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Uccidere è come Fotografare Chapter II : La Lussuria

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2007 12:56
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01/05/2007 01:50
 
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[ asoidjodsajdosaij] = non in corsivo, rumori, azioni
[sdjoidsja]= in corsivo, pensieri del personaggio
normale: dialoghi
carsivo: narratore


Mark prende il coltello in mano… una lacrima gli sgorga sul viso


Al: grazie… sapevo che non mi avresti deluso….


…… Ora nulla è più rimediabile….


Il maestro di Mark giaceva a terra…. Con un coltello che gli è stato conficcato nel costato… il sangue sgorga come se fosse un grande fiume che si divide in piccoli torrenti, ognuno con un proprio corso… fino a finire tutti in un mare…

Mark prende la macchina fotografica dalla sua ventiquattr’ore… prende una sedia per ottenere una visuale globale del cadavere…. Gli occhi di Al sono riversi verso il cielo e ha assunto un’espressione di puro panico.. nonostante avesse voluto lui questa morte…

Mark piange le stesse lacrime che pianse il suo maestro al momento della fatidica richiesta… il pollice gli trema sul pulsante di scatto… un lacrima gli cade dal viso…



La foto è scattata…


Con questa foto, Al ha voluto dimostrare che di fronte alla morte ogni cosa perde significato…

Mark incomincia finalmente a capire…. Scende dalla sedia e chiude gli occhi del maestro con una freddezza e distaccatezza tale che nemmeno un assassino professionista potrebbe imitare…

Mark esce dalla casa del suo maestro con la macchina fotografica ancora in mano… quella macchina fotografica che gl cambiò la vita… immortalò il suo matrimonio… la nascita di suo figlio.. gli ultimi attimi con suo padre….
E IL SUO CONCEPIMENTO….




Uccidere è come fotografare….. l’immagine istantanea della morte…..

Mark: io ucciderò ancora…. Ma senza disprezzo…. Lungo la mia strada


Mark dopo queste agghiaccianti parole rientra in casa, ripone la macchina fotografica nella valigetta con estrema cura, dopodiché pulisce il coltello con uno strofinaccio e lo ripone nella tasca.
La cornice del capolavoro è quasi completata... Mark ripone davanti al tavolo anche la sedia da cui ha fotografato ciò che un comune essere umano può solo immaginare nei suoi incubi più lugubri ed oscuri e, fatto ciò, prende la via della porta…


[Rumore di passi sul pavimento di legno]

Mark si gira a dare un’occhiata al “Capolavoro”


Mark: Sai Al, non so se te l’ho mai detto… Tu per me non eri il mio maestro, e nemmeno posso identificarti come figura paterna, ma sicuramente, posso chiamarti DIO, visto che mi hai creato nel credo della fotografia… ma dopo questa esperienza non me la sento di definirmi tuo adepto o tua creazione… preferisco definirmi fotografo di vita e di morte, fotografo di emozioni.

Detto questo Mark lascia la casa che ha sconvolto per sempre la sua esistenza su questa Terra fatta di Luci ed Ombre, per incamminarsi definitivamente verso la sua strada, Tristemente illuminata e Allegramente Buia nello stesso momento.

Mark sale sulla macchina con cui era arrivato, pone la sua valigetta sul sedile posteriore, gira lentamente le chiavi della macchina, la avvia , squarciando quell’alone di silenzio che la morte si era portata appresso quando ha preso la vita di Al, e si avvia verso una destinazione che non è dato sapere….


Le ore sono trascorse lentamente da Quel momento, e Mark si sente il fardello di ogni secondo sulle sue spalle… Sa che lui ha compiuto un Capolavoro, ma sa anche che l’essere umano non è pronto ad accettare una simile arte, e si deve nascondere da quella stolta intelligenza inferiore , se non vuole rischiare di sottostare alle loro barbare leggi.



Venerdì 30 Dicembre 2005

23:00 PM

Ponte Di Brooklin- New York City



Mark è sul ponte.

Si sta dirigendo a casa?

Si sta dirigendo dalla sua madre biologica, in cerca di conforto?

Questo a noi non è dato saperlo, ma possiamo immaginare dove un’intelligenza superiore sfogherebbe i suoi istinti primitivi intrappolati nell’involucro di carne e sangue in cui è imprigionata, alla ricerca di distrazione dalla propria vita.

