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Metempsicosi [Spot Canzano x SOTR]

Ultimo Aggiornamento: 23/05/2007 12:17
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14/05/2007 23:51
 
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Metempsicosi.


Ieri ero la furia degli elementi, la distruzione totale, una forza della natura che si abbatte su ogni aspetto dell’operato umano, travolgendo tutto, spazzando via ogni cosa, semplicemente cancellando tutto il cancellabile.
Oggi sono la calma, la quiete assoluta, l’acqua cheta e fresca che vi rinfresca la gola, spegnendo la sete. Nella tranquillità assaggio gli attimi che scorrono, aggiungendo stella a stella in una notte priva di luci nel suo manto nero; incoraggiando la luce della luna ad indicare la via durante la notte, incitando la stella polare a fare da punto di riferimento ai vecchi lupi di mare, che navigano su acque notturne, nere d’ebano.
Ieri ho afferrato tutto e ne ho fatto polvere.
Oggi dono genesi ad un nuovo creato.

Metempsicosi. Ogni giorno rinasco in altro da me.

Ieri ero la lama che trafiggeva il tuo petto, fredda di metallo doloroso, che squarcia carni, stillando sangue ed agonia dal tuo corpo debole e vulnerabile. Ero la frusta che rigava la tua schiena, chiedendoti un grido di dolore ed una preghiera di supplica a smettere quella tortura. Ma io ieri ero l’inarrestabile malvagità umana abbatutasi su di te, spietato mi muovevo attorno alla tua carne, sondandone le possibilità di resistenza al dolore.
Oggi sono la medicazione che lenisce le tue ferite, una benda bianca che le ripara dal rischio di un’infezione. Sono il dolce miele del sollievo, il dottore dell’animo e della carne, pronto a soddisfare ogni tua più piccola esigenza, cercando di vederti spalancare sulle labbra un sorriso di sollievo. Sono la pace della cura, il lento riedificare delle energie, la patria di ogni persona sana che cerca fuga dalla caducità, e nella medicina ritrova speranza nell’esistenza, con l’illusione di crederla inifinita e inscalfibile, sempiterna immacolata.
Ieri ho preso la tua esistenza e ne ho fatto scempio.
Oggi ti dono ricovero.

Metempsicosi. Ogni giorno rinasco in altro da me.

Ieri ero il cantore di ogni sventura, venuto a spaventare la gente raccontando di immani sciagure a venire. Strappavo terrore ai loro occhi e alle loro esclamazioni, aggiungevo l’orrore del vuoto ai miei discorsi, e spezzavo ogni possibilità di redenzione prevedendo l’inelluttabile. Davo forza alla superstizione, ma non alla superstizione divina, fonte di ogni rassicurazione, bensì alle tetre credenze di angeli neri, pronti ad abbattersi come piaghe sulla nostra civiltà, definita malata e irrecuperabile. Spezzavo le gambe a chi aveva fiato per correre, auspicavo morbi a chi aveva salute da propagandare. E con un sorriso amaro che nascodeva il ghigno malefico rannicchiato nel mio cuore, andavo mendicando segnali d’apocalisse.
Oggi sono padrone di ogni ottimismo. Incito il bambino a cercare di amare la vita, rassicuro l’anziano sulla distanza che lo separa dalla sua dipartita. A chi è storpio, prospetto la guarigione. A chi è cieco, parlo della vista del cuore. A chi è muto, protongo il linguaggio dei gesti. Se mi si avvicina qualcuno che sembra portare sulle spalle il pesante fardello della propria esistenza, lo alleggerisco con un sorriso, cerco una ragione che porti al di fuori del dubbio, per una nuova certezza che spezzi ogni catena costruita dal male di vivere. Se vedo fame e sete, sazio e disseto. Se incontro malattie, propongo la via verso una nuova guarigione.
Ieri prendevo la speranza e ne facevo immondizia.
Oggi dono una nuova natura di fede.

Metempsicosi. Ogni giorno rinasco in altro da me.

Ieri era il teorico dell’assoluto, il messaggero di ogni idea inscalfibile, di ogni credenza irrinunciabile. Creavo dogmi, costruivo solidi palazzi di certezze, e ne davo conto senza dovermi perdere in giustificazioni inutili, come ogni convinto custode della verità dovrebbe fare. Andavo per il mondo descrivendolo come cuore di ogni sofisticatissima formula matematica, perfetto algoritmo secondo i miei perfetti sillogismi irrisolti, un disegno senza sbavature, dalle cui sfumature nulla si poteva evincere se non l’idea suprema che io esigevo di portare agli altri. Creavo, non spiegavo, dalla mia stessa sostanza un castello di nuove regole morali, insostituibili con altre relatività, sulle quali sputavo orgoglioso, conscio della costruzione morale che io avevo edificato. Nuovo profeta, predicavo un verbo nuovo, non da venire, ma già divenuto, in forza d’essere con la potenza di rimanere tale in eterno.
Oggi mi cullo nel dolce miele del dubbio. Non cerco risposte alle mie domande, ma nuovi quesiti che le giustifichino. Raccolgo tutto ciò che avviene nel mondo e lo pongo di fronte ad un nuovo punto interrogativo, consapevole di non doverlo risolvere, e nemmeno interessato alla sua soluzione. Intingo la casa delle mia psiche di “E se...”, e quando paio giungere ad una conclusione, ecco che mi si para davanti una nuova possibilità, che rimane luminosa e vergine fino al giungere della prossima, e nel mare degli enigmi nuoto senza fiato ma con lo stile di un grande nuotatore. Passeggio per strade buie e mi illumino con fuochi fatui che di istante in istante si estinguono, lasciando spazio ad uno nuovo, e così via in eterno.
Ieri ero la patria della verità incontestabile.
Oggi dono il beneficio del dubbio.

Metempsicosi. Ogni giorno rinasco in altro da me.

Ieri la Distruzione; oggi la Nuova Genesi.
Ieri la Malvagità; oggi la Pietà.
Ieri il Nichilismo; oggi la Nuova Fede.
Ieri la Verità; oggi il Dubbio.

Metempsicosi.
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