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A new life vol.1

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2007 22:50
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Mark Harrison/Jonathan Garrett
20/04/2007 23:00
 
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Frank Wolff allungò le gambe sotto la sua scrivania e si stiracchiò; era seduto da quella mattina, e dopo sei ore iniziava a sentirsi i muscoli intorpiditi; non poteva certo dire che il suo fosse un lavoro movimentato, passare dieci ore al giorno chiuso in un ufficio non era decisamente il massimo dell'emozione, ma il ricordo di tutta la fatica che aveva fatto per raggiungere quella posizione bastava a compensarlo di quel po' di noia che provava a certe ore del giorno; perché lui, Frank Wolff, era arrivato a quarantacinque anni proprio come voleva; si sentiva realizzato, ed il fatto di essere partito da zero lo rendeva ancora più orgoglioso. E lui veramente poteva dire di essere venuto fuori dal nulla: suo padre era un semplice operaio, sua madre una maestra di scuola; lui, invece, era uno dei più grossi imprenditori immobiliari di New York; quasi tremila persone in città abitavano in case di sua proprietà; per di più, viveva in una bella villa in periferia, con una bella moglie e due figli piccoli. Si, Frank Wollf poteva veramente dire di essere un uomo fortunato.

Dopo essersi riposato un istante, Frank ricominciò a passare in rassegna le richieste di appartamenti in affitto; benché potesse decisamente permettersi qualche impiegato che facesse quel lavoro per lui, preferiva controllare di persona se le persone che volevano affittare una sua casa avevano i requisiti economici necessari. Questo non perché non si fidasse della competenza dei suoi dipendenti, ma perché in fondo solo lui sapeva quando era il caso di sgarrare un po', di lasciare perdere parzialmente i limiti ai parametri che lui stesso aveva deciso anni prima. Era un essere umano, in fondo, e uno dei privilegi di essere il capo era che nessuno lo poteva punire se si sentiva di contravvenire ai regolamenti.

Quel giorno comunque le richieste erano poche: c'erano solo tre cartellette sulla scrivania. Frank prese la prima e la aprì; la osservò solo per un paio di minuti, poi prese dal cassetto un timbro, lo schiacciò su un tampone e timbrò la scritta "APPROVED" sul primo foglio; non aveva trovato neppure un problema nei requisiti, quello era il migliore tipo di cliente che potesse toccare a qualunque imprenditore: un uomo con moglie e due figli, uno di dieci e uno di quattro anni, proprietario di un negozio ben avviato, ben coadiuvato finanziariamente dalla moglie commercialista; un ottimo reddito; decisamente sarebbe stato in grado di pagare l'affitto.

Spostata la prima cartelletta su un lato della scrivania, Wolff aprì la seconda. Questa volta l'analisi fu più lunga: infatti l'uomo che aveva fatto la richiesta sforava dai limiti che lui aveva posto; era un operaio, per la precisione un muratore; la moglie faceva la cameriera in un risptorante, ed avevano tre figli e una figlia da mantenere; come reddito erano abbastanza sotto il tetto minimo; d'altro canto però i suoi precedenti non sembravano troppo tremendi: pur se con qualche ritardo, i rapporti della banca dimostravano che aveva, in precedenza, sempre pagato gli affitti della casa in cui vivevano; dopo la nascita dei loro ultimi due bambini, però, avevano bisogno di una casa più grande; davvero bisogno, a quanto pareva da quello che aveva tirato fuori dalle informazione di quella cartella; e poi la sua esperienza glielo diceva a voce molto alta. Frank alzò il timbro, poi lo abbassò,infine lo alzò di nuovo e timbrò la scritta "APPROVED" anche sul primo foglio della seconda cartelletta. Aveva abbastanza soldi per permettersi qualche piccolo rischio.

