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Post: 2.447 | Registrato il: 06/08/2006 | Città: ROMA | Età: 36 | Sesso: Maschile | Power Handler | Main Eventer | Jaz / Cazador / McClure | |
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  24/09/2007 21:36 | |
“Cioè, fatemi capire, io avrei lo stesso nome di un killer e voi crediate che in realtà sia io e tutta questa sia una sceneggiata?”
Mentre pronunciavo queste parole, un rivolo di sangue usciva dalla mia bocca e con la lingua accarezzavo quello spazio, ormai vuoto, dove prima si trovava un molare.
Le braccia possenti di due gorilla dalla testa più lucida e pelata di quella di due palle da bowling mi immobilizzavano mentre quel bastardo col codino tentava di farmi confessare la mia presunta identità da assassino armato di una stecca da biliardo. Da come lo chiamavano i suoi sgherri, nel giro doveva essere conosciuto come “Lo Spaccone”, chiara citazione a Paul Newman, perché sembrava passasse più tempo alla bisca che a casa.
Spaccone: tu, Richard Tomaselli, dovevi fare un lavoro semplice, ovvero uccidere 3 negri che spacciavano nella zona di Don Amadeo, mentre ora invece quei 3 negri hanno portato altri 3 negri loro amici a spacciare nella zona di Don Amadeo e hanno già ucciso 2 dei nostri che spacciavano nella stessa zona, come vogliamo metterla, signor Tomaselli, meglio conosciuto come Sciacallo?
Tomaselli: la metta un po’ come vuole, ma qua sembra che lei sia un po’ omosessuale visto che sta tentando in tutti i modi di mettermelo al culo nonostante io non sappia nemmeno di cosa lei stia parlando…
Spaccone: facciamo gli spiritosi, eh, Sciacallo?
Tomaselli: ouch!
Ouch. Solo quella ridicola parola riuscivo a pronunciare come risposta ai pugni di quei due giganti che mi tenevano e mi lasciavano solo per picchiarmi, mentre lo Spaccone mi dava il colpo di grazia, ovvero un colpo di stecca sul collo.
Dalle voci che giravano, lui doveva essere il braccio destro di Don Amadeo, ma finora credevo che tutte queste mafia-story erano solo leggende metropolitane narrate da qualche ragazzo che troppo ansioso di far carriera le narrava in improvvisate canzoni nel quartiere con gli amici.
Non ebbi nemmeno il tempo di svenire e perdere i sensi che mi ritirarono su a forza.
Tomaselli: gaaaah….
Spaccone: che c’è, ti sei morso la lingua? O te la sei mangiata? Com’è che ora non ridi più ma mugugni soltanto?
Tomaselli: vuoi… che ti racconto… una barzelletta?
Spaccone: no, voglio che mi dici perché quei cazzoni con le bandane sono ancora vivi nella nostra zona!
Tomaselli: chiedetelo a questo Sciacallo, io non ne so nulla, vi state prendendo un abbaglio!
Spaccone: FANCULO!
Ok, prima di ritrovarmi in un prato a raccogliere margherite, una delle mie povere visioni quando dormo, ricordo solamente della stecca da biliardo che si dirigeva a gran velocità verso la mia tempia.
Per quel che mi riguardava potevo anche essere morto, o perlomeno avrei avuto da sperarlo, visto che se ero svenuto mi sarei ritrovato in una situazione ben peggiore una volta sveglio.
Neanche a farlo apposta, quando riaprii gli occhi mi ritrovavo legato su una comoda sedia da dentista con tanto di apparecchiature alla mia sinistra… ora ci mancava solo l’odontoiatra bastardo che mi faceva domande come se fossi Dustin Hoffman ripetendomi all’infinito “Ne è sicuro?” prima di… ecco, ho parlato troppo presto…
Dentista: signor Tomaselli mi presento: sono il dentista. Piacere di conoscerla!
Tomaselli: il mio nome già lo sa perciò non mi presento, piacere tutto suo…
Dentista: non sia così scortese, basteranno poche risposte e non le farò del male, anzi, le rimetterò a posto ciò che le ha fatto il mio collega! Sa, resti tra noi, a volte è così poco amichevole…
Tomaselli: ho notato…
Dentista: bene, ora lei si aspetterà che io le passi chissà quale disinfettante che le brucerà a morte in quel suo buco, e che per ogni cosa che mi dice le ripeta “è sicuro”, ma io semplicemente voglio solo ottenere una risposta…
Tomaselli: immagino che il “vi siete sbagliati, io sono solamente un povero coglione omonimo” non sia contemplata come risposta…
Dentista: è più sagace di quel che pensavo, signor Tomaselli…
Tomaselli: non so se ritenermi onorato o preso per il culo…
Dentista: nessuna delle due, signor Tomaselli, però può ritenersi fortunato se mi saprà dare la giusta risposta a questa domanda: perché i Locos nella nostra zona sono ancora vivi?
