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Egotrip

Ultimo Aggiornamento: 30/09/2007 14:18
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16/09/2007 21:26
 
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(spot Garet Jax)
Mi trovavo da solo, nella stanza del solito albergo di periferia affittata per risparmiare il più possibile.
Seduto per terra, schiena nuda appoggiata al letto, occhi offuscati da qualche droguccia mescalina nel miglior Clockwork Orange Style, mentre tra le mie dita facevo scorrere una monetina, senza alcun perché.
Forse per facilitare un ragionamento inesistente che non trovava asilo nella mia mente.
O perlomeno, non adesso.
O forse perché mi divertivo nel vedere quell’oggetto metallico rotolare sgraziatamente passando da testa a croce conseguentemente a ogni mio movimento.
Provavo gran boria nel fare ciò, abbinata però ad un senso di disprezzo per quella moneta. Infatti, nonostante io avessi pieno potere su di lei, lei poteva decidere gran parte della mia vita se non tutta questa.
Spiegandomi meglio, lei mi comandava, poiché era un oggetto necessario a comprare “la mia vita”. Per carità, niente di fondamentale, era solo un fottutissimo dollaro e al massimo mi sarei potuto comprare una lattina di birra al supermercato, però mi serviva pur sempre per poter comprare qualcosa, essendo lei la merce di scambio primaria, qualcosa che mi permetteva di vivere. Dunque mi comandava. E ciò non andava bene.
Come detto prima, poteva cambiare parte della mia vita, se non tutta. Eh già. Infatti, potevo pur sempre usarla per un testa o croce in grado di farmi prendere una decisione, magari fondamentale.
E ciò non andava per niente bene, mi faceva sentire come un becero animale senza potere decisionale, annullava il mio libero arbitrio.
Mi accorsi però che il motivo per cui facevo scorrere quella monetina era per far nascere un ragionamento, altrimenti non si spiega la precedente analisi. Non mi andava però di continuare a elucubrar pensieri riguardo teorie economico filosofiche, dunque cercai di farmi forza e spostare la mia testa verso destra. Sentivo i tendini del collo estremamente leziosi, come se faticassero a farmi muovere, il sangue che vi scorreva mi riscaldava eccessivamente, come se per ogni parte che spostavo si attivasse una rovente caldaia.
Come una folata di vento scaccia le foglie secche, nel mio cervello dalle mie movenze furono scacciati tutti i miei ragionamenti; la pupilla dilatata faticava a focalizzare, strinsi le palpebre e riuscii a trovare come punto fisso il mio cuscino, che per qualche istante mi sembrò un cucciolo di dogo argentino, pregiata razza di cane dal pelo corto e il pelo corto e niveo.
E ripensai a lei, Elaine, e a quanto amava quella razza.
Pensai a come sarebbe potuta andare in diff…

POW

Mi tirai un pugno. Odiavo fare pensieri sdolcinati da checca. Fatto sta che svenni, e il mio cervello partorì una visione quantomeno bizzarra.

