Norshel
20giovedì 21 luglio 2016 20:06
INTERVISTA AL PRIMO WRESTLER PROFESSIONISTA ALLENATO DA RAINER HABERMANN
Di Guy Averidge
Il fisico scolpito nell’ebano, scevro di tatuaggi, tanto liscio da darti la sensazione di essere scivoloso, sfuggente. Lo sguardo così saldo, Jo Boykin è null’altro che un debuttante, come un feto appena venuto al mondo, tutta la vita davanti, eppure avercelo davanti trasmette quella strana sensazione di elettricità, magnetismo, che soltanto una leggenda può scaturire.
Qui il video dell’intervista che noi, per primi, abbiamo fatto. Parafrasando il poeta Cremonini, abbiamo “visto nascere un Dio”, e sappiamo che cos'è la felicità.
Siamo in un cafè dall’aria trasandata. Jo, seduto al tavolo di fronte a Guy, l’intervistatore, è strizzato in una maglietta nera aderente, su cui risalta una catena d’oro. Guy Averidge indossa una camicia bianca, ha l’aria piuttosto trasandata, nonostante i tentativi di apparire elegante, la camicia è stirata male ed i capelli gettati da un lato alla bell’e meglio.
-Lei è il primo wrestler professionista che si è allenato alla HAB’S di Seattle sotto l’egida di Rainer Habermann, crede che presto qualcuno la seguirà?
Jo ci pensa tre o quattro secondi, con lo sguardo perso nel vuoto “Boh.”
-Ci sta dicendo che lei potrebbe essere un’eccezione?
(Ride.)
Guy rimane impalato per qualche secondo, poi, come svegliatosi da un incubo, legge frettolosamente la domanda successiva dalla scaletta.
-Uhm… ci dica qualcosa su di lei… Jo Boykin, giusto?
“Mh.”
-Per anni ha fatto il fitness model. Come definirebbe quell’ambiente? Il wrestling è sempre stato legato a doppio filo al mondo del bodybuilding.
“Bello.” Jo sembra soddisfatto della risposta data. L’intervistatore allarga le braccia in segno di protesta, scuotendo il capo in direzione del cameraman. Boykin allora, in visibile disagio, riflette su cosa aggiungere con intensità tale da tirare la lingua da fuori. “Bello nel senso… carino.”
-Lasci stare. Qualcosa sulla sua vita privata? Non ce lo racconta?
“Ho due genitori.” Jo ferma con la mano il possibile intervento dell’intervistatore per aggiungere un’altra informazione in fretta e furia “Due, sì.”
-Non ci dice niente su… lei è fidanzato? Qualcosa sulla sua… ragazza?
“Non ho capito, mi sta chiedendo se sono gay, giusto?”
Guy affonda la testa tra le mani.
-Lei è gay?
“No.”
Lunghi attimi di silenzio.
-E… dunque…. Il suo soprannome, Zittino, giusto? Vuole raccontarci qualcosa sul suo soprannome?
“In realtà no.”
-Ed è per questo che la chiamano Zittino!
Intervistatore e cameraman se la ridono, Jo, vinto dall’imbarazzo, rimane per qualche attimo a fissare davanti a sé con la bocca semiaperta, poi esce dall’impasse ostentando sicurezza, schiacciando un occhiolino a favore di telecamera. Guy sospira, dà un altro sguardo alla scaletta in cerca di un appiglio.
-Dove vive?
“A casa mia.” Jo si sporge in avanti con l’indice puntato verso Guy “Che è una gran fortuna!” (Ride.)
-Il lottato… lotterà ancora? Sa quando lotterà? Cosa ci dice sul suo avversario?
“Per queste domande dovete rivolgervi al mio manager.”
Guy rivolge uno sguardo interrogativo all’operatore dietro la telecamera.
-E chi è il suo manager?
“Per queste domande dovrete rivolgervi al mio manager.”
-Com’è il suo rapporto con Rainer Habermann?
“Lavorativo.” (Ride.)
Guy batte un pugno contro la scrivania. “Non è neanche una pagina di office!” si lamenta con il cameraman, lanciando occhiate di soppiatto a Jo, che dal canto suo appare offeso e dispiaciuto dall’aver creato disagi. Guy si alza dalla propria sedia con un sospiro, porgendo la mano a Jo.
-Senta… è stata una bella intervista, per noi può andare. Grazie per le risposte.
“Oh, prego!” Jo si alza col sorriso stampato sul volto e saluta educatamente Guy ed il cameraman. Tira un altro occhiolino all’inquadratura, che sfuma in una schermata nera con il lettering “WBFF NETWORK” bianco.