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Opera insana

Ultimo Aggiornamento: 15/06/2009 01:22
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14/06/2009 02:27
 
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Dalle stelle alle stalle.
Questa in sintesi era la situazione di Gabriel di alcuni mesi fa, ma quella che lui definiva “soltanto una fase di stallo” pareva essere un declino definitivo da quanto tempo si stava protraendo, ormai un paio d’anni che parevano un’eternità perché divenuti col tempo un susseguirsi di solite cose, e la routine è uno dei peggiori veleni.
E se alla routine aggiungete lo squallore dell’appartamento dove il nostro protagonista stava in quel momento consumando un frugale pasto a base di cheeseburger e bibita, arrivereste a complimentarvi col personaggio per la capacità di sopportazione ad un tono di vita così basso se non fosse il vostro senso del pudore a bloccarvi dal porgere felicitazioni ad un individuo tanto abbietto.
Eppure se sapeste del suo passato ammutolireste, sì, perché cotal Gabriel prima della sua “fase di stallo” poteva avere (ed effettivamente aveva) tutto ciò che desiderava, e sicuramente anche tutto ciò che voi stessi desiderate. Ecco, dopo questa affermazione già vi state indignando, ma l’indignazione è niente in confronto all’odio che avreste provato facendo la sua conoscenza anche solo due anni fa, quando Gabriel era sul tetto del suo mondo, perché lui era il migliore in quello che faceva e non provava vergogna nel proclamare la sua classe e la sua gloria.
Tutto il globo doveva ammirarlo, il vostro odio e la vostra invidia sarebbero stati il suo cibo. Sicuramente un cibo migliore di quel panino contenente carne di solo Dio sa quale animale cui si stava cibando in quel frammento di routine della sua “fase di stallo”.
Adesso potreste provare odio o, figurarsi, invidia vedendolo in questo lugubre appartamento con mobilia pressoché assente eccettuando il mobiletto dove poggia il televisore, un misero tavolino e il letto su cui è seduto?
Vi domandereste piuttosto se si tratta della stessa persona pocanzi descritta, e se la risposta fosse (e difatti lo è) positiva, come possa vivere in quello stato, come può aver accettato un cambio di stile di vita così repentino, o per qual motivo sia caduto così in basso.
Ma la risposta, la conosceva solo lui.
Come possono dimostrare le decine libri che si trovavano accatastati in un angolo, perlopiù grandi classici, il nostro Gabriel è una persona colta, dedita allo studio e assai meditabonda, con una filosofia di vita solida e allo stesso tempo incoerente. Un curioso ossimoro sicuramente questo, ma anche le più solide convinzioni vengono plasmate e modellate in continuazione dalle esperienze sempre nuove fatte nel corso della propria vita. Gabriel questo lo sapeva, e per tal motivo non definiva errori quelle vicissitudini che lo avevano portato a cadere così in basso, ma le chiamava semplicemente esperienze di vita, e dato che nessuno al mondo può dare una definizione di “vita” che sia oggettivamente e in assoluto esatta, lui stesso non si permetteva di reputare tali esperienze giuste o sbagliate.
Erano scelte che aveva fatto e che non poteva modificare. Punto.
Il suo spirito accettava i motivi del suo declino ma il suo cervello a quanto pare non riusciva a fare altrettanto per quello stato di degrado, e lo dimostra la pistola che stava puntandosi alla tempia. Alla fine avete avuto ragione voi: non esiste qualcuno in grado di accettare una simile rovina; e se un uomo con tanto fegato esiste, di sicuro non è Gabriel Dincht.
E senza esitare, premette il grilletto.
Si dice che nel preciso istante della morte tutti perdiamo 21 grammi di peso. Nessuno escluso.
Ma quanto c'è in 21 grammi?
Quanto va perduto?
Gabriel Dincht non potrà rispondere a questi quesiti.
Perché la pistola per qualche assurdo motivo non sparò e lui rimase in vita.
Le sue dita proseguirono nel tentativo di premere il grilletto ma la pistola non sparava, ispezionò il tamburo dell’arma e la pallottola, la sola che aveva acquistato (tirava al risparmio persino in punto di morte) era correttamente inserita. E allora perché diavolo la pistola si rifiutava di sparare quel solo e ultimo fottutissimo colpo?
“Perché perseverare? Hai perso la solennità del primo colpo.”
Queste parole non vennero pronunciate da Gabriel, che trasalì nello scoprire che non era solo nella sua bettola, difatti proprio di fronte a lui era comparsa, come materializzatisi, una seducente donna dai lunghi capelli corvini e in abito scuro. Lo spavento misto allo stupore colsero di sprovvista il nostro (fallimentare) suicida.
“Tu, tu chi c***o sei?!?” chiese Gabriel puntandole la rivoltella contro.
La donna non fece una piega, pur distando appena un metro da un’arma da fuoco rivolta contro di lei.
“Dovrei temere una pistola che ha appena dimostrato di non poter adempiere alla sua funzione?”
Ma Gabriel non si scompose: “No, devi solo rispondere alla mia domanda. Chi diavolo sei e come sei entrata qui?”
“In verità sono due domande, ma una risposta è più che sufficiente per entrambe ma ti avverto, io amo fornire risposte fin troppo esaurienti, direi molto lunghe. Potrei cominciare parlandoti delle mie origini, ma nessun uomo ha mai ottenuto tanto perché venirne a conoscenza sconvolgerebbe l’ordine del mondo in sé contenuto e di quello che lo circonda, generando il caos. No, orecchie umane non possono recepire un messaggio che potrebbe condurre alla verità più sacra, quella di tutte le cose. Potrei allora svelarti perché ho questo aspetto, ma semplicemente non sono affari tuoi. E allora come rispondere ai tuoi quesiti? In secoli non ho accumulato esperienza per esaudire i desideri umani riguardo la mia identità. Ma di desideri, sì, ne ho esauditi loro. C’era chi attendeva la mia venuta con impazienza, mentre altri con timore, e altri ancora non l’attendevano affatto e hanno tentato di combattermi, fallendo come è naturale che sia. Io sono un emissario dell’ordine, senza me tutto si ripeterebbe, non vi sarebbe alcun rinnovamento e ogni cosa sarebbe destinata a essere succhiata fino all’esaurimento. Per questo io esisto, per dare un ordine ed evitare il caos. Io sono colei che viene per tutto e per tutti. L’essenza che governa l’alternarsi tra vita e rinascita…Io sono l’entità che fa dono della morte!”

