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  21/04/2007 17:55 | |
Non dico di essere un uomo di chiesa ma qualche espiazione dei propri peccati ogni tanto non fa mai male a nessuno.
Entro in chiesa, quindi nel confessionale, un brivido lungo mi percorre tutta la colonna vertebrale, segno di una grande agitazione, il prete nota che sono agitato, e mi rassicura con un piccolo sorriso, mi tranquillizzo; ora sono pronto per espiare le mie colpe.
I miei peccati non sono pochi, a volte il prete rimane allibito dopo aver sentito i miei peccati più gravi, ma alla fine ricevo comunque il perdono divino.
“Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo…”
“… Amen.”
Beh? Tutto qui?
Esco dalla chiesa, e per nulla mi sento purificato dalle mie colpe. Mi sento tale e quale a prima, come se il perdono divino fosse servito a niente.
Probabilmente Dio mi avrà perdonato, ma se questo è il famoso perdono divino, allora preferisco espiare i miei peccati da me.
Passai tutto quel giorno a chiedermi in che modo avrei potuto ricevere la giusta punizione per le mie colpe, inizialmente avevo pensato a flagellarmi, ma un atto così brutale verso me stesso di certo non rientrava nel mio stile. Poi, finalmente, mi venne in mente la giusta soluzione: un metodo grazie al quale avrei sofferto, in modo tale da usare il dolore come una punizione, ma allo stesso tempo avrei riempito il mio corpo di una mia passione, seconda solo all’infliggere e patire dolore: il body tattoo.
Sì, e visto che i peccati capitali di un uomo sono sette, vorrà dire che i miei nuovi tatuaggi saranno sette… 7 tatuaggi per 7 peccati.
Il giorno successivo mi recai nello studio di tatuaggi più vicino, dove decisi di iniziare la mia insolita via verso la purificazione.
Come primo peccato, scelsi l’Ira.
L'ira è percepita come qualche cosa d’altro da noi, che può impossessarsi di noi facendoci perdere la capacità di controllo e l’uso della ragione.
Quando lotto contro qualcuno verso cui provo un odio davvero profondo la mia collera è inarrestabile, non conosco limiti, ed è per questo che faccio di tutto per ucciderlo. Mi tatuai un guerriero spartano sul bicipite destro, uno dei combattenti più stoici mai esistiti proprio sul braccio in cui ho maggior forza, in modo da avere quella carica in più quando sferro un pugno al mio nemico o lo colpisco impugnando qualche oggetto contundente.
Successivamente passai all’Accidia, la pigrizia.
L'accidia è il male del nostro tempo. Si manifesta attraverso la noia, l'indifferenza, l'afflizione, e attraverso quello scoraggiamento che ci induce a lasciare perdere di fronte alle difficoltà.
Effettivamente sono davvero pigro, non ho voglia di vivere, né tantomeno apprezzo il dono della vita. La mia voglia di fare si limita a quelle quattro cose indispensabili, tra cui combattere, ovviamente. E quando combatto, oltre alla mia insana voglia di subire dolore mi piace volare, adoro librarmi in aria come una libellula, creando evoluzioni meravigliose. Ed è per queso motivo che mi feci tatuare due ali su tutta la schiena, a testimonianza del mio amore per i voli; e chissà, magari quando le guardo mi verrà voglia di vivere.
Ora tocca ad un peccato che si può definire come il mio preferito: la Superbia.
La superbia affonda le sue radici in quel nucleo profondo dove si raccoglie la nostra identità che, per costituirsi e crescere ha bisogno di riconoscimento.
Personalmente non penso di essere migliore degli altri. Io SONO migliore degli altri. Questo è forse uno dei peccati in cui non smetterò mai di peccare, ma in quanto vizio capitale, devo assolutamente redimermi. Infatti il mio tatuaggio rappresenta la mia enorme superbia, oltre che me stesso. Raffigura una stella sul mio gomito destro, in mezzo ai miei muscoli portatori di dolore, esattamente come me: una grande stella in mezzo a un mare di feccia.