Se vuoi leggere una storia con colpo di scena, leggi la 1

Se vuoi leggere una storia triste, leggi la 2

Se vuoi leggere una storia di droga, leggi la 3

Se vuoi leggere una storia a lieto fine, leggi la 4






1) Mi ritrovavo a guidare la mia vettura lungo un viale con ai lati dei giardini ben curati con l’erba alta 7 millimetri, con ogni filo maledettamente identico all’altro. Parcheggiai e scesi, con naturalezza, quando notai che mi trovavo a bordo di un’Audi. Cazzo, mi trattavo bene!
Ad essere sincero, non so perché scesi, così come non sapevo come facevo ad avere un’automobile così lussuosa, poi notai la mia camicia della Lacoste e dei jeans tutt’altro che economici, e come quelle intuizioni mnemoniche che vengono improvvisamente, ricordai tutto: ero Garet Jax, lo studente più ricco, elegante e con i voti più alti di tutto il college.
Camminai lungo il sentiero abbassando i Ray Ban che portavo sulla mia lunga chioma bionda, sistemata quasi sicuramente 2 ore prima dal mio parrucchiere di fiducia, quando mi si fece incontro la mia ragazza, Elaine.
Anch’ella bionda, fisico da modella ai limiti dell’anoressia con una quarta abbondante di reggiseno che faceva molto contrasto, un sensuale rossetto di color arancio pastello che si avvicinava al color della sua pelle, morbida come quella di un bambino, e per concludere una grazia ed una raffinatezza pari a quella della noblesse.
Naturalmente ci baciammo per poi scambiare 2 chiacchiere, non so cosa ci dicemmo, era come se stessi vivendo la situazione in terza persona.
Provavo comunque orgoglio nel sottolineare il suo sorriso gaudente una volta che mi salutò, probabilmente mi volle solo dire se in serata avevo voglia di andare a casa da lei; infatti Elaine non studiava al college, bensì viveva mantenuta dalla sua ricca famiglia.
I due futuri businessman della città, l’uno innamorato dell’altra, per poter un giorno creare chissà quale colosso economico in chissà quale settore.
Con gran prosopopea mi fermai a parlare con qualche studente di rango sociale inferiore rispetto al mio: tutti bravissimi ragazzi, per carità, che si impegnavano e studiavano, ma che comunque non sarebbero mai riusciti a raggiungere il mio livello, sia intellettivo che sociale.
Entrato in stanza, eseguii il mio solito rito, ovvero quello di specchiarmi vanitosamente nel vetro che proteggeva la prima pagina di un giornale locale, dedicata alla mia persona, che veniva descritta come la più brillante mai vista nella contea.
Passai gran parte del tempo in compagnia del mio narcisismo, quando la porta della camera si spalancò: si trattava di Linda, la mia amante. Colpo di scena, ho un’amante!
Era riuscita ad eludere la sorveglianza con chissà quali metodi, essendo pieno giorno, per essermi venuta a trovare. Non mi interessava neanche saperlo, visto il solo rapporto carnale tra me e lei. Fatto sta che dopo poco tempo incominciò a strusciarsi su di me (S)vestita dai suoi succinti abiti che risaltavano le sue procaci forme. La mia mano si muoveva da sola lungo il suo sesso, mentre ulteriori particolari ve li tralascio. In fondo dietro ogni uomo c’è una grande donna, ovvero Elaine, solo che lei sarebbe stata la bocca che un giorno avrebbe baciato i miei figli, quindi non poteva sicuramente fare certi giochetti che erano compito di Linda…
Mentre la stavo amando per la seconda volta, fecero irruzione nella mia stanza il rettore McConnelly e Ruckus, uno stupido ragazzino del primo anno che quasi sicuramente aveva visto precedentemente entrare Linda da me e aveva ben pensato di fare la spia.
La ragazza si rivestì in fretta e lasciò velocemente la stanza sotto lo sguardo inquisitore del rettore, che tuttavia decise di chiudere un occhio per non perdere il fiore all’occhiello della scuola, intimandomi però che se fosse accaduto per una seconda volta un simile episodio non l’avrei passata liscia. Bastarono poche banconote messe nel giusto taschino a fargli cambiare idea, mentre mi bastò uno guardo collerico nei confronti di Ruckus per comprarmi il suo silenzio.
Archiviata la faccenda, decisi di farmi una doccia prima di recarmi da Elaine, e una volta preparato e profumato come una mignotta, come viene zoticamente detto dalla plebe per chi ama aver cura di se, uscii dalla mia camera e vari eloquenti gesti di alcuni miei amici mi fecero salire alcuni dubbi.
Corsi in cortile alla ricerca di quel secchione di Ruckus fin quando non lo trovai, lo minacciai a seguirmi altrimenti mio padre avrebbe saputo cosa fare di lui, perciò portato in un luogo isolato presi il mio tirapugni e feci fare a lui il lavoro sporco. Domande come “Con chi cazzo hai parlato?” ed “Elaine non lo sa, vero?” mi uscivano spontanee, però volevo ridurlo di mio ad una maschera di sangue, più che altro per servire da lezione a chiunque avesse parlato di me e Linda alle mie spalle.
Un brutto presentimento però mi assaliva, decisi dunque di dirigermi verso il piccolo “bungalow” che affittava Elaine ogni fine settimana, dove ci saremmo dovuti incontrare; ingranai la 4° e successivamente anche la 5° marcia in queste luride stradine campagnole e una volta arrivato a destinazione aprii senza difficoltà la porta del bungalow.
Una vampata di una strana sostanza mi colpì, ebbi un lieve giramento di testa ma mi feci forza ed entrai. I dubbi erano diventati delle certezze, funeree certezze.
Elaine aveva messo la sua testa dentro il forno, accendendo il gas. Era morta. Sul tavolo però era presente una lettera, decisi di prenderla ed uscire per non fare la sua stessa fine.