Quando però ebbe preso la terza cartella ed ebbe scorso due volte le informazioni fu costretto a riporre il timbro e a prenderne un altro; purtroppo quell'uomo non solo oltrepassava di parecchio i limiti minimi, ma non sembrava dare alcuna garanzia di poter pagare l'affitto del trilocale che chiedeva. Lo stipendio da lavafinestre che percepiva, non aiutato affatto dalla moglie, doveva servire anche a mantenere un figlio neonato; decisamente era improbabile che quell'uomo potesse pagare lo stipendio della casa che chiedeva; pur con un certo dispiacere, Frank schiacciò il secondo timbro nell'inchiostro, e con un colpo secco stampò sul foglio la scritta " NOT APPROVED". Benché non gli piacesse mettere nei guai una famiglia, non sarebbe arrivato dov'era dando appartamenti in affitto a tutti, anche a coloro che non davano garanzie. Solo una volta aveva rischiato, ed aveva dato una casetta in affitto a tre persone decisamente fuori dai limiti minimi; anzi, a dire la verità quei tre i limiti li avevano letteralmente polverizzati: solo uno lavorava in modo stabile, ed era un lavoro decisamente da stipendio basso; un'altro era studente e lavorava solo saltuariamente, la terza era una ragazzina. Decisamente qualsiasi fibra razionale del suo essere gli urlava che dare una casa in affitto a quei tre era a dir poco "a perdere", che ben difficilmente avrebbe mai visto un pagamento in orario, ma quando aveva letto di nuovo tutta la storia di quei tre, tutto ciò che era accaduto loro negli ultimi anni, decisamente non si era sentita nel braccio la forza di stampare la frase "NOT APPROVED" su quella cartelletta; allora aveva ripassato di nuovo la scheda personale del più vecchio dei tre; vecchio era una parola un po' grossa, visto che aveva poco più di diciotto anni; aveva fissato la fotocopia della carta d'identità, aveva guardato fino in fondo gli occhi d'acciaio di quel ragazzo che la vita aveva trasformato in uomo prima del tempo, ed alla fine, senza sapere neanche perché, aveva stampato la scritta "APPROVED" sulla cartelletta. E in fondo non se ne era mai pentito troppo: anche se con qualche ritardo, quel ragazzo aveva sempre pagato l'affitto.

L'interfono suonò; Frank si riscosse dai suoi pensieri ed accese il microfono:- Sì?

- Mister Wolff, c'è il signor Harrison che chiede di vederla.- cinguettò la voce della sua segretaria.

Lupus in fabula: era prorpio il ragazzo a cui aveva affittato quella casetta; premette di nuovo il pulsante del microfono e disse:- Va bene, lo faccia passare.

Pochi secondi dopo la porta dell'ufficio si aprì, ed entrò un ragazzo di circa vent'anni, alto e muscoloso, con stampato in faccia un allegro sorriso:- Buongiorno,signor Wolff!

- Signor Harrison! Che piacere vederla!- Wolff si sporse al di là della scrivania per stringere la mano al giovane:- Prego, si sieda.- e gli indicò una sedia davanti alla scrivania.

- Grazie.- disse il ragazzo, e si sedette:- Come stanno sua moglie e i suoi figli?

- Molto bene, la ringrazio! E i suoi fratelli stanno bene?

- Sono in ottima salute e anche piuttosto allegri!- ridacchiò Mark.

- Devo complimentarmi con lei! L'ho vista in televisione, ha fatto una bella carriera negli ultimi mesi! E' un grande combattente lei! Mi dispiace però che abbia perso quella cintura...

Mark alzò le spalle:- Ne conquisterò un'altra.

- Complimenti! Ammiro la sua tenacia! Ora però veniamo alle cose meno divertenti: posso conoscere il motivo della sua visita?

- Ah, si. Comunque le dirò subito che per me anche questa è una cosa molto positiva.

- Prego, la ascolto con attenzione!

- Allora, come ha dimostrato di sapere, negli ultimi tempi ho un nuovo lavoro, che mi rende decisamente di più del vecchio; lei non si immagina i sacrifici che ho fatto negli ultimi tempi, di quanta fatica abbia fatto per mettere da parte un po' di soldi, però finalmente sono riuscito a raccogliere una somma sufficiente per pagare la prima rata di un piccolo appartamento; ora ho uno stipendio fisso, e ho i requisiti perché me la vendano; vorrei quindi disdire il contratto di affitto; la ringrazio veramente ditutto ciò che lei ha fatto per me: lei mi ha dato un tetto quando nessun'altro lo avrebbe fatto, lei mi ha permesso di tenere assieme tutto ciò che restava della mia famiglia, di far crescere i miei fratelli in un ambiente quasi normale; ora che posso farlo, però, voglio cercare di avere una casa che possa essere per loro un rifugio anche se dovessero arrivare dei giorni di pioggia, se dovessero giungere tempi in cui non potrò più pagare l'affitto...Insomma, voglio che loro abbiano un luogo che possano davvero chiamare "casa nostra".