Tomaselli: perché il vostro uomo non ha svolto il suo lavoro?
Dentista: e perché lei non ha svolto il suo lavoro, signor Tomaselli?
Tomaselli: forse perché non sono il vostro uomo?
Dentista: risposta sbagliata, signor Tomaselli… lei mi obbliga a essere scortese con lei…
Ero ancora intontito quindi non riuscivo a mettere perfettamente a fuoco cosa stesse per fare il dentista, lo vedevo solo camminare verso un tavolino, biecamente illuminato, che si trovava in fondo alla stanza. Indossò dei guanti in lattice, già temevo il peggio…
Sembrava sminuzzare qualcosa, successivamente mi si avvicinò, continuando laborioso nella sua opera…
Dentista: li vede? Questo è un peperoncino, che sto sminuzzando. A lui aggiungerò questi altri due. Come può vedere, sono di dimensioni notevoli; indubbiamente le disinfetteranno la ferita, ma a una pesante condizione…
Tomaselli: ovvero che mi libererete e mi lascerete tornare alla mia vita?
Dentista: questo solo se mi darà la risposta giusta… sempre che ce ne sia una… altrimenti, nella tua bocca sentirai i dolori dell’inferno!
Tomaselli: non sono io quello che cercate…
Dentista: risposta sbagliata…
Sentii le sue viscide mani, ricoperte da quei guanti in lattice di uno schifosissimo odore nauseante, aprirmi a forza la bocca e versarmi all’interno tutti quei piccoli residui di peperoncino; inizialmente mi mancava il respiro, dunque urlando cercai di cacciare all’interno della mia bocca quanta più aria possibile, visto che quel bastardo mi teneva tappato il naso.
Stetti per circa un minuto in questa condizione, finchè alle mie labbra non venne avvicinata una bottiglia d’acqua non frizzante, che aveva un sapore buonissimo, visto che almeno in parte cancellava quel bruciore…
Vidi il dentista ritornare al suo tavolo da lavoro, in una ciotola che sembrava piena d’acqua stagnante imbevette un panno, dunque sminuzzò altri peperoncini, credo. Si riavvicinò a me poggiando a terra la ciotola, stando attento però a quella mistura di dolore soffocante che teneva nell’altra mano.
Dentista: c’è bisogno che le ripeto la domanda oppure sa darmi la risposta ed essere libero?
Tomaselli: so dare… la…
Dentista: ma bene, poteva evitare tutto ciò se me l’avesse data prima! Prego, signor Tomaselli, mi risponda!
Tomaselli: lo Sciacallo… non… sono io…
Dentista: vedo che lei o è un tipo testardo, o adora da morire il cibo piccante… lo sa che in questa ciotola c’è della salsa wasabi?
Non finì di ricordarmelo che mi aprì a forza la bocca, gettandoci nuovamente la mistura. Stavolta non mi tappò il naso, dunque potei respirare da lì, seppur per pochi secondi.
Infatti parlai troppo presto…
Ben presto mi chiuse le narici, e contemporaneamente alla prima boccata d’aria che presi, mi fissò davanti la bocca quel panno imbevuto di salsa wasabi.
Sebbene provavo dolore, respirare era un istinto più forte di me e non riuscivo a trattenere il fiato, dunque presi una boccata d’aria a pieni polmoni prima di svenire a causa dello shock causatomi da quel cocktail ustionante.
Mi risvegliai, ancora una volta legato ad una sedia, in una elegante camera d’albergo, molto probabilmente una suite, non delle più costose però.
Davanti a me v’era solamente un letto e due sedie, sulle quali erano seduti lo Spaccone ed il Dentista, mentre al centro di questo insolito quadretto, vi era un uomo sui trent’anni guardato a vista da due eleganti signori armati di fucile a pompa.
Ipotizzavo si trattasse di Don Amadeo.
Don Amadeo: ben svegliato, signor Tomaselli.
Tomaselli: chi è lei?
Don Amadeo: può immaginarlo, il mio nome le è stato fatto dall’incompetente che l’ha prelevata…
Spaccone: ma capo, veramente io…
Don Amadeo: silenzio.
Con inquietante calma pronunciò quella parola, alla quale seguì un rapido gesto della mano destra che doveva essere l’ordine di esecuzione, visto che i suoi due sgherri istantaneamente spararono al tizio col codino.
Cazzo, avevo visto morire un uomo davanti i miei occhi!