“Amore, so tutto. Mi erano iniziati a sorgere dei dubbi mesi fa, quando ti vidi con una maglietta non di tuo gusto che però non ti avevo regalato né io né i tuoi genitori. Ero colta da gelosia, ma incredula a pensare certe cose. Decisi comunque di pagare uno studente, un certo Ruckus, amico di mia cugina, per tenerti d’occhio e scoprire qualcosa.
Spero che un giorno tu e Linda sarete felici. E, nonostante io sia stata tradita più volte, non ti odio.
Però volevo lasciarti un ricordo. Quando ci siamo conosciuti, eri venuto qui e ti avevo preparato una torta di ciliegie.
Ora le ciliegie non ci sono, ma mi sono uccisa per te affinchè tu possa fare una torta simile, color rosso sangue, con il sangue che prenderai dal mio cuore, perché quello era e, seppur tristemente sono costretta a dirlo, sarà per sempre tuo.
Ti amo, amore mio.
Elaine”


Rientrai in casa, chiudendo la porta e senza spegnere il gas.



2) Ero in una stanza d’ospedale; l’odore di medicine e varechina, quello stantio odore di pulito, quell’odore di sofferente guarigione mi dava la nausea e mi faceva venir voglia di vomitare.
Avevo solo conati, infatti quasi sicuramente il mio stomaco era vuoto. Avevo una flebo al braccio destro, totalmente bendato. Quanti giorni erano che mi trovavo lì?
1? 2? Una settimana?
Non mi interessava, so solo che avevo una fame allucinante e una gola riarsa che si riempiva di bile e acidi vari ogni volta che inspiravo a pieni polmoni.
I miei occhi non erano abituati alla luce del sole, evidentemente era davvero tanto che ero rimasto svenuto.
Vedevo solo contorni e figure illuminate da riflessi solari diafani, una foto ritraente una ragazza sul mio comodino e accanto un mazzo di fiori. Non ero mai stato un esperto, non sapevo riconoscerli, e la scarsa messa a fuoco di cui disponevo al momento non mi aiutava per nulla.
La mia attenzione fu però richiamata da una voce calda e tranquillizzante.

Dr Jung: ben svegliato signor Garet! Mi presento, sono il dottor Jung, non si sforzi ad allungarmi la mano, lei deve rimanere per almeno un atro mese in riposo assoluto!
Garet: dottore… … … … cosa….
Dr Jung: non si sforzi troppo a parlare, deve riprendere pian piano tutte le sue capacità motorie.
Garet: urgh… cosa è successo… dottore?
Dr Jung: … speravo di ritardare il più possibile questo momento… nel suo appartamento, a causa di un difetto di progettazione, si sono usurati dei tubi causando una fuga di gas. La sua fidanzata, dirigendosi verso la cucina da dove proveniva l’odore sospetto, accese la luce del corridoio, senza sapere che la perdita era arrivata fin lì, e ciò ha causato una pesante esplosione.


Una lacrima voleva scendere ma non riusciva a solcare il mio volto. Le labbra mi si contraevano in una smorfia beffarda, di orripilante dolore interiore.
Con le mie ultime forze, feci un’altra domanda.

Garet: e lei? Elaine?
Dr Jung: lei non ce l’ha fatta…è stata investita in pieno dall’esplosione…


Non avevo più forze. Svenni.

