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Post: 20 | Registrato il: 12/07/2006 | Città: VERCELLI | Età: 39 | Sesso: Maschile | CITH - Boss WBFF | New Star | Ava Misfit | The Boss | |
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  18/03/2007 22:48 | |
Prologo
Chicago – martedì 20 marzo 2007, ore 17:45
Jack Leone uscì dal tribunale di Chicago con il suo avvocato Tim Sunner. Aria delusa, espressione dell’avvocato piuttosto delusa. Insomma, una sconfitta. Jack dovrà pagare gli alimenti alla futura ex moglie Cinzia e potrà vedere suo figlio Max solo una volta a settimana, durante il weekend. Com’è possibile che il grande sogno di Jack sia finito in rovina? Egoismo, disinteresse, prepotenza ed un po’ di paranoia, elementi che hanno portato Jack sull’orlo di dover abbandonare quello che per lui era più prezioso. Cinzia gli disse “basta, lasciami in pace, non riesco più a vivere con te” e lui accettò la sua richiesta, che in realtà era una supplica del tipo “Jack, ti prego, resta più tempo con me, ti amo e non voglio perderti. Se non vuoi farlo per me, fallo per tuo figlio”. Tuttavia, Jack se ne andò, non più in grado di prendere una decisione con la propria testa. Nella sua cricca vi erano consulenti azionari, psicologi, psichiatri, uomini che la sapevano lunga su qualsiasi argomento ed anche un paio di filosofi tanto per avere qualche guida spirituale. Ma lui, ormai, era un uomo affranto, esplicitamente perdente nella vita ed incapace di gestire una famiglia, neanche per più di nove mesi! Povero Jack, chi avrebbe potuto salvarlo dalla spirale di autodistruzione in cui era ormai entrato a far parte?
Paragrafo 1 – incontro interrotto
Bar, il solito – martedì 20 marzo 2007, ore 22:12
“Ehi, Jack, quanto tempo che non ci si vede”.
Una voce familiare, quella di un suo compagno di High School, Frank. I due non erano mai stati amici, ma incredibilmente si erano ritrovati lontani dalla loro New York e nello stesso bar allo stesso momento, strana coincidenza, ma vera.
Jack: “Frank, saranno secoli che non ci vediamo”
Frank: “non siamo poi così vecchi. Sai che ti vedo spesso in televisione? Sei un grande campione”
Jack: “ero un discreto campione, ora sono un lottatore, uno dei tanti. Si può dire che lavoro per il bene di mio figlio Denny, è lui la grande promessa del futuro e lo aiuterò a vincere il titolo mondiale della World Bl…”
Frank: “ok, non siamo sul ring, non c’è bisogno che mi spieghi. Beviamoci una birra assieme, ti crea problemi se offro io?”
Jack: “ti ringrazio, Frank. Brindiamo alla nostra salute”
Le birre arrivarono al bancone ed i due amici fecero collidere i calici, ma in quel momento accadde qualcosa di inaspettato, alcuni agenti di polizia fecero irruzione come se ci fosse un criminale all’interno del bar e l’ispettore si avvicinò proprio a Jack.
Agente capo: “il signor Jack Leone?”
Jack: “sì, ci sono problemi?”
Agente: “lei è in arresto per l’omicidio di Cinzia Keller. Conosce i suoi diritti, venga con noi e potrà chiamare il suo avvocato”
Jack: “come dice? Cinzia è morta? No, non può essere, io sono innocente!!!”
Jack Leone viene portato via e dà un’occhiata a Frank, che rimane a bocca aperta senza proferire parola.
Paragrafo 2 – lei è colpevole!
Stazione di polizia di Chicago - martedì 20 marzo 2007, ore 22:47
Jack Leone viene torchiato da un’agente di polizia, che cerca di ottenere da lui una confessione riguardo all’omicidio della moglie.
Jack: “le ho detto che non so nulla, io sono innocente”
Agente: “sono stufo dei suoi giochetti, perché non mi dice dove si trovava fra le ore 19 e le 21?”
Jack: “gliel’ho già detto, ero a casa mia, deluso per la sconfitta in tribunale”
Agente: “la vede questa impronta? Era sulla pistola con cui sua moglie è stata freddata con tre colpi di fila. Abbia il coraggio di ammettere questo brutale omicidio”
Jack: “senta, non capisce il mio dolore in questo momento? Ho appena scoperto che mia moglie è morta, come dovrei reagire?”
Agente: “non è tutto, lei è stato visto da almeno dieci testimoni di fronte alla sua ex casa, era lì ed ha iniziato ad alzare la voce con la moglie”
Jack: “non è vero, io sono innocente, voglio il mio avvocato”
Agente: “il suo avvocato non riuscirà a trascinarla fuori dalla merda che lei stesso si è creato. Signor Leone, lei finirà in arresto, ma se confesserà allora davvero la legge potrà aiutarla. Lei è un uomo potente, questo la può aiutare a districarsi da questa situazione, nel giro di tre anni può anche trovarsi a piede libero”
Jack: “non posso confessare un crimine che non ho commesso”
Agente: “perché nega l’evidenza?”
Jack: “basta, la prego, mi lasci andare, io non farei mai del male a mia moglie”
Agente: “per ora va bene così. Sbattetelo dietro le sbarre”
Jack venne trattato da efferato assassino, sbattuto in una cella e lasciato lì per tutta la notte. Era difficile prendere sonno in una situazione come quella, ma lui ci riuscì.