Voi nella sua situazione che avreste detto o fatto?
Siete dei tipi che di fronte ad una situazione semplicemente assurda colti dallo stupore balbettano nella ricerca delle parole giuste? Non andrete molto lontano se non regolerete la vostra emotività.
Siete dei tipi che prendono tutto per un gioco? Bravi, siete in gamba, ma non esagerate col vostro scherno: un giorno potreste offendere qualcuno.
Oppure siete così cinici ed impulsivi da premere immediatamente il grilletto della vostra pistola decisi a porre fine all’insulsa pantomima appena propostavi? Ricordatevi allora che l’arma nelle vostre mani ha già dimostrato di non poter sparare, eviterete così una brutta figura.
Ma se invece siete come Gabriel, allora rimarrete visibilmente impassibili e immobili, apparentemente tenaci e per nulla scossi. Ma nella vostra testa invece avrà luogo una rivoluzione neurotica, un continuo assembramento e disfacimento di pensieri che non vi porteranno da nessuna parte, vi porteranno più dubbi che spiegazioni logiche e razionali a quanto sta accadendo, ma l’unica certezza sarà che voi non mostrerete alcuna emozione che possa rivelare indecisione o perplessità, il vostro solo e unico scopo sarà non rendere pubblica alcuna debolezza emotiva. A nessuno. Nemmeno se siete stati scoperti sul punto di compiere un atto suicida.
“Capisco. E’ necessaria una dimostrazione…”
E si puntò una pistola alla tempia. Il senso del tatto di Gabriel reagì immediatamente all’assenza improvvisa dell’oggetto che stringeva nella mano destra.
“Ma com…”
BANG!
Sangue vermiglio esplose dal cranio della donna macchiando la parete scrostata, e la testa le si reclinò su un lato. Ma nemmeno il tempo di muovere un muscolo che Gabriel vide di fronte ai suoi occhi la donna tornare nella medesima posizione eretta di prima, con la ferita al capo completamente rimarginata. Tutto era esattamente come prima, a parte il sangue rimasto sulla parete come prova oltre che come agente deteriorante unito alla umidità sua collega.
“Ti ho convinto della mia buona fede?” chiese la donna sistemandosi la liscia capigliatura.
“Mi ero già convinto che qualcosa non quadrava vedendo una pistola che si smaterializza dalle mie mani. Ti chiederei indietro il proiettile sapendo quanto costano, ma non credo di averne bisogno. Tanto sono già morto, no?”
“Come puoi dirlo? La pistola non ha sparato quando te la sei puntata addosso…”
“…e tu sei comparsa qui dal nulla, ti sei annunciata come l’oscuro falciatore…falciatrice, scusami. E ti sei sparata un colpo in testa imbrattando le mura di questo appartamento cui devo ammettere una tinta scarlatta non stona affatto. Non c’è una spiegazione razionale a tutto questo, almeno nella vita terrena. E dato che io tentavo di uccidermi, significa che il mio tentativo è andato a buon fine ed ora mi sto godendo la vita post-morte, dove succedono cose assurde, a quel che vedo…”
“La razionalità non ti sarà di alcun aiuto nel tuo futuro. Eppure tu stesso hai dimostrato poco fa che non è una tua peculiarità. Perché un uomo che sta per uccidersi dovrebbe concedersi un cheeseburger dall’aspetto poco invitante come ultimo pasto?”
“Se non avessi trovato il coraggio per spararmi, magari sarei morto per intossicazione alimentare.”