Mi risvegliai molto probabilmente il giorno successivo, in un’altra camera però. Accanto a me, un altro medico, o comunque dalla fisionomia leggermente diversa a quella del Dr Jung:

Dr Adler: sono il Dr Adler, vedo che si è ripreso!
Garet: in questi… giorni… quanto ho dormito?
Dr Adler: la prima volta 2 giorni, stavolta invece due ore… quando si è in coma si crede di passare un’eternità in un altro universo da quello che ci raccontano, chissà lei quanto credeva ci fosse stato.
Garet: Elaine… è morta, vero?
Dr Adler: purtroppo si. Se credeva fosse un sogno, mi dispiace doverle dare questa notizia. Lei invece è vivo per miracolo, sebbene..
Garet: sebbene?
Dr Adler: sebbene parte del suo inferno cominci ora.
Garet: come?
Dr Adler: lei si è salvato per miracolo dall’esplosione perché stava aprendo la finestra in quel momento. Il suo corpo è stato protetto dalle fiamme dal divano, per quanto concerne il bacino in giù. Parte del torace e il suo braccio destro però sono stati presi in pieno, e soprattutto l’arto ha riportato gravissimi ustioni.


Non riuscivo a parlare. Mi limitavo a capire con terrore e ipotizzare.

Dr Adler: usando il braccio per proteggersi, ha salvato il suo volto. Però lo perderà. Abbiamo fatto il possibile, ma mi dispiace dirglielo, dovremo amputare altrimenti finirà in cancrena.



3) Lucy in the Sky with Diamonds.
Ecco cosa vedevo durante quel trip. Solo che nel cielo non c’era Lucy, ma Elaine.
Non so quanti giorni durò quella visione, ricordo solo che mi risvegliai a terra, prono, con lei che faticosamente cercava di farsi spazio per sedersi.
Cercai di sgranchirmi, operazione non facile visto che persi il braccio destro per un’infezione da siringa un anno fa circa. Fui salvato per miracolo, la cancrena stava per iniziare a scorrere nel sangue, me lo amputarono appena in tempo.
Il mio moncherino ormai però non mi faceva più impressione, e non gliene faceva nemmeno a lei. Quanto tempo era che stavamo insieme? 1 anno? 2 anni? 10 anni?
L’uso frequente di quella merda a lungo andare ti fa totalmente perdere la cognizione del tempo.
Senza il documento non sarei stato in grado nemmeno di ricordare quanti anni avevo, e guardandomi allo specchio, nei miei lineamenti trasandati e in alcune mie pellicine incartapecorite mi sarei potuto tranquillamente dare perlomeno una cinquantina se non molti di più.
La vedevo prendere un paio di bicchieri, mentre io invece mi chiedevo cosa ci facevo qui.
Avrei potuto avere una vita “normale”, diciamo, non provare sballi che l’uomo comune si sogna ma nemmeno vedere orda di demoni pronti a dare tutto per la mia anima.
Non avrei vissuto l’esperienza dell’emarginazione e avrei conosciuto il significato del termine “amore” solo nella visione canonica del termine, mentre così invece ne ho potuto assaporare appieno tutte le sfaccettature. E lo stesso per Elaine, che si preparava una dose.
Ma a quale prezzo però. All’inizio pensavo che la droga si pagasse solo in dollari, e non in anni di vita né nella qualità di questi.
Elaine mi porse un bicchiere, dunque si fece.
Mi guardava con un mellifluo sorriso, mentre io cercavo di capire cosa ci fosse lì dentro.
Molto probabilmente vodka, coca, adrenocromo, insulina, estratti di peyote e acidi vari.
Una lacrima scese sul mio viso. Fin dove ero arrivato?
Mi sarebbe bastato dire “no”, una semplice scelta, e la mia vita ora sarebbe stata diversa. E lo stesso per Elaine. Tra me e lei potevi tagliare il cordone che ci univa, non il legame.
La vidi spirare.
Era stato tagliato il cordone.
Deglutii il contenuto del mio bicchiere.
Non il legame.



