| | | OFFLINE | | | Post: 396 Post: 245 | Registrato il: 11/11/2006 | Sesso: Maschile | Handler | Tag Team Champion | Mark Harrison/Jonathan Garrett | |
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19/08/2007 21:47 | |
Arcipelago Artico Canadese, primavera 2007
Era piena primavera, ma sulle gelide acque dell'oceano Artico il freddo perdurava. Il tempo era sereno, ma le notti erano a dir poco gelide, e nessuno avrebbe voluto stare all'aperto con quella temperatura.
Eppure, in piedi su una scogliera rocciosa a picco sul mare, in un'isoletta non lontana dall'isola Victoria, nell'Arcipelago Artico Canadese, un uomo alto e grosso, con indosso una tuta mimetica verde, scrutava il mare, incurante del gelo.
Jonathan Garrett era abituato alle condizioni climatiche avverse: aveva convissuto con l'estremo caldo umido dei tropici e con il freddo intenso dell'estremo nord; con il sole bruciante dei deserti e con la pioggia continua delle regioni monsoniche; il freddo secco di quell'isoletta, della SUA isoletta, di quel luogo che lui e i suoi avevano plasmato come loro base, non lo infastidiva neppure. Molto spesso, in quelle serene e chiare notti artiche, si trovava a guardare il gelido mare, pensando.
Quella sera però c'era qualcos'altro: Dunn fissava le acque scure con un interesse insolito. L'ex Marine si sentiva inquieto: avvertiva una sorta di presentimento, come se qualcosa stesse per accadere. Qualcosa di brutto per lui ed i suoi.
Non che avesse paura: dopo una vita passata sui campi di battaglia lui non ricordava neppure cosa fosse la paura; avvertiva però nelle vene quell'adrenalina che cresceva di solito in lui alla vigilia di un combattimento.
Eppure non c'era nulla di strano: il mare era tranquillo, pacifico e vuoto.
E allora perché si sentiva così nervoso?!
Sempre rimuginando, Dunn voltò le spalle alla scogliera e si diresse verso il basso massiccio roccioso che occupava la parte centrale dell'isola a forma di ferro di cavallo.
Giunto davanti all'altura, Garrett scostò un cespuglio ed aprì la porta d'acciaio che vi era nascosta dietro, entrando in un corridoio scavato nella roccia viva; cento metri, ed il corridoio sboccò in una grande caverna di forma semisferica, la cui volta, punteggiata da diversi riflettori, si stagliava trenta mentri sopra il pavimento; ci avevano messo mesi ad allargare la già grande caverna che avevano trovato all'interno del massiccio roccioso, ma alla fine era diventata ampia abbastanza da contenere tutti i loro mezzi, l'artiglieria e anche l'elicottero, che poteva essere portato fuori da un'apertura laterale. Inoltre tutto un lato della caverna era occupato dalle centraline radio e dai comandi di tutti gli impianti di rilevamento dell'isola. Neanche un salmone poteva avvicinarsi alla costa senza essere individuato. Un angolo era stato invece attrezzato a zona comando, con utte le apparecchiature radio e i computer necessari a gestire una battaglia e a controllare i sistemi missilistici. Non solo: da quella caverna principale si dipanavano diversi corridoi che portavano ai depositi di armi e munizioni, ai dormitori e a diverse postazioni difensive incassate nella roccia. Uno portava addirittura ad un piccolo porto, dissimulato in una scogliera, dove erano ormeggiati mezzi che qualsiasi gruppo mercenario o terroristico avrebbe pagato miliardi: due aliscafi da trasporto, in grado di caricare quasi tutte le principali attrezzature e armi del gruppo, e tre vecchi sommergibili, che erano comunque in ottime condizioni. Quelli Garrett li considerava il suo fiore all'occhiello: erano tre U-Boat modello IX, costruiti dalla marina tedesca nella seconda guerra mondiale, e che lui aveva ritrovato, durante una missione, nell'insenatura argentina dove erano stati nascosti dai loro equipaggi alla fine della guerra; quei tre mezzi, che Garrett aveva fatto risistemare e ammodernare dai suoi uomini, potevano evaquare tutto il suo gruppo in caso di emergenza, e spesso erano usati anche per portare i gruppi di combattimento nei paesi dove la loro presenza era richiesta.
Ogni volta che entrava in quella base che lui stesso aveva costruito a Garrett sembrava di essere entrato in un vecchio film di James Bond, e quasi stentava a credere che fosse tutto vero.
