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13/05/2007 00:52 | |
VITTIMA DELLA FOLLIA
Spot Jack Leone vs Psycho Roman
Extreme Hell 17 maggio 2007
Lo sono… l’avverto.
Questa mia convinzione cresce con il procedere dei miei passi. Una goccia di sudore sfiora il mio viso, cade e subito un’altra la segue. Il cuore batte costantemente, sempre più forte, quasi a raggiungere vette di instabilità fisica.
Immateriale personificazione dell’io cosciente. Perché Jack Leone? Perché questa cosa CI sta succedendo?
Credo in Dio, ma non nel demonio. Eppure una impersonificazione dell’angelo caduto è di fronte ai miei occhi. Un essere immateriale, niente membra, solo occhi. Occhi nell’oscurità.
Non credevo che sarebbe successo, quale delle mie vittime sto osservando? Ho ucciso, padre, io sono peccatore, forse andrò all’inferno perché tu non potrai mai tendere la tua onnipotente mano verso di me.
Piango, non era sudore, ma disperazione. Perché sono così debole? Vorrei trovare un appiglio per risalire, ma l’oscurità mi sta prendendo.
Sprofondo, non sono più in grado di razionalizzare quello che mi sta accadendo. Rivivo la mia vita in un flash, l’abbaglio delle mie colpe. Le mie mani sono ancora sporche di sangue, i capelli cadono dalla mia testa.
Sto cadendo nell’oblio, gli occhi non perdonano, loro sanno tutto, hanno un promemoria della mia esistenza. Perché cadere, perché morire, l’effimera certezza di una incompatibilità con la mia mente.
Vorrei correre, ma sono su una sedia a rotelle. Un tubo è nel mio braccio, i dottori dicono che questo è cibo per un corpo debole.
Chemioterapia, portami via, fammi librare da questo mondo che non più mi appartiene.
Ho sofferto troppo, padre, voglio rivederti, chiederti scusa per averti odiato.
Madre, sei stata la mia guida, mi manchi, prendimi ancora fra le tue braccia. Ti ho sempre amato come un bambino viziato. Non conosco le donne, ma loro mi vogliono vicino. Per questo ero al locale.
Il momento del crollo, stavo scopando. Lei era nuda pronta ad aspettare il mio seme. La natura umana è eccitante, tutto gira attorno al sesso, vero amico Freud? Tu sì che sai psicanalizzare ogni cosa. Credi di conoscermi? Pensi di capirmi? Ti sbagli, scenziato, la mia storia non finirà fra i tuoi annali. Io sono caduto, crollato, precipitato.
Un cancro mi affligge ed è nel mio cervello. L’unico posto dove neanche i soldi possono aiutare. Apritemi pure, provate a succhiarmi via l’energia, sedatemi di farmaci, ma non mi avrete mai. Preferisco morire che perdere la vita. Cancellare i ricordi per vivere più a lungo?
Non accadrà, il mio diniego verso questa società che ti vuole vivo ad ogni costo solo perché devi spendere soldi. W l’economia, w i boom economici, w la cerimonia funebre.
False saranno le vostre lacrime sulla mia lapide, non macchiatela della vostra mediocrità. Io non ne ho bisogno, non fatemi questo, lasciatemi in pace, voi mi state distruggendo. Ho tanto freddo, qualcuno mi abbracci, mi faccia provare l’affetto.
Sylvia, amore della mia vita, sei una troia. Non posso fare a meno di pensarlo, l’80,6% delle mie lacrime l’ho versato per te. Ti desideravo, altri ti possedevano. Ora non posso neanche abbassare la mano sotto le coperte, poiché due uomini vestiti di bianco mi spostano su un lettino. E tu sei lì a guardare attraverso una vetrata, triste, ma fingi, menti, credi di potermi tranquillizzare.
So che morirò, ho visto gli occhi, non la luce. Sono fra i prescelti, il tempo per me è contato, saprò quando sarà la mia ora. Stavolta, è vero, è reale. Ho scherzato a lungo con il mio corpo e mi ritrovo giocato.
La mente fugge via da me. Non mi vuole più. Jack… Leone… il nome non mi è più familiare. Ancora per un po’, poi rimarrà scritto per sempre.
Dio, salvami, tu puoi farlo, curami, non abbandonare tuo figlio. Tu mi hai dato una croce ed il cammino verso la fine ha avuto inizio. Tre mesi, forse quattro.
Inoperabile, indistinguibile, inesorabile.
Un’esistenza volge al termine, la mia e ne ho paura. Non dimenticherò mai gli occhi nell’oscurità, so che erano lì per me. Presto mi avranno, non potrò fuggire da loro.
Il mio è un male incurabile, ma mi fa trarre giovamento perché posso vedere altro. Roman, tu l’hai visto prima di me. Non siamo noi quelli malati, loro sono superficiali. Ti ho sempre creduto pazzo, ma tu eri solo saggio. Perché non ti ho mai compreso, mio compagno d’avventure, in te ho creato odio e vorrai distruggermi.
I dottori spengono le luci, il letto diventa una culla per il bambino un po’ troppo cresciuto che desidera solo stare vicino a suo madre. Sono in pace con me stesso, perdonatemi. Addio.
Vittima della follia,
creatura sottomessa a questa forza.
Ma vincerò, perché Essa mi rende coraggioso.
Roman, grazie, tornerò vivo ancora una sera, lo farò per te, per ottenere la ragione.
Mai, sempre, un’ultima volta.
Vivo, sano, mentalmente instabile.
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