L'arena di Kansas City si erge imponente. Nulla di speciale, ci avevo già combattuto. Eppure le gambe non smettono di tremare, e la mia fronte è sempre più madida di sudore. È così quando finalmente si diventa famosi? Nella mia mente scorrevano tutti i ricordi che avevo di quell'arena.
"Dimenticali. Tu non sei più un anonimo sognatore. Tu sei fra i migliori, tu sei rinato".
"Aaron Kirk! Aaron Kirk!".
Mi sembra di sentirli. Gridano il mio nome. I fans nel wrestling sono tutto, per ottenere la mia gloria devo conquistarli. Ma sono già miei. Li sento, chiunque sfiderò sarà solo un piccolo ostacolo nella mia corsa verso la gloria. Ma le gambe tremano, e tremano, e tremano.
Sbaglierò? Non ho mai sbagliato nulla. Perderò? Mi rifarò. Deluderò? Posso deludere solo me stesso.
Entro nell'arena, più sicuro di prima. Qualcuno mi dice qualcosa, ma non lo ascolto. Sono troppo preso nei miei pensieri, troppo preso per poter ascoltare uno di quegli inutili discorsi. Inutili? Anche se fosse stata una questione di vita o di morte avrebbe potuto attendere ancora altri minuti. I minuti che bastano per dimostrarmi che sono il migliore, a me e a tutti. Lo dico sempre, no? Sono la stella più brillante. E nonostante questo le gambe continuano a tremare. Allora cerco di non illudermi. Mi sembra orribile.
“Riprenditi, cazzo!”
Vedendo il mio ormai plateale nervosismo, mio fratello Jim Kirk mi si avvicina.
«Aaron, rilassati. È la tua giornata, li stenderai tutti, la tua gloria è vicina» Mi dice. Non ho bisogno di parole confortanti. Mi tratta come un cazzo di bambino al primo giorno di scuola. La cosa peggiore, comunque, è che sono esattamente nello stesso stato di un cazzo di bambino al primo giorno di scuola. Tuttavia le sue parole non mi confortano per nulla, e mi danno fastidio.
«Parli di gloria, capitano Kirk? Facile per te, che non potrai mai combattere per averla» Lo liquido io, ed accelero il passo per separarmi da lui. Guarda attonito la protesi che porta alla gamba sinistra. Per questo non può più lottare, e per questo sta contrattando per divenire il mio manager. Le mie parole non lo colpiscono, è abituato ai miei insulti ed il mio modo di fare. Ad ogni modo non m’interessava nulla di quello che provava.
Raggiungo il mio camerino. James mi raggiunge, mi guarda quasi con delusione, per poi lasciare la stanza dopo pochi secondi. Mi reggo in piedi a fatica, quindi mi siedo. Cazzo, che sedia scomoda. Prendo il mio iPod e metto le cuffie. L’inizio di Whole Lotta Love mi tranquillizza, è catartico. Chiudo gli occhi e finalmente il tremore si va riducendo, i battiti del mio cuore diventano il suono di una batteria, il fischio nelle orecchie diventa il suono di una chitarra. Finita la canzone mi tolgo le cuffie e mi dirigo fuori dalla stanza. Ho uno sguardo più sicuro, mi muovo più velocemente. Jim mi dà una pacca sulla spalla e mi sorride. Cerco di trovare una nuova forza, la trovo in mio fratello, la trovo nella musica. Eppure non mi basta. Quello di cui ho bisogno è trovare la MIA forza.
“Dove sei, maledetto figlio di puttana?”
Arrivo a schiaffeggiarmi. Mi carico, mi incoraggio. Eppure tremo come una maledetta donnicciola. Non mi era successo nemmeno al primo incontro. Sento il peso della folla sulle mie spalle.
Non posso sbagliare.
Mi cambio distrattamente, indosso il costume.
“Non sono più Aaron McGunner. Oggi rinascerò, rinascerò come Aaron Kirk. Solid Rock risuona a tutto volume, devo entrare.
“Sono miei”.
[Modificato da Aaron Kirk 04/04/2011 18:26]