Garrett si avvicinò alla lunga serie di apparecchiature elettroniche poste vicino alla parete; era un momento tranquillo, come quasi sempre del resto, e seduto davanti ai monitor c'era un solo uomo: dimostrava circa quarant'anni, ma aveva già i capelli bianchi, ed una corta barba dello stesso colore gli cingeva il viso. Come il suo capo, indossava una tuta mimetica, che però era di colore grigio chiaro. Burt Hollis era uno dei più vecchi compagni di Garrett: inglese di nascita, aveva lasciato i Royal Marines per seguirlo già da prima della guerra in Cecenia. Garrett gli rispondeva con la stessa durezza che riservava agli altri, ma aveva in lui una grande fiducia.
- C'è qualche novità, Burt?- gli chiese Garrett.
L'ex Marine di Sua Maestà si voltò:- Oh, Dunn. Stavo per mandare qualcuno a cercarti. C'è qualcosa che vorrei tu vedessi.
- Qualche problema?- chiese con voce dura l'ex militare americano; non era buon segno se uno come Hollis, che non si stupiva di nulla, voleva mostrargli qualcosa.
- Probabilmente no, ma è qualcosa di insolito.- e gli indicò lo schermo radar verdastro che aveva di fronte; con il dito puntò una macchia bianca che lampeggiava circa al centro dello schermo:- Guarda questo segnale; è un grosso aereo, credo un quadrimotore, ma questo radar non è abbastanza accurato per saperlo con certezza. Ci è passato sopra ad alta quota circa due ore fa. All'inizio ho pensato che fosse un aereo di rifornimento per qualche base artica, ma poi ci è passato sopra altre due volte, e infine ha iniziato a girare in cerchio sull'oceano, a circa venti chilometri a nord dell'isola.
Garrett rimase pensieroso:- Strano...molto strano.
- Che ne pensi? Magari ha solo un'avaria.
Garrett rispose solo:- Accendi "Jasper", vediamo con chi abbiamo a che fare.
"Jasper", come lo chiamavano loro, era il non plus ultra in fatto di rilevatori satellitari tattici: nel raggio di sessanta chilometri era in grado di individuare mezzi anche molto piccoli e, grazie ad una gigantesca memoria computerizzata, indicarne il tipo con una accuratezza quasi assoluta. Era stato molto difficile rubarlo all'esercito americano.
Hollis si spostò ad un'altra consolle, posta sotto uno schermo azzuro, e premette alcuni pulsanti; lo schermo prese vita, mostrando a sua volta il segnale dell'aereo, solo che questa volta era abbastanza particolareggiato da permettere di riconoscere un grosso quadrimotore. L'inglese premette di nuovo alcuni pulsanti, e sullo schermo, al posto del rilevamento radar, coparvero alcune righe di scrittura.
La maschera dura di Garrett si incrinò per un istante, e l'ex marine proruppe in una colorita imprecazione; sullo schermo era apparsa questa scritta:
Aereo identificato.
Lockheed P-3 Orion, quadrimotore da trasporto, lotta anti-sommergibile e ricognizione dell'Aviazione Militare Canadese.
- Maledizione, è un ricognitore!- urlò l'inglese,- Allora deve avere individuato qualcosa. E se è così la marina canadese verrà a controllare!
Come in risposta alle parole di Hollis il radar davanti al quale si trovava fino a pochi istanti prima emise una serie di lievi fischi; lui andò a controllare, e non fu difficile individuare i due segnali in avvicinamento da est.
- Buonanotte! Sono due pattugliatori. Sono piccoli, devono essere della guardia costiera. Comunque siamo nei guai! Se arrivano quì scopriranno tutto, e chiameranno l'esercito!
- Calmati, Burt.- ordinò Garrett, con una voce secca come un colpo di pistola. Poi aggiunse:- Dai l'allarme; voglio tutti gli uomini in piedi in un minuto, e tutti ai loro posti in due.
L'ex Royal Marine non capì cosa l'americano intendesse fare, ma premette ugualmente un pulsante posto su una consolle vicina.
Una sirena lacerò l'aria all'interno del complesso; in pochi secondi tutti i circa quattrocento uomini che si trovavano addormentati nei dormitori furono ben svegli e iniziarono a prepararsi fulmineamente; sapevano bene che la sirena d'emergenza non era mai suonata, e il fatto che in quel momento fosse attiva voleva dire solo guai.