La donna ridacchiò di gusto per la prontezza di spirito del suo interlocutore.
“Sei divertente, e curiosamente composto per un uomo che ha appena visto cose fuori dall’ordinario. Un tempo non eri così ironico.”
“Non avevo ancora conosciuto l’ironia e l’imprevedibilità della sorte: un tempo vivevo in una reggia e ora sono in questa topaia. Ma ancora non mi hai risposto: sono morto o no?”
“No.”
“E allora cosa ci fai qui? Scioperi?”

Altra risatina. Gabriel provava sempre piacere nel suscitare una risposta divertita da parte di una donna, ma in quella situazione, in quel luogo, e in quel momento niente gli pareva più inidoneo di una risata. E poi, si poteva considerare effettivamente una donna quella che aveva di fronte a sé?
“Il mio lavoro non consiste semplicemente nel ghermire vecchi e sventurati. Devo anche fermare chi cerca di aumentare il mio carico di lavoro togliendosi la vita di sua mano prima che sia giunto il suo tempo. Ti fischiano le orecchie, vero?”
“Perché menti? I casi di suicidio sono frequenti e avvengono da sempre. Tu hai fermato me, e gli altri?!?”
“Gli altri non sono degni di ricevere ciò che sono venuta ad offrirti.”
“Cosa?”
“L’immortalità.”