Nell'ufficio ci fu silenzio per alcuni secondi, poi Frank disse:- Non c'è alcun problema, signor Harrison. Io non posso che farle i complimenti per come lei si comporta con i suoi fratelli: non conosco molte persone che farebbero tanti sacrifici per la propria famiglia; ovviamente non c'è alcun problema per disdire il contratto; anzi, se vuole, io posso farle mostrare diverse casette piccole ma accoglienti, in zone molto più tranquille di quella in cui abitate adesso, tutte a prezzi decisamente abbordabili!

Mark sorrise:- Non so come ringraziarla, mister Wolff.

- Non mi ringrazi.- aggiunse Frank, mentre si alzava e iniziava a cercare in uno schedario il contratto di Mark,- Non c'è persona che conosca che meriti più di lei di avere qualche rimborso dalla fortuna, e se io posso dare una mano alla dea bendata non vedo perchè non dovrei farlo...ah, ecco il suo contratto.- ed estrasse una cartelletta gialla dallo schedario, mettendolo davanti a Mark.

Il giovane guardò Wolff scorrere le pagine della cartella e mettere una firma sull'ultima, sapendo che quello era un momento decisivo della sua vita: mai aveva avuto un luogo da poter chiamare veramente "casa mia", e quello era il suo primo passo per raggiungere quel traguardo; l'imprenditore gli passò la cartelletta e gli disse:- Ecco a lei: metta la sua firma accanto alla mia. Avrà trenta giorni da oggi per liberare l'appartamento. Crede che le saranno sufficienti o avrà bisogno di una proroga? Non avrei problemi a concedergliela...

- No, stia tranquillo! Una volta trovata una casa non ci metteremo molto a traslocare!- e firmò con disinvoltura la disdetta del contratto.

- Bene.- disse Wolff, chiudendo la cartelletta e alzandosi:- Che posso dirle? Buona fortuna, signor Harrison. Le auguro ogni bene. Mi telefoni e le troverò un appuntamento per vedere alcuni di quegli appartamenti.- e tese una mano al giovane.

Mark si alzò a sua volta e la strinse con calore:- Certamente. Grazie per tutto quello che ha fatto per me!

- Ma le pare!- disse Wolff, accompagnandolo alla porta e aprendola per farlo uscire,- Arrivederci, signor Harrison.

- Arrivederci, mister Wolff.- ed uscì. Per lui il rumore della porta dell'ufficio che si chiudeva fu il segno che una nuova vita era iniziata, e si diresse fuori dall'edificio con un sorriso di speranza sulle labbra.
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25/04/2007 16:03
 
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Questo l'avevo letto il giorno in cui postai il mio per Garet Jax, e mi meraviglio ancora nessuno abbia commentato.

Rappresenta un semplicissimo spaccato di vita di Mark Harrison, che ci viene dipinto come una persona comune.
Un'idea semplice che narra un avvenimento di vita quotidiana scritto in ottima maniera.
Ottimo lavoro, qua ce la giochiamo.

Buona fortuna e vinca il migliore! [SM=g27811]
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25/04/2007 17:05
 
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Non mi ha colpito più di tanto. Il concetto non è esplosivo, e nonostante un'ottima scrittura come sempre, mi appare quasi "vuoto" di significati profondi.

Ero rimasto molto più colpito da altri spot precedenti
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25/04/2007 17:12
 
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Beh no brutto ! Anzi molto ben fatto. Però mi aggrego all'idea del handler del gatto Felix [SM=x1183764]
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25/04/2007 17:15
 
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Re:

Scritto da: =CharismaticEnigma= 25/04/2007 17.05
Non mi ha colpito più di tanto. Il concetto non è esplosivo, e nonostante un'ottima scrittura come sempre, mi appare quasi "vuoto" di significati profondi.

Ero rimasto molto più colpito da altri spot precedenti



a me invece ha colpito proprio per la semplicità.
oggi si cerca sempre di dare agli spot chissà quale cazzo di significato, di fare ragionamenti filosofici e quant'altro.
questo lavoro invece non ha nessuna pretesa particolare, se non quella di farci caprie che fuori dal ring Harrison sia una persona come tutte le altre.
insomma, essendo semplice questo spot mi risulta molto originale
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Main Eventer
26/04/2007 22:50
 
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saliamo in card e chi mi appare? Harrison e il caro Marco89, uno dei miei pupilli nonchè allievo di Dibbio... mi associo al mio socio (che gioco di parole!! XD) con il dire che la semplicità dell'idea è quella che rende questo spot decisamente on gimmick e coerente... alla fine Harrison è uno sfigato di strada... non un poeta [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] bravo marco [SM=g27811]
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