vergognare!-
-Deficente m'hai fatto prendere un colpo! Che cazzo ci fai ancora qui?-
-Ti ho aspettata-
Sorride ma nn capisco bene se è contenta o se ha paura.
-Posso accompagnarla a casa madam?-
-Abito qua vicino non importa, grazie-
Muove un passo. Non c'è da temere, stasera ci si diverte!
Suona la sveglia. Le 9.30. Mi giro sul letto e la guardo stirarsi.
-Cosa cazzo la rimetti a fare la sveglia?-
-Devo andare a lavorare-
-Che dici? Vai al Kenny anche la mattina?-
-No scemo, vado al mercato. Do una mano ad una signora che vende scarpe-
-Ecco brava te vai. Io faccio il cane da guardia qua a casa-
Sorride e si alza. Il mio sguardo si blocca di nuovo su di lei: quelle gambe, quel culo, quel seno.
-Ti è piaciuta stanotte?- le chiedo mentre si riveste.
Si gira mi guarda un momento -Sono domande da farsi?-
-Pensa che non mi volevi neanche far salire-
-Non sono ancora del tutto sicura di aver fatto bene. Dai vestiti scemo-
-E perchè mi dovrei vestire?-
-Perchè devo uscire-
-Appunto vestiti e esci!-
-Non ti ci lascio a casa mia da solo. Cazzo Aleister, ti ho conosciuto ieri sera, e al Kenny!-
Mi copro con il lenzuolo fin sopra al capo. Però non ha tutti i torti. Mi alzo.
E una bella giornata. La luce di un sole ancora immaturo mi scalda nonostante la leggera brezza mattutina. Accendo una sigaretta.
Quale immenso piacere! Sentirla poggiata sulle labbra e tirare quella linfa che scalda il corpo e nutre l'anima. Non credo
che riuscirò o vorrò mai a smettere. Faccio due passi lungo la via del mercato. Donne anziane che si affannano corrono di qua
e di la piene di buste; donne che spingono passeggini con lamentosi poppanti che salutano chiunque gli passi vicino; uomini fermi in gruppetti, col petto in fuori, a parlare di politica, di calcio o a fare progetti di cose che non potranno mai realizzare; ragazzi che fanno sega per fare un giro in mezzo questo squallido scenario, e camminano in su e in giù per le vie ma sempre con la solita faccia, sempre col solito passo...un vita in posa. E in mezzo a tutto ciò ci sono io! Io...quanti bei discorsi poteri fare...ma non è il giorno giusto! Arriverà quel giorno, ma non è oggi! Oggi voglio essere "allegro"! Entro in un bar. Un classico bar con il banco e i tavolini di legno, gli sgabelli alti, e il barista tirato a lustro che sembra un ricchione. Chiedo un caffè. Mentre aspetto vedo venire verso di me un uomo che non avevo mai visto prima, e che, come me, non fa parte di questo scenario. Si siede accanto a me e orina anche lui un caffè. Poi senza voltarsi:
-Non credo che tu mi conosca, ma io conosco te e questo ti deve bastare-
Avevo sentito più di una volta quel ritornello, e poi lo dicono tutti con la stessa faccia e lo stesso tono di voce. Secondo
me è una frase registrata...va bè...
-Senti perchè non ne parliamo fuori? Questo posto mi stressa! E poi come faccio a darti 2000 € qui dentro?!-
-Bravo 2000...non sono pochi-
Prendiamo i nostri caffe in silenzio, poi mi conduce in una via secondaria, ma anche terziaria o quaternaria. Si ferma e si
volta in attesa. Io fingo di cercare nella tascha interne del mio giubbotto. Mi guardo intorno...non c'è nessuno...mi lancio
contro di lui e lo colpisco al volto con un paio di pugni. E un piacere spaccarti la faccia brutto figlio di puttana! Cade
a terra. Cerco nelle sue tasche: chiavi, cellulare, borsello...eccola. La punto verso di lui. Non ha nemmeno le forze di implorare pietà, non c'è tanto gusto così.
Le 2. Non ho ancora mangiato, no ho molto appetito. Guardo la cenere della mia sigaretta e la carta che viene lentamente
bruciata da quell'anello rosso. Seduto sulle scale che portano a casa della mia nuova bella, schiena al muro, soddisfatto.
La vedo arrivare con un paio di buste, il sorriso stamapato. Mi saluta, mi dice qualcosa...cosa mi ha detto? Va bè...Entriamo
in casa. Lei va in bagno, io mi cerco una birra nel frigo. Sento bussare. Apro la mia birra e faccio per andare verso la
porta, quando questa viene scardinata con un calcio. Entrano 3 persone con un cappuccio nero che gli copre il capo, seguite
da altre 3 che gli puntano delle pistole. I tre incappucciati vengono sbattuti sul divano, uno dei tre uomini armati inizia
a girare per tutta la casa, un altro resta a puntare la pistola verso di me, e l'altro va verso il divano e inizia a togliere
i cappucci: mia madre, mio padre, mia sorella. Cazzo. Non ho nemmeno il tempo il tempo di pensare che vedo la mia lady
tenuta x il braccio da uno di quei figli di puttana. Tutto è avvolto dal silenzio, una situazione surreale. Non dico nulla,
non penso a nulla, ormai non penso più...vogliono farmi capire che sono dei duri, che con loro non si sherza! Ma ora è arrivato
il momento di far capire a questi uomini di ferro che cosa sia una volontà di ferro! Li gurdo fissi negli occhi, uno ad uno,
e poi faccio esplodere uno, due colpi: due bastardi cadono a terra, col sangue che cola dalla fronte. Il terzo spara alla mia
lady. Punto la mia pistola verso di lui, capisce di non avere scampo, di essere finito...sparo uno, due, tre colpi: mia madre,
mio padre e mia sorella raggiungono posti più felici. Il carissimo stronzo resta lì, stupefatto e immobile...credo che mi abbia preso per un pazzo...ma non sono pazzo!!! Gli dico di andarsene di riferire che io non pagherò e poi di consegnarsi alle autorità come colpevole di questa strage. Sento i suoi passi veloci per le scale. Faccie di merda. A terra e sui muri è pieno di chiazze di sangue, potrebbe essere il set per un film horror. C'è un terribile odore. Accendo una sigaretta. Vado verso la camera per prendere le mie cose, ma inciampo in qualcosa. Una scatola. Chissà com'è finita lì, in mezzo al corridoio...un segno del destino? La apro. Mi scappa un leggero sorriso: sembra l'occorrente per una di quelle stronzate...come si chiamano...nsomma quelle col piattino...mah. Vista la giornata...
Corro davanti allo specchio: ho gli occhi rossi e sono pallidissimo. Prendo un paio di forbici e mi taglio i capelli. Le lacrime scendono lente dagli occhi. Io non sono così...non voglio essere così...io non sono Aleister Crowley...io sono: Alastor Crowley!