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È troppo tardi [Underdog]

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2011 14:18
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01/06/2011 00:06
 
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SPOT PER IL PROSSIMO PPV E PER LA VITTORIA DEL DEADLY SHIVER


È TROPPO TARDI



Respiro piano, il buio mi rende cieco e la paura mi rende sordo. L’unico rumore è il battito del mio cuore, non riesco a vedere niente. Lei è lì, proprio davanti ai miei occhi. Posso sentire il suo respiro affannoso, la sua pelle fredda che mi accarezza la fronte. Il mio sguardo si perde nel suo, così dolce e crudele. Sembra ridere, sì, ride. La sua voce è roca. Respiro piano ed accanto a me è tutto buio, la sento ansimare, ansima accanto a me, pallida, esile e smunta. Sembra passato tanto tempo dal nostro ultimo incontro, invece è stato un attimo.

Siamo stanchi, io e lei, sembra passato un secondo dal nostro ultimo incontro, eppure sono già trascorsi tanti anni, rivedo nei suoi occhi lo stesso fascino controverso e la stessa espressione di folle sadismo, e tutto è parte di me. Respira piano, il sole sta già sorgendo, e lei sembra guardarmi e ridere. La sua voce è dolce. La stringo a me, vedo nei suoi occhi l’ombra degli anni che sono passati, e quell’ombra supera la luce. Io mi rivedo in lei, la mia compagna, l’accarezzo e scopro che nonostante tutti gli anni passati lei rimane sempre uguale. Io sono cambiato, sono molto cambiato, ma quel suo sguardo mi ha fatto tornare indietro di dieci anni, a rivivere con trasporto quello che ero e che non voglio essere più. Respira piano, l’inattività l’ha resa docile, ma so che lei non lo avrebbe voluto. Io la amo perché la odio, lei mi ama perché mi ha visto come sono davvero, insieme abbiamo imparato a conoscerci e insieme abbiamo affrontato la tempesta. Lei sa che non è finita, sa che per lei c’è ancora posto.

“E ora?” mi chiedeva sempre, e me lo chiede di nuovo. Lei si diverte a farmi quella domanda perché io non ho mai saputo rispondere, ma stavolta finalmente ho la risposta.
Lei sa che probabilmente non ci rivedremo più, ma continua a ridere. Le dico che è passato tanto tempo e che le cose sono cambiate, che tutto è cambiato. Però lei non è cambiata, e non voleva che io cambiassi. Se sono cambiato è colpa sua, e lei lo sa, e nonostante questo continua ad addossarmi le colpe e dirmi che quello che faccio è stupido, come se avessi scelta. Adesso so cosa succederà, e per la prima volta sono io il padrone.

“Cosa fai, Oliver? Non è possibile che tu sia tanto cambiato! Chi sei adesso, chi sei?”
Chi sono? Sono Underdog. È questa la risposta? Chi sei veramente, Oliver? Il tuo sorriso è spento, il tuo sguardo è appannato. Ti stai trascinando miseramente anno dopo anno, è questa la vita che hai sempre sognato? Sei un fallito, e questa è la verità, lo sai anche tu.
”Ma vedrai che insieme recupereremo tutto quanto”
No, è troppo tardi. Probabilmente non mi capirai, e mi stupisco che tu sia riuscita a capirmi fino ad ora, ma ormai nulla è recuperabile. Io sono finalmente il padrone, lo capisci questo?

No, ho sbagliato. Io mi sento padrone quando sono con lei, è questa la verità. Lei è la padrona, e non io. Gli anni passano, ho imparato tante cose, e tra queste ho imparato che un uomo non può essere padrone di nulla.
Intanto le prime luci dell’alba stanno invadendo il mio camerino, lei preferisce il buio, e la luce le fa sempre male. Lei dice che è presto, io dico che è tardi, ormai non siamo d’accordo nemmeno su questo. Il suo sguardo brilla ancora, come la invidio...

«Se mi aiuterai, presto non dovrai più preoccuparti». Non riesco più a capire cosa sia meglio e cosa sia peggio, il sopra e il sotto, il bene e il male non m’importano più, non so più dove sia la linea di demarcazione che li separa. Tutto è nero, tutto è bianco, il cuore batte sempre più forte. Nessuno potrà impedirmi di fare ciò che voglio. A nessuno interessa qualcosa del povero Oliver, e nemmeno lui stesso sembra curarsi più di sé.

Non riesco più a stringerla, lei tenta di fuggire. O forse tremo troppo, o forse lei non è qui ed io la sto soltanto immaginando. Tanti anni sono passati, ed ho imparato tante cose, e tra queste ho imparato che le mie certezze sono proprio come gli scogli sui quali spesso ho sognato di essere disteso: sembrano saldissimi, ma l’acqua a poco a poco li consuma e li corrode, finché non diventano sabbia inconsistente. E tali sono le mie certezze, basta un soffio e volano via nel vento.

Io sono nel vento, il vento mi spinge, il vento mi sostiene. Lei è qui, sempre, e c’è sempre stata. Il suo sguardo sembra perdersi nel vuoto, anche lei ha perso il suo vigore. Mi sta accarezzando la tempia, la sua pelle è fredda e le sue unghie sono affilate. Sembra così calma... quasi non credo a ciò di cui è capace. O forse ciò di cui era capace, adesso sembra innocua, non la riconosco più. Eppure è sempre uguale... probabilmente è tutto diverso, probabilmente sono io che non sono più capace di nulla. Ho il mio Deadly Shiver sulle ginocchia e non mi capacito di come sia riuscito a vincerlo, sono io quello che è diventato docile. Il tempo ha cambiato tante cose, a cominciare dal mio coraggio. Adesso sono pavido e tremo, lei sembra soddisfatta, io no. Ora è tutto finito, ancora una volta mi sono tirato indietro, ancora una volta non sono stato capace di essere padrone di me stesso.

Ormai il sole e sorto ed il riverbero irradia tutta la stanza di una luce pallida e accecante, io ho gli occhi lucidi di lacrime e lei, la mia pistola, è ancora lì, proprio davanti ai miei occhi. La sua pelle di metallo freddo mi sfiorava fino a qualche attimo fa, la getto a terra. È troppo tardi, è troppo presto... non lo sapevo, non sapevo più niente. Ero là, sulla mia sedia di metallo, nella solitudine più totale.
[Modificato da Norshel 01/06/2011 14:17]
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01/06/2011 00:07
 
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Leggete e ditemi che ne pensate :D
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01/06/2011 00:26
 
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Fantastico. Grandissimo Carlone.
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