Qui Gabriel, esattamente come voi in questo momento, cominciò a sentirsi preso per il culo. Così ritornò nel suo stato di freezing, lo stesso descrittovi in precedenza, con i suoi neuroni a moltiplicare le proprie sinapsi mentre esternamente il corpo rimase completamente impassibile.
“In mia presenza, potremmo piuttosto chiamarlo un patto di non belligeranza. Io non ti priverò mai delle funzioni vitali, perché il tuo momento non verrà mai. Vivrai in eterno per adempiere a ciò cui sei destinato grazie al dono che possiedi e di cui io ho bisogno. Tu mi servi, Gabriel.”
Silenzio e sguardo impassibile.
“Che dono?”
“Lo possiedi dalla nascita e già ne hai fatto sfoggio in passato, seppur inconsapevolmente. Hai
creduto di esser pazzo e ne sei rimasto spaventato, per questo lo hai limitato. Ma adesso è tempo
che tu ne faccia uso. Il motivo per cui lo possieda proprio tu è ignoto e fuori dalla mia
competenza, ma è necessario per la mia missione per questo dobbiamo collaborare, è da sempre così tra me e quelli come te. Tuttavia non posso spiegarti di che si tratta, perché per la tua formazione è necessario che sia tu stesso a scoprirlo sviluppandolo così al massimo della sua efficienza. Ma questo comporta dei rischi, potresti perdere il senno nella tua ricerca, esattamente come potresti impazzire in qualsiasi momento dopo averlo appreso. E’ un’arma a doppio taglio. Per questo devi mettere da parte la tua razionalità che ti sarà solo lesiva. Quello di cui hai bisogno è l’immortalità.”
“Quello di cui ho bisogno è un bravo analista…”

Ma stavolta la battuta non suscitò alcuna risatina. La donna rimase seria, quasi austera nel suo nobile portamento.
“Non prendere sottogamba la tua missione, né il dono che ti offro. L’immortalità è ed è stata l’utopia bramata dal genere umano fin dai tempi più remoti.”
“E in passato quanti l’hanno ottenuta?”
“Non ho alcun obbligo di risponderti a riguardo, puoi farmi solo domande inerenti al nostro scambio”
“Dio esiste?”
“Altra domanda non attinente.”
“Non importa. La risposta a questa domanda la so già.”
“Non perdiamo tempo in ulteriori chiacchiere! Se hai capito chi sono avrai intuito che il mio tempo è più prezioso di tutto ciò cui voi umani tenete! Hai l’opportunità di essere immortale, ti rendi conto? Come puoi indugiare oltre?”