4) Mi svegliai piuttosto intontito. Erano oramai due giorni che mi avevano tolto il gesso al braccio per quella caduta dalle scale, per festeggiare ero andato a bere con gli amici e la mia ragazza, fortunatamente astemia e in grado di riportarmi a casa.
Voltando lo sguardo la vidi. Non ricordavo mi avesse portato da lei, dovevo veramente aver alzato troppo il gomito ieri sera.
Qualche giorno fa le avrei promesso che oggi, domenica, la avrei portata alle cascate a fare del bungee jumping, visto che li conoscevo degli amici che ci avrebbero permesso di farlo in due.
Non amavo particolarmente correre rischi inutili, o perlomeno così catalogavo tutti quegli avvenimenti, magari sicuri al 100%, che però alterano i miei livelli percettivi a causa delle forti emozioni in grado di regalarti. Elaine invece ne andava matta.
Diceva che prima di sposarci e di avere dei figli voleva assolutamente fare certe esperienze che a suo dire in futuro non sarebbero state possibili.
Da bravo coglione quale sono, l’unica obiezione che mi venne in mente quella volta fu proprio sull’unica cosa che mi poteva andare bene.

“SPOSARCI?”

Superfluo aggiungere che mi tirò un ceffone, che poi ci rappacificammo e io come un cretino non obiettai più nulla, dunque ora mi ritrovo qui, appena alzato dal letto, a svegliare la mia dolce metà per invitarla a dirigersi verso la nostra Subaru per poi andare in direzione delle cascate.
Indossai una camicia verde scura a quadri neri, che mi rendeva molto simile ad un boscaiolo e dei comodi jeans, Elaine invece preferì una più comoda maglietta rosa pastello.
Una volta entrati in auto, cominciammo a cercare la strada per Blueberry Bridge, ponte così chiamato dal nome del fiume che vi scorreva sotto.
Il viaggio fu piacevole, nonostante un piccolo battibecco riguardo il fatto che sbagliai due volte strada, insospettendola che non volessi andarci. Ma era colpa mia se non c’era quasi nessun cartello?
Arrivato a destinazione, scesi dalla vettura e ripensandoci mi scappò un sorriso, su come fossimo potuti andare a litigare su una cavolata simile mentre ridevamo e scherzavamo su qualunque altro argomento di dialogo tra noi due.
Eravamo riusciti a sconfiggere il simposio di Platone, eravamo le due metà della mela che si ritrovavano e si ricongiungevano.
Stavo seriamente pensando di riproporle di sposarci una volta tornati su.
Pronunciare quel fatidico “si” dopo la solenne frase “finchè morte non ci separi”.
Ci legarono la corda alla vita, in modo da cingerci in un forzato abbraccio del quale a nessuno dei due sembrava dispiacere.
Quindi ci spinsero giù, dopo averci caricato a dovere.
Che sensazione stupenda!
Cadere nel vuoto, una sensazione di morte persistente, che però non ti spaventava, visto che eri con lei e nulla ti avrebbe fatto paura.
Suggellammo il momento con un bacio.
La corda si spezzò.
Nemmeno la morte era riuscita a separarci.



Mi risvegliai di soprassalto con una sensazione di vuoto intorno. Guardai l’orologio, avevo dormito perlomeno 4 ore.
E tra le mani avevo ancora quella cazzo di monetina.
Che cazzo dovevo farci non lo so, non avevo nessuna importante decisione da prendere, e soprattutto mai come oggi la scelta della monetina sarebbe stata ininfluente.
Perché, alla fine, una monetina può cadere testa anche 1000 volte di seguito, e io posso decidere di non accettare il suo risultato perché non me la sento di accettare l’opportunità affidata a “testa”.
Oppure posso continuare a rilanciarla finchè non esce croce.
Perché tanto, alla fine, se una cosa deve accadere, accadrà.
Perché il libero arbitrio lo si può imbrogliare. Ci si può girare intorno, si possono prendere decisioni che ci fanno credere di essere liberi.
Crediamo di essere liberi.
Ma ci sono avvenimenti, come la morte, magari di persone a noi care. Che ci fanno capire di come in realtà altri non siamo che marionette di qualche strana forza che ci comanda.
O, più semplicemente, niente di tutto ciò è vero e io come al solito mi sto facendo inutili pippe mentali la sera prima di un match per il titolo del mondo, come non ne affrontavo da tempo…
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16/09/2007 21:48
 
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Come ho già detto a dibbio...uno strono concetto di lieto fine per la quarta storia[SM=g27828]io l'ho trovata triste comunque.. Nonostante gli amputamenti di Jax e le varie morti di Elaine lo spot è veramente un lavoro grandioso!!L'idea attorno al quale si sviluppa è semplicemente geniale..
Complimenti Caro [SM=g27828]
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17/09/2007 01:26
 
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Oh, just......Look at me!
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17/09/2007 21:15
 
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Dibbionzo, mi hai fatto un lavorone!!!
Meriti di vincere questo titolo...


