Dopo un minuto e quaranta secondi un gruppo di almeno trenta uomini entrò nella caverna principale; quasi tutti si disposero alle apparecchiature di rilevamento e a quelle del centro di comando, ma tre si avvicinarono subito a Garrett; a prima vista sarebbero potuti sembrare usciti tutti dalla stessa covata: alti, grossi, tutti sui trentacinque-quarant'anni, con i capelli corti scuri e le divise mimetiche, erano la raffigurazione esatta di come ci si poteva raffigurare un componente delle forze speciali; e infatti tutti e tre lo erano stati: Gregory Burton era stato per cinque anni nei Beretti Verdi prima di unirsi, nel 1995, al da poco formato gruppo di mercenari di Garrett; Jean-Philippe Sardout, il più vecchio, aveva passato nove dei suoi quarant'anni nella Legione Straniera, e si era unito all'americano già prima della Cecenia. Infine Leonid Koskin aveva fatto parte delle forze speciali russe fino al '99, ed era quello che era con loro da meno tempo, ma si era già dimosrato un ottimo combattente. Loro tre erano i primi subordinati di Garrett, e benché lui normalmente prendesse le decisioni da solo, formavano, con Hollis, il suo gruppo di comando.
- Abbiamo un problema.- disse senza preamboli Garrett;- Un ricognitore canadese deve aver scoperto qualcosa di strano sulla nostra isola; la Guardia Costiera ha mandato un paio di motovedette a controllare.
Sulle facce dei presenti si dipinse una certa preoccupazione: dietro la Guardia Costiera c'erano le forze armate canadesi, e questo voleva dire guai a non finire.
- Loro ci credono probabilmente contrabbandieri.- continuò Garrett, avvicinandosi al centro di comando, dove tutte le apparecchiature erano state attivate da una dozzina di uomini,- Togliamoli subito dalla loro illusione; Greg, manda tutti i tuoi uomini ai posti di combattimento; Jean, fa mettere in posizione tutte le armi pesanti; Leonid, prepara un gruppo di centocinquanta uomini e armalo al meglio, in modo che sia pronto per ogni evenienza. Burt,- e si rivolse all'inglese, che si era messo di fronte alla centralina che controllava gli impianti missilistici difensivi,- fai vedere a questi canadesi che non si deve stuzzicare un nido di vespe. Mandami in fondo all'oceano quelle due motovedette!
L'inglese, nonostante fosse un uomo indurito dall'esperienza, rimase per un attimo interdetto:- Le affondiamo così, senza dare loro alcun preavviso, alcuna possibilità? Mandiamo a morte quegli uomini così?
Garrett lo fissò con uno sguardo truce:- Spara due missili contro quelle motovedette e falle a pezzi. Ora!
Anche se un po' a malinquore, Hollis dovette ubbidire; così, mentre gli altri tre ufficiali di Garrett si allontanavano, premette alcuni pulsanti sulla tastiera da computer che aveva di fronte, attivando così uno dei sistemi lanciamissili, che conteneva quattro missili antinave a medio raggio RBS-15, di origine svedese. Dopo aver dato un ultimo sguardo agli occhi impassibili di Garrett, Hollis premette "Invio".
Quattro ordigni partirono con una fiammata da una rampa dissimulata frai cespugli; i mercenari, che stavano caricando i lanciarazzi e le mitragliere disposte nelle postazioni incassate nella roccia e stavano portando cannoni, mortai e mitragliatrici in quelle dissimulate nel resto dell'isola, videro le loro scie dipingersi nel cielo, dirette verso est, e seppero che ancora una volta si stava preparando per loro una battaglia; solo che, una volta tanto, sarebbero stati loro a giocare in casa. Non c'era paura in quegli uomini: solo una fredda e adrenalinica determinazione.
Nessuno però avrebbe mai potuto essere freddo quanto il loro comandante, che restava impassibile davanti al monitor a fissare, su una mappa elettronica stilizzata delle zone circostanti l'isola, le scie dei quattro missili che filavano verso le motovedette canadesi. Hollis le guardava a sua volta, sudando copiosamente al pensiero che quegli uomini, ignari di tutto, intenti solo a fare il loro dovere, stavano per essere fatti a pezzi senza sapere neanche il perché.
Bastarono solo pochio minuti: i missili raggiunsero le due navi, poi tutti e sei i segnali scomparvero dal monitor: prima i missili, poi, dopo pochi secondi, le motovedette. Hollis si immaginò i quattro ordigni che foravano i sottili scafi delle piccole navi da pattuglia, per esplodere poi all'interno, maciullando paratie, strumentazioni...e carne umana; poi vide i relitti straziati e carichi di cadaveri affondare nelle gelide acque dell'Atlantico, e fu costretto ad ingoiare un grosso groppo che gli si era formato in gola. Si voltò di nuovo verso Garrett, e sentì un brivido gelido corrergli lungo la schiena vedendo la crudele soddisfazione che albergava nei suoi occhi.
- E queste sono sistemate.- ghignò l'americano,- Ora pensiamo a quell'aereo.
Nel disperato tentativo di salvare almeno l'equipaggio del quadrimotore Hollis disse:- E' inutile abbatterli. Hanno certamente individuato i missili con i loro sensori, ed avranno di sicuro già trasmesso le informazioni al Comando.- poi, data un'occhiata al radar tattico, aggiunse:- Si stanno allontanando verso ovest; non c'è bisogno di distruggerli, capo!