Quell’aria di tranquillità da parte di tutti mi dava ai nervi, ormai ero vicino ad avere un esaurimento nervoso, come facevano ad essere tutti così tranquilli tranne me??? E poi perché avevano ucciso quel tipo, cosa aveva combinato?
Don Amadeo: so cosa le starà passando per la testa in questo momento. Lo abbiamo ucciso perché ha sbagliato in tutto.
Ha sbagliato nel dirle il mio nome.
Ha sbagliato nel dire a Lefty di contattare lo Sciacallo.
E ha sbagliato a mandare lo stesso Lefty in sopralluogo per vedere se lo Sciacallo aveva svolto il suo lavoro.
Ora, ci ritroviamo senza un nostro affiliato, morto ammazzato dai Locos, tra l’altro un nostro affiliato importante, l’unico che aveva visto Jackal in volto.
Comunque, la risposta che cerca sto per dargliela io: le volevo porre le mie scuse, signor Tomaselli.
Infatti, in questa storia è morto un altro nostro affiliato, quello a cui avevo affidato come compito di andare a cercare informazioni su Jackal e mi ha condotto a lei.
Da fonti più attendibili ho scoperto che Jackal si chiama Richard Tomaselli. Lei, invece, ho scoperto successivamente che il suo nome di battesimo è Robert.
La chiedo di perdonarmi, signor Tomaselli. Sappia che le mie scuse sono un raro evento, perciò ne faccia tesoro.
Così come dovrà far tesoro di quanto ha visto in queste ore, lo dovrà custodire gelosamente come un segreto personale. Tornando a casa, se un suo familiare le farà domande, dirà che è stato aggredito da dei messicani che la hanno derubata. Non andrà però alla polizia a denunciarli. E soprattutto, non farà mai il mio nome, io nella sua mente dovrò restare una di quelle leggende metropolitane come tante ne girano.
Perché altrimenti, lei che è uomo di mondo come me mi capirà, mi vedrò costretto a prelevarla nuovamente, stavolta senza sbagli, e a farle subire torture ben più gravi di quelle usate dai miei sicari in queste ore. Sa, sono un tipo riservato, odio la stampa e i pettegolezzi su di me…
Tomaselli: e se parlassi lo stesso?
Don Amadeo: speravo di non essere costretto ad arrivare a tanto, la credevo più intelligente dello Spaccone, ma mi vedo costretto a fare ciò.
Gli bastò un cenno della mano e i suoi due sgherri si prepararono a sparare.
BANG!
BANG!
BANG!
BANG!
BANG!
BANG!
Ce ne avevano messo di tempo ad arrivare…
Attorno a me oramai c’era solo un lago di sangue, con il corpo esanime del Boss mafioso riverso a faccia in giù.
Davanti, invece, sei dei Locos armati fino ai denti che erano venuti a liberarmi. Naturalmente le mie ultime frasi erano state dettate solo dalla sicurezza che sarebbero stati più lesti rispetto ai due sgherri vestiti elegantemente…
Mi era stato utile farmi un documento e un’ulteriore falsa identità accettando il lavoro di questa gang ispanica che stava prendendo sempre più piede a Seattle. Successivamente, mi sarebbe bastato far sapere che ero tornato a lavorare nella zona di Don Amadeo per ottenere da lui un ingaggio facile facile e ben pagato; l’unica cosa non prevista era la tortura, credevo si accorgessero prima che ero solo un Tomaselli qualunque e non lo Sciacallo, ma mi sbagliavo… vorrà dire che chiederò un extra…
Locos 1: tutto bene, Sciacallo?
Jackal: non moltissimo, ho la gola gravemente ustionata e ho perso un molare…
Locos 1: ti pagheremo noi le spese mediche, stai tranquillo!
Jackal: anche un extra magari, la tortura non era prevista…
Locos 1: ehy, ora non esagerare! Ahahah! Piuttosto, andiamo a farci una birra!
Jackal: va bene, prima però accompagnatemi al 66 di Storm Street, dove alloggio… lì ho tutto il mio materiale, sapete, dovrò andarmene entro 12 ore dalla città altrimenti sarò un uomo morto… tanto il mio pagamento già lo avete messo in camera, giusto?
Locos 1: troverai una valigia nell’armadio a sinistra, 500000 dollari come pattuito…
Jackal: ottimo! E ora, andiamo a bere!
Chissà se avrebbero saputo che, una volta che non mi avrebbero visto tornare dalla stanza, mandando un paio di loro a controllare cosa stessi facendo, si sarebbero trovati una sorpresina esplosiva che li avrebbe resi irriconoscibili persino alla madre… e tutto per non avermi pagato un extra… |