Ma chi prendo in giro???
Crepa! [SM=g27828]
Tra qualche giorno arriva lo spot di Stivi e non potrai farci nulla... [SM=x1183763]
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17/09/2007 22:47
 
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Re:
stivi handler, 17/09/2007 21.15:

Dibbionzo, mi hai fatto un lavorone!!!
Meriti di vincere questo titolo...



Ma chi prendo in giro???
Crepa! [SM=g27828]
Tra qualche giorno arriva lo spot di Stivi e non potrai farci nulla... [SM=x1183763]




l'unica cosa sensata che potrò farti in quell'occasione sarà mettere questa foto...



[SM=x1183764] [SM=x1183764] [SM=x1183764]
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25/09/2007 22:18
 
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chi è, Pescara Jones che si spupazza Sylvia Madison?

Tornando allo spot, mi è piaciuta molto l'implementazione del bivio, devo ammettere che prima di leggerlo avevo paura che sarebbe stato il classico bivio che porta Jax ad avere la meglio in ogni occasione. Invece, è girato tutto attorno ad Elaine e lo spot è uscito magnificamente. Complimenti, grande Dib!
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27/09/2007 15:03
 
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Allora, vedo che ci sono un po' di problemi di comprensione dello spot, pensavo fosse meno complesso.

Lo spot non è sul bivio, ma sulla presunzione di avere dei bivi davanti che portino a cambiamenti radicali della propria esistenza.
Invece, come si potrà notare, ci sono ben 4 direzioni che Jax avrebbe potuto prendere nella sua vita, 4 differenti lifestyle, tutti possibili vista la sua vita prima di fare wrestling.
se nn avete ancora letto lo spot, fermatevi qui, altrimenti continuate a leggere il seguito del commento! [SM=g27811]
Testo nascosto - clicca qui
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28/09/2007 02:13
 
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riuppo il topic nel caso qualcuno nn abbia letto la spiegazione dopo aver letto lo spot [SM=g27811]
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Re:
HHHThegame, 27/09/2007 15.03:

Allora, vedo che ci sono un po' di problemi di comprensione dello spot, pensavo fosse meno complesso.

Lo spot non è sul bivio, ma sulla presunzione di avere dei bivi davanti che portino a cambiamenti radicali della propria esistenza.
Invece, come si potrà notare, ci sono ben 4 direzioni che Jax avrebbe potuto prendere nella sua vita, 4 differenti lifestyle, tutti possibili vista la sua vita prima di fare wrestling.
se nn avete ancora letto lo spot, fermatevi qui, altrimenti continuate a leggere il seguito del commento! [SM=g27811]
Testo nascosto - clicca qui





Guarda che se non lo spiegavi non poteva arrivarci nessuno [SM=x1183764]
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28/09/2007 18:29
 
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Re: Re:
Kurtangle86, 28/09/2007 17.25:





Guarda che se non lo spiegavi non poteva arrivarci nessuno [SM=x1183764]




stai dando degli idioti all'utenza? [SM=x1183764]

( [SM=g27820] [SM=g27820] [SM=g27820] )
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Re: Re:
Kurtangle86, 28/09/2007 17.25:





Guarda che se non lo spiegavi non poteva arrivarci nessuno [SM=x1183764]




in effetti... [SM=g27814]


molto meglio con la spiegazione...ho apprezzato molto di più [SM=x1183762]
[Modificato da sailorluisa 28/09/2007 21:34]
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Re: Re: Re:
HHHThegame, 28/09/2007 18.29:




stai dando degli idioti all'utenza? [SM=x1183764]

( [SM=g27820] [SM=g27820] [SM=g27820] )




più o meno [SM=g27819]
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Grazie della spiegazione, senno non avrei minimamente notato quei piccoli particolari.
Che dire, gran bello spot di Garet Jax, ma giocherà veramente ad armi pari con gli altri 3?
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