Stavolta la donna, o Morte, o come preferite chiamarla, si era esibita in una vera e propria sfuriata. La figura gentile e spiritosa comparsa all’inizio della conversazione sembrava aver lasciato il posto ad una persona totalmente differente e assai meno paziente. Del resto non si può comprendere l’atteggiamento di una entità inumana, e forse è giusto accettare il fatto che possa essere un po’ lunatica.
Dal canto suo Gabriel però colse la palla al balzo.
Tutto ciò stava diventando troppo per lui e la sua “rivoluzione neuronale” esplose in una supernova:
“Cos’è? Hai fretta? Ti sei stufata di dedicare altro tempo ad un umano? Lo sai cosa hai fatto? Fino a pochi minuti fa stavo per porre fine alla mia vita! Capisci? Era per me l’ultimo tentativo di evadere da una realtà che odio! Lo vedi in che buco abito? Eh, lo vedi? Hai presente la villa in cui abitavo prima? Aspetta, forse tu non puoi capire il valore degli oggetti materiali. Non sei umana tu. Sai che vita facevo prima? SAI CHI ERO PRIMA? Ero quello che era il migliore in tutto ciò che faceva, l’uomo che aveva tutto! Capisci che vuol dire T-U-T-T-O?!? E lo vedi cosa mi rimane adesso? Sai cosa significa svegliarsi ogni mattina e ritrovarsi sempre nel solito incubo? Quando l’incubo è la realtà odierna e tu vorresti dormire in eterno perché solo la vita onirica ti dà un barlume di gioia? NO! Tu non sai niente di tutto questo! Tu non ne sai niente perché vieni ad impedire la mia fuga! E non lo fai per riempirmi di speranze, magari anche false (mi andrebbero bene pure quelle), dicendomi che tutto tornerà come nel passato…NO! Tu vieni per darmi l’immortalità, ovvero tenermi ancorato a questa realtà cui voglio evadere PER SEMPRE! Addirittura parlandomi di un potere di cui sono in possesso senza nemmeno dirmi di cosa si tratta ma addirittura avvertirmi che potrebbe portarmi alla pazzia!! Ah, io la prenderei subito la pazzia così da non sentire la puzza della merda in cui sguazzo! Pazzia o morte! Ma tu no! Tu mi dai l’immortalità! Ad un’intera eternità di questa merda io ci sputo sopra!”
Quando la saliva toccò terra Gabriel Dincht si rese conto di non essere più sé stesso.
Nella sua vita non si era mai esposto così, la sua vita agiata non glielo aveva mai permesso.
Era sempre stato felice, anche quando la sua mascella si frantumava contro le nocche dei suoi avversari, perché lui era felice di fare qualcosa che lo mettesse alla prova, per poter dimostrare che rimaneva sempre in piedi, che lui era sempre il migliore in quello che faceva.
La verità è che non aveva mai provato vera e propria rabbia, fino a quel momento.
E adesso come un fiume in piena, aveva straripato inondando lo schifo che gli stava intorno, testimonianza di una vita che non era per lui. Ciò che era emerso dopo l’ondata era solo consapevolezza, idee chiare su una situazione assolutamente confusa quanto paranormale.
E adesso era pronto ad affrontare i colpi finali della più assurda delle conversazioni cui avesse mai partecipato.
“Povero Gabriel, che fine ha fatto l’amore per te stesso? La consapevolezza di essere sempre il migliore in quello che fai? Non credi di poter ricostruire il tuo impero dalle rovine di quello ormai caduto?”
Il tono canzonatorio della donna non lo ferì, nemmeno mentre lei gli accarezzò la guancia come se si trovasse di fronte ad un cucciolo indifeso. Lui dal canto suo rimase immobile, limitandosi a parlare:
“L’amore per me stesso non mi ha impedito di cadere così in basso.”
“Ma tutti hanno una seconda possibilità, vedi il mio dono come l’opportunità di risorgere dalle tue ceneri. Potresti salire molto più in alto, trascendere le ricchezze materiali che hanno contraddistinto il tuo passato e che alla fine sono bramate solo dai mortali, che hanno un’aspettativa di vita limitata. Tu potresti avere molto di più. Ergerti sopra la massa. Tu diverresti più simile ad un Dio. Un Dio immortale!”