Mark guarda con sguardo di ribrezzo quel che prima chiamava scioccamente casa, un’ammasso di gentaglia che pensa solo ai soldi e al sesso……

[ Mark: Il sesso… ecco come potrei distrarmi…]

Mark sa già dove dirigersi, e non esita a farlo



Sabato 31 Dicembre

24:34 PM

New York City- Manhattan- Esterno Nightclub”With Legs Wide Open”


Mark posteggia la vettura nel primo posto libero a sua disposizione, scende dall’auto e raccoglie la sua valigetta dai sedili posteriori.

Mark con passo incerto, come se fosse un bambino che ha appena imparato a camminare, si incammina verso il Night , sperando all’interno di riuscire a dimenticare il dolore che ha provato ad uccidere il suo Dio.

[Mark entra nel Night]

Subito Mark è aggredito da Luci colorate ed un rumore di musica assordante… che immagine riprovevole per i suoi occhi , che hanno veduto la triste meretrice negli occhi, vedere l’uomo autodistruggersi con le sue mani… droga, alcool, fumo… cose inutili…rovinano sé stessi, ,molto meglio il sesso, che oltre ad essere “naturale” migliora noi stessi, ci tiene in forma.


[Mark si avvicina al bancone per parlare con il proprietario]

Mark: Sto cercando un po’ di sballo, hai qualche ragazza libera?
Barista: Tu dammi la grana, e io ti procuro la fregna

[Mark: Il denaro, Dio e Regnante Indiscusso del Pianeta Terra, cosa ci troverà quest’uomo in questi pezzi di carta? ]


Mark: Ecco qui.

[Mark porge una mazzetta di banconote di piccolo taglio al barista]

Barista: Bene bene bene… seguimi.

I due si incamminano verso una porticina che sembra l’uscita di sicurezza, ma che , appena aperta, rivela un mondo di proibizione che farebbe gola a molti, compreso a Mark


Barista: Ehi dolcezza! C’è un cliente per te!
Prostituta: Arrivo , un’attimo cristo santo!
Barista: Vi lascio soli, sei in buone mani amico.

Mentre aspetta lo strumento di cui necessita per sfogare le sue perdizioni, in cerca di un’effimero rifugio dal male radicato nella sua anima fino a poche ore fa candida, perché ignorante, Mark si guarda in giro.. vede gente che sì dà alle perversioni più assurde.. gente con magari mogli e figli…

Un fulmine a ciel sereno attraversa la sua mente…


Christy

Ma Mark Giuliani è morto spiritualmente… è come se la morte stessa controllasse i suoi movimenti… la marionetta della morte, Christy appartiene alla sua vecchia vita, non ha nessun dovere morale verso di lei.


Sylvia: Eccomi, possiamo andare

I due si incamminano verso una piccola stanza, vi entrano e chiudono la porta… è veramente squallida, solo un letto e un comodino con un paio di preservativi, nient’altro era presente, e nient’altro era necessario.


Mark: Senti, ho da fare perciò sbrighiamoci.
Sylvia: Come sei frigido…Vediamo di scaldarti un poco

Sylvia lecca l’orecchio di Mark, per poi far scendere una mano sotto il suo bacino…



1 ora dopo


Mark: Ah!!! Finalmente…
Sylvia: Baby, mi è piaciuto.. devo ammetterlo sei uno stallone con le palle.. e che palle!

Mark mette una mano nel soprabito … è il coltello… impugnandolo sente la dura freddezza della lama, che gli riporta così tanto alla mente quella cucina di quella villa dove lui è nato… estrae il coltello…


Sylvia: Ehi , cosa?

…… Ora nulla è più rimediabile….

Lei giaceva a terra, con la lama conficcata nel petto, all’altezza del centro delle nostre emozioni, il cuore.

Mark prende la valigetta, estrae la macchina fotografica, dopodiché si mette sul letto, prende bene l’inquadratura e…



La foto è scattata…

L’immagine della morte attraverso la lussuria è impressa su queste particelle di cellulosa


Mark raccoglie le sue cose e se ne va, nell’indifferenza più totale


[Fuori dal Night]


[Mark: Uccidere è come fotografare…L’immagine istantanea della morte, come della lussuria…

Voglio riuscire a fotografare i peccati di queste bestie che popolano così freneticamente questo pianeta…

Ma ucciderò ancora… senza disprezzo… sulla mia strada.]

[Modificato da the legend killer of raw 02/05/2007 0.32]

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