Quando Garrett parlò di nuovo la sua voce suonò crudele come il sibilo di un cobra:- Sono venuti ad intromettersi nei miei affari a casa mia, e ora ne pagheranno le conseguenze. I canadesi impareranno che non ci si deve mettere sulla strada di Jonathan Garrett. Tira un paio di missili a quell'aereo e sbriciolalo, ora!
Hollis in fondo era sempre un soldato, non un killer; non amava uccidere a sangue freddo; ma non aveva scelta: non era prevista alcuna disubbidienza nel gruppo di Garrett, e soprattutto non era tollerata; con la morte nel cuore, attivò uno dei lanciamissili antiaerei disposti quà e là sull'isola, e sparò due missili antiaerei Sea Sparrow contro il quadrimotore Orion.
Il bersaglio era a ventidue chilometri, l'autonomia massima di quei missili; per qualche secondo Hollis sperò che fosse troppo lontano, che lo avrebbero mancato; poi i due micidiali ordigni centrarono l'aereo.
L'Orion non ebbe scampo: spezzato in due dall'esplosione, precipitò in vite, ed i due tronconi sprofondarono nell'oceano. Nessuno dei membri dell'equipaggio si salvò.
Hollis rimase inebetito a fissare il monitor, dal quale era scomparso il segnale dell'aereo; sentì appena la voce di Garrett che ghignava:- Questo gli farà capire che non hanno a che fare con dei dilettanti. La prossima volta faranno un po' più sul serio. Oggi avremo di che divertirci, me lo sento!
Il "divertimento", come lo aveva chiamato Garrett, non si fece attendere molto: apparve circa cinque ore dopo la distruzione dei mezzi canadesi, circa alle cinque e mezzo del mattino, poco prima dell'alba; Hollis, ancora fermo davanti al radar, comunicò a Garrett:- Arrivano. Una unità militare in arrivo da sud-est. Cinque elicotteri in arrivo dalla stessa direzione, due direttamente da sud.
- Con chi abbiamo a che fare?
Hollis attivò la centralina collegata a "Jasper", vi lavorò per circa un minuto, poi rispose:- La nave è un pattugliatore della marina canadese, classe "Summerside". E' una nave piccola, e fortunatamente poco armata; niente missili, solo un pezzo d'artiglieria di piccolo calibro; Gli elicotteri che arrivano dalla stessa direzione sono dei trasporti CH-148 Cyclone; possono portare ventidue uomini ciascuno. Quelli che arrivano da sud sono dei CH-124 Sea King; sono elicotteri da attacco, e probabilmente portano dei razzi. Tutto sommato, hanno una discreta potenzza di fuoco, soprattutto se su quegli elicotteri ci sono le Forze Speciali Canadesi.
- Sono comunque poco più di cento.- ribatté gelido Garrett,- Credono ancora di avere a che fare con un nemico poco numeroso e non molto armato. Magari ci credono un pugno di terroristi. Saranno in grossa inferiorità numerica, ed i nostri non sono meno addestrati di qualsiasi unità speciale. Li schiacceremo.
L'ex Royal Marine si voltò a guardare il suo comandante: mentre i suoi uomini andavano ai loro posti e preparavano le difese, Garrett era andato ad armarsi. In quel momento, con indosso il giubbotto antiproiettile sopra la tuta mimetica, il mitra M-16 a tracolla, la pistola mitragliatrice Viking nella fondina sinistra e la sua vecchia Colt modello 1911 calibro 45 nella fondina destra, incuteva davvero paura.
- Stacca le difese automatiche. Le postazioni lanciamissili funzioneranno meglio se attivate manualmente sul campo. Tu pensa a tenerci informati di tutti le novità, i radar delle postazioni sono a corto raggio. Io vado a raggiungere Leonid e i suoi; toccherà a loro vedersela con le forze speciali. Dì a Greg di prepararsi a colpire con i missili il pattugliatore appena sarà a tiro, e di preparare tutta l'antiaerea disponibile per vedersela con gli elicotteri da combattimento quando si faranno sotto. Di quelli da trasporto ce ne occuperemo noi. Quanto a Jean, stia pronto ad appoggiarci con i mortai e i pezzi d'artiglieria quando lo chiamerò per radio. Tenga le sue armi puntate verso la radura a nord del massiccio, sbarcheranno di sicuro lì. Dì ad entrambi di tenere gli occhi aperti, i nervi a posto e il cervello pronto; se tutti reciteremo bene la nostra parte, da stasera i canadesi avranno qualcuno di cui avere veramente paura.- e, detto ciò, si diresse verso l'uscita della base.
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