Come reagisce un uomo quando gli viene mostrata la possibilità di divenire un “Dio”?
La parola stessa lascia un sussulto quando la si sente pronunciare,in qualsiasi frase la si ponga. Solo tre lettere, eppure così potente sono il suo suono e il suo significato. Molti individui provano eccitazione quando esclamano una eresia. Non negatelo, con buone probabilità siete tra questi.
Questa eccitazione è dovuta al fatto di sentirsi nell’istante in cui la si pronuncia, superiori a questa entità sovrannaturale. La pronunci e non vieni punito, certe volte si ha un’esitazione immediata post-eresia, ma alla fine la si fa sempre franca. Almeno per il momento.
Ma se vi proponessero la possibilità di divenire un Dio?
Gabriel ci pensa, e la risposta sorge spontanea.
“Diventare un Dio? Tu mi proponi di essere più che un essere umano? No. Tu mi proponi di divenire un umano che non può morire. E cos’è un umano che non può morire? Un uomo perseguitato in eterno dai suoi dubbi, dalle sue manie, le sue fobie, il suo desiderio di conoscenza mai colmabile, le sue emozioni. Il mio involucro esterno non perirebbe, ma dentro di me che accadrebbe? Verrei corroso di continuo dalle peculiarità dell’essere umano che ho appena elencato, e arriverei all’alienazione più totale, sia da me stesso che dagli altri. Già, perché chi mi accetterebbe? Non potrei mai emergere come un Dio perché non sarei considerato più umano in quanto immortale e la razza umana ha problemi ad accettare il diverso. Persino i film di fantascienza insegnano questi concetti. Il timore diverrebbe violenza ed io sarei costretto ad una eterna fuga, e non potrei mai affezionarmi a niente e a nessuno. E se trovassi qualcosa a cui affezionarmi, la vedrei sparire, perché tutto è destinato a dissolversi, solo io non lo sarei. Fosse solo la solitudine il prezzo di pagare…
Perderei anche l’utilità della mia vita. Il suo scopo, o almeno quello che penso io sia: il messaggio. Un pittore dipinge un quadro, la sua bellezza rimarrà sempre la stessa, ma perché le opere aumentano di valore dopo che l’artista ha perso la vita? Il quadro non è forse lo stesso?
E’ un’imbarazzante analogia ma esprime la conclusione cui sono arrivato: solo la morte valorizza ciò che l’uomo crea. Dovresti essere soddisfatta, sto elogiando il tuo operato. L’uomo crea proprio perché sa di non essere eterno, cerca di dare un significato alla propria esistenza lasciando un’impronta del suo passaggio. Se non morisse, a che pro lo farebbe? Vivrebbe d’inerzia, ecco cosa!
Viviamo per lasciare un messaggio a chi verrà dopo di noi.
Per questo esistiamo.
La storia umana è una catena infinita, non so a cosa porterà, ma non sarò io ad interromperla!
E adesso va!”

E Gabriel indicò la porta.
La morte non la prese bene.
“Assurdo! Tu vai contro a tutto ciò cui hai sempre creduto! Tu…tu rifiuti ciò che ogni umano ha sempre desiderato! E’ inaccettabile! Nessuno può rifiutare il dono dell’immortalità!”
“Io l’ho appena fatto!”
“Non penserai che finisca così, vero? I nostri destini sono intrecciati indissolubilmente! Sei destinato a servirmi e scoprirai presto quali sono i tuoi obblighi verso di me! E dato che quando me ne vado non lo faccio mai a mani vuote, ti toglierò qualcosa che hai sempre avuto sin da quando hai messo piede per la prima volta in questo mondo!”
“Non ti temo, non ho niente da perdere!”
“Ci vedremo presto, Gabriel Dincht, mio umile servitore!”

E la stanza venne pervasa dall’oscurità, cominciando a ruotare vorticosamente su sé stessa.




Il telefono squillò, poteva solo ricevere le chiamate in quanto Gabriel, che si svegliò in quel momento, non aveva soldi per poterlo ricaricare.
“Dincht?”
“G-Gabriel…sono mamma…è tanto che non ci s-sentiamo, lo so…t-tu te ne sei andato e…m-ma…t-tuo padre è morto stamattina.”



La morte si era presa la vita di un suo familiare.
Gabriel Dincht adesso era orfano di padre.
La morte non aveva tenuto conto di un particolare.
Gabriel Dincht era l’unico erede di uno degli uomini più ricchi dello stato.
Una morte.
La rinascita di Gabriel Dincht.
[Modificato da Kurtangle86 14/06/2009 02:35]
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14/06/2009 02:30
 
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Spot di Gabe per l'Elimination Chamber di Maniacs.
Credo sia il mio miglior lavoro di sempre, se non altro contiene sintetizzate pillole delle mie riflessioni solitarie raccolte in un anno circa. C'è parte di me in quest'opera.
Se un giorno uscirò pazzo, sappiate che tutto è cominciato da qui.
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Già lessi, già commentai, già sai.
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14/06/2009 19:02
 
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non l'ho letto, ma ti amo
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Re:
Mr. Shadows, 14/06/2009 19.02:

non l'ho letto, ma ti amo




Non contraccambio il tuo amore se non lo leggi!
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