Ed ora è il turno della Gola.
Darsi una misura nell'assunzione del cibo può essere molto difficile, perché gusto e olfatto sono i sensi più arcaici che mettono in moto le zone più primitive del nostro cervello, quelle su cui i nostri ragionamenti, i nostri propositi, la nostra buona volontà hanno una scarsissima incidenza.
Non dico di essere un goloso di prima categoria, ma non mi dispiace lasciarmi andare ai piaceri della tavola quando vi è l’occasione. Adoro assaggiare nuove pietanze, nuovi tipi di cucine, puramente cosciente del fatto che mangiare tanto non è che sia proprio il massimo. E per un peccato chiamato gola non potevo scegliere un posto più adatto del collo, dove vi fu disegnato un kanji giapponese, che con un semplice significato che racchiude in sé tutta la mia persona, il kanji del dolore.
Ecco che adesso entra in scena l’Invidia.
L’invidia è quell’irrefrenabile desiderio nei confronti di un qualsiasi oggetto che non ci appartiene, l’impossibilità di raggiungerlo cresce di pari passo con la smania di possederlo.
Non sono un tipo molto invidioso, bene o male so accontentarmi di quello che mi ha regalato questa vita di merda, ma se c’è qualcosa che invidio agli altri è l’altezza. Sono cosciente del fatto di non essere proprio un nano con il mio metro e 81, ma in confronto al wrestler medio sonopiù basso, e questo è un boccone che mi riesce molto difficile digerire. Forse è stato meglio così, se fossi stato più alto tutti i voli e le manovre folli che sono solito compiere me li sarei sognati. La caviglia sinisra fu la zona designata per il tattoo, ovvero una matassa di filo spinato che mi lacera le carni. Scelsi quel tatuaggio sia per la mia passione verso il barbed wire, sia per il fatto che magari tutto quel filo spinato mi spinga a credere che forse è stato meglio che non sia troppo alto.
A voi la Lussuria.
L'istinto alla sessualità non va represso: le passioni danneggiano l'essere umano sia quando sono eccessivamente compresse, sia quando sono scatenate senza limiti. La lussuria consiste in una oggettivazione del corpo che esclude tutto il resto.
Purtroppo non sono un Casanova, ma non posso lamentarmi della mia vita sessuale. Mi lamento solo del fatto che questo è il peccato che odio più di tutti. Per colpa della lussuria tendo ad affezionarmi troppo ad una persona, finendo col rimanerci quasi sempre con il cuore spezzato. E quindi il tatuaggio di uno squarcio sul petto, precisamente nella zona adiacente al cuore, mi sembrava più che adatto.
E per finire, l’Avarizia.
Istintivamente si ha difficoltà a condividere quello che si ha con i propri simili, soprattutto se l’oggetto in questione è costato sacrifici e fatica, l’egoismo è insito nell’animo umano: nessuno vuole che ciò che è a nostro vantaggio vada a vantaggio di altri.
Riconosco di essere molto avaro con ogni tipo di cosa, perfino con il dolore, in un certo senso. Quando arreco del dolore a qualcuno devo farmi del male anche io, non posso farne proprio a meno; è una specie di avarizia al contrario, ma sempre avarizia è. Ovviamente mi sono dovuto purificare anche da questo peccato, tatuandomi la scritta ‘$even’ sull’avambraccio sinistro, ovvero il numero dei sette peccati capitali; con la peculiarià della simbolo del Dollaro iniziale, giusto per restare in tema con l’avarizia.
Ovviamente non mi feci tutti questi tatuaggi in una volta sola, ma con un intervallo tra uno e l’altro in cui ho potuto riflettere su ogni singolo peccato.
Avevo già un tatuaggio, la mia famosa K attorno all’ombelico, più questi 7 ora ne ho 8. E anche se la gente pensa che avere tatuaggi in numero pari porti sfortuna a me non importa. La sfortuna sarà solo l’ennesimo avversario da sconfiggere, proprio come Shagrat e Nandapal Klose. |