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Post: 21 | Registrato il: 18/07/2007 | Città: LUCCA | Età: 37 | Sesso: Maschile | Handler | New Star | S.I.N. | |
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  25/08/2007 19:47 | |
Mi sento strano.
Che sonno.
Sono solo le 16:19?
Che sonno.
Forse devo chiudere gli occhi.
Solo un pò.
Per riposare.
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Uno sforzo immane, come per alzare un macigno, eppure non hai fatto altro che aprire gli occhi.
Ancora una volta.
...dove mi trovo?
....il mio letto...
.....la mia camera...
.....si ora ricordo....
........devo aver........ dormito molto......
......forse troppo......
.......Le 16:26 ?!?!
........sembrava......... passata un’eternità.......
.........come mai sono così....
......stanco?
Forse dovrei alzarmi....
..........si........
.........no.......
........non ce la faccio.............
..............non posso.................
..............le mie gambe.......
..........non vogliono muoversi..........
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*TOC*TOC*TOC*
Il rumore di qualcuno che bussa alla porta ti rimbomba nel cervello come il suono di mille esplosioni, risvegliandoti dal tuo sonno.
Sempre che sonno si possa chiamare quello che stai vivendo.
Sei ancora nel letto, coperto con le tue lenzuola blu ceruleo.
Blu ceruleo?
Sono davvero di quel colore?
Sì...........
No..........
Ora come ora non sapresti dirlo con precisione.
*TOC*TOC*TOC*
La testa fa male, martella di continuo .
.............c-cosa c’è?
La porta si apre ed fanno il loro ingresso nella stanza due figure famigliari, tua madre e tuo padre.
Eppure non riesci a distinguerli bene, troppo sfocata è la tua vista, troppo stanchi i tuoi occhi per rimanere aperti.
Tenti di parlare, ti sforzi per far uscire dal petto tutto il fiato che hai in corpo.
Ti sembra di urlare, invece tutto ciò che esce dalle labbra è un sibilo, come il sussuro di un uomo moribondo.
“..........M-Madre.............P-Padre?
C-cosa volete?
N-non......n-non ho fatto niente.”
Non sai se ti hanno sentito, a dire il vero dubiti persino che tu abbia mai detto qualcosa, e forse non sono nemmeno lì, i tuoi genitroi, forse sei ancora addormentato o forse non lo sei mai stato.
E nel mentre ti arrivano dei suoni indistinti delle loro voci negli orecchi, mentre la tua testa implora pietà, ma non riesci più a sentirli che ricadi nell’oblio.
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*SKRIIIIIIIISHHHHHHHH*
Di nuovo un suono ti riporta al mondo, stavolta è qualcosa di più sottile ed indecifrabile, e non poui non notare come i tuoi genitori siano spariti.
*SKRIIIIIIIISHHHHHHHH*
“Sie-siete ancora........voi?
......per-perchè non mi la-lasciate........in.......pace?”
.......no......non siete voi......i ru-rumori che sento.......
Graffiano i muri......t-topi?
Topi s-schifosi!
*SKRIIIIIIIIIIIISHHHHHHHH*
*SKRIIIIIIIIIIIIIIISHHHHHHHHHH*
.....trop-po.....troppo f-forte..........
.......sono ovunque..... smet-smettetela!
Ho son-no......voglio dormire......
*SKRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIISHHHHHHHHHHHHHH*
.......la mia testa e-esplode.......
.......uscite dalla mia testa......
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Apri gli occhi, ancora, ma sei sempre lì, immerso in quest’agonia che non riesci a capire.
Le forze ti scivolano via dal corpo ogni istante di più.
Il dolore è ovunque.
Non una sensazione acuta come una fitta lungo la schiena, ma un lento e costante malessere che coinvolge ogni fibra del tuo corpo.
Ti avvolge senza stringerti, in un abbraccio che conduce al sonno eterno.
.........l’oRo-L’orOLogio.......cHe...Ore...sONo........è....TutTO....coSì....aNn-anNEbBiato.......le qUATtro...e....tRentAsEt....te........NoN....pUò.....eS-esSerE........Dovè....AnDAto....A fiNIre.....tUTto i...tEM.....po.......chE.... sONo......sTaTO......qUI?........sOLO.......dICiOtto.....mINuTi?........
La porta della camera davanti a te si apre.
No, non si è aperta.
O almeno, non nel modo classico del termine.
E’ tutto annebbiato, ti sembra che non si sia aperta.
Il suo movimento.
E’ stato qualcosa di indescrivibile.
Impossibile secondo le leggi della fisica.
Si, almeno credi che sia così.
Stanno entrando degli uomini vestiti in bianco.
Tanti uomini.
Parlano ma non riesci a capirli.
Ti prendono, ti strappano dal letto.
Chi sono?
Cosa vogliono?
..........hosONnopERChèhOcoSìSoNNocOsAMièsUCceSso?
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“Cosa gli è successo?”
“Da quanto abbiamo potuto constatare, suo figlio ha volontariamente ingerito un’intero flacone di tranquillanti.
Temo che sia stato un tentativo di suicidio.
E’ stato uno dei vostri domestici a chiamare il pronto intervento, quando siamo arrivati era in uno stato di delirio.
La febbre era già altissima, ancora una decina di minuti e sarebbe caduto in coma per poi morire.
Abbiamo fatto una lavanda gastrica e somministrato dei farmaci.
Ma per adesso è meglio lasciarlo risposare”
Le parole ti arrivano attutite dalle spesse pareti della tua camera d’ospedale, eppure sono come colpi di martello per la tua testa.
Tua madre inizia a piangere, e le parole si mischiano hai singhiozzi, ma tu oramai non ci fai caso.
Con calma, un passo alla volta, inizi a recuperare tutti i tasselli che vedi sparsi nella tua mente.
Come in un puzzle, ti sforzi per ricostruire ciò che rimane della tua memoria in modo da venire a capo di questa faccenda.
Lentamente, un passo alla volta, riesci a risolvere l’enigma.
Ora ricordi.
Ricordi perchè sei arrivato alla decisione che l’unica cosa che ti rimaneva da fare era morire.
Ricordi perchè hai deciso di mandare giu un’intera scatola di tranquillanti tentando il suicidio.
L’hai fatto per sfuggire alla tua prigione.
Potevi avere tutto ciò che volevi, ma niente di ciò che realmente desideravi.
I tuoi soldi, il tuo status sociale, il tuo bell’aspetto ti garantivano tutte le ragazze che potevi sognare, nessuna ti avrebbe detto di no.
Ed anche gli uomini, magari con un pò di riluttanza nel dichiarare la loro omosessualità, ma alla fine anche loro sarebbero venuti da te.
Ma il loro amore? Quello vero, incondizionato, quello romantico che ti faceva sognare ad occhi aperti, quello non sei mai riuscito ad averlo.
Potevi vedere la tua Austria espandersi a vista d’occhio fino ad arrivare all’orizzonte, sapendo che, come in un film, “un giorno tutto questo sarebbe stato tuo”.
Ma in cuor tuo sapevi che non lo sarebbe stato mai veramente.
Perchè la nazione in cui eri cresciuto non era ancora pronta ad accetare un bisessuale ed effeminato come te.
Nella tua terra natale saresti sempre stato un’estraneo.
Potevi avere tutte le automobili che volevi, ma non sarebbero mai state abbastanza potenti per poter fare ciò che più desideravi.
Fuggire, scappare da questa prigione.
Non potevi farlo, e mai potrai, perchè il mondo stesso è la tua prigione.
Così bella in apparenza, ma così inadatta a te, che sogni un vita romantica e meravigliosa, per poi ritrovarti invischiato nel grigiore della quotidianeità.
Ecco perchè hai tentato il suicidio.
Era l’unica via di fuga.
L’unico modo di poter scavalcare le mura di questa fortezza.
Ma alla fine sei uscito di nuovo sconfitto, persino la morte ti è stata negata.
Sei condannato a questa prigionia, così bella in apparenza e così letale in sostanza, rinchiuso nel tuo loculo dal quale potrai ammirare e sognare tutto ciò che vuoi, senza mai poterlo avere veramente.
Non puoi fuggire.
E’la tua condanna.
E’ la tua prigione di vetro.
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