Paragrafo 3 – apparizione & confusione finale
Stazione di polizia di Chicago, schifosissima cella - martedì 20 marzo 2007, ore 03:16
Qualcosa turbava il sonno di Jack Leone, si trattava infatti di un fantasma nella cella. Sì, avete capito bene, lo spirito di Cinzia era lì dentro, con i tre colpi mortali inflitti su di esso.
Jack: “Cinzia, sei viva?”
Cinzia: “guardami, sono morta. Tu mi hai ucciso”
Jack: “io non ti ho uccisa”
Cinzia: “sì, eri tu. Hai iniziato a gridare che ti avevo sconfitto, che stavo aumentando la tua losing streak. Io ti ho detto di andartene per sempre dalla mia vita e tu mi hai eliminato, gettando a terra la pistola ed allontanandoti di fronte a tutte le persone con sguardo colpevole”
Jack: “io non ricordo di averti fatto questo”
Cinzia: “cos’hai fatto allora? Tu non hai una casa, hai deciso di vivere on road come tutti i lottatori”
Jack: “io sono stato con te, ora ricordo. Volevo salutarti per l’ultima volta, ma mi sono accorto che ti amavo ancora. Ti ho sempre amata, tu per me sei tutta la vita”
Cinzia: “ed invece mi hai uccisa. Avrai sempre questo senso di colpa per tutta la vita”
Jack: “no, io non ti ho uccisa. Non ci guadagno niente a fare una cosa del genere”
D’improvviso, Cinzia divenne un uomo che lui aveva fatto uccidere tanti anni prima, Oscar Non-mi-ricordo-il-cognome.
Oscar: “sì, Jack, tu sei un assassino, finora hai sempre pensato solo a te stesso. Non fai mai nulla per gli altri. Vuoi bene a tuo figlio? Devi fare qualcosa per lui, aiutarlo”
Jack: “tu sei morto”
Oscar: “sì, mi hai ucciso. Ma ora sono la tua guida spirituale. E devi fare qualcosa di grande: aiutare Max, fare in modo che nella vita abbia tutto quello di cui ha bisogno: uno spirito forte”
Jack: “non capisco, sono confuso”
Bollicine gassate, iniziarono a presentarsi nella cella. Il letto era sempre più grosso, a due piazze e Cinzia era nel letto che dormiva. Vicino a lei c’era anche Jack, che sembrava in preda ad un incubo. Aveva appena sognato di uccidere l’amata moglie.
Conclusione – un saluto… per sempre
Casa famiglia Leone – mercoledì 21 marzo, ore 05:08
Jack si rialzò dal letto. Un incubo terrificante, ma sua moglie Cinzia era vicina a lui e si svegliò.
Cinzia: “Jack, cosa c’è?”
Jack: “ho fatto un brutto sogno. Ho sognato che mi accusavano di averti ucciso, fra le tante cose noi due ci eravamo anche separati e tu avevi vinto la causa”
Cinzia: “guardi troppi polizieschi, dovresti stare alla larga dalla tv e pensare di più al match”
Jack: “hai ragione, ma fammi finire. Io ti avevo veramente ucciso, come un assassino, tre colpi di pistola”
Cinzia: “e perché mi avevi ammazzato? Perché ti avevo sconfitto in tribunale o perché non volevi pagarmi gli alimenti?”
Jack: “no, ti avevo ucciso perché tu mi avevi rovinato la vita. Mi avevi costretto a diventare ancora padre. Ma io ho già un figlio di cui occuparmi e portare al successo. Con te, Max sarebbe sempre stato un debole, un uomo razionale e senza l’istinto degli affari. La cosa che mi spaventava di più era di essermi innamorato veramente, di essere stato sentimentalmente legato a te per tutta la mia vita. Ero un debole, un perdente, un uomo sconfitto nella vita. E la separazione non poteva mancare. Tu mi avresti odiato per quello che ero, mi avresti scaricato ed il mio orgoglio sarebbe stato ferito. Per questo l’ho fatta finita, ma era troppo tardi. Ormai avevo già perso!”
Cinzia: “Jack, mi stai confondendo, perché non ti calmi e prepari la colazione?”
Jack: “Cinzia, non capisci, io non posso restare unito dai legami, sono un criminale, un uomo pericoloso. Il sogno me l’ha fatto capire, ho fatto davvero uccidere delle persone nella mia vita, senza avere alcuna pietà di loro. Ed ora non potrei mai farlo, sai perché? Perché io ti amo, il mio desiderio è quello di vivere con te e restare un debole, un uomo distante dal successo. Allora, evviva Denny Leone, lui è il futuro, io sono il passato ed ormai un uomo semi-ritirato. Sai che ti dico? Fanculo all’amore, fanculo alla vita sentimentale ed ai legami. Io la farò finita e crescerò Max come voglio, da Leone come merita di essere cresciuto, nel disprezzo del proprio padre. Mi odierà per sempre, ma in silenzio, poiché saprà che gli ho tolto la persona più importante nella sua vita. E così lo renderò un grande uomo, migliore di suo padre. Questo è tutto quello che posso fare per lui. Cinzia, sappi che ti amo e ti amerò per sempre, ma un giorno ci rivedremo all’altro mondo, questo è quello in cui credo”
Cinzia: “Jack, metti giù quella pistola”
Jack: “voglio che tu sia orgogliosa di me, nessun uomo avrebbe il mio coraggio, questo mi rende unico, un vincitore nella vita disposto a sacrificare la persona che più ama per il bene del proprio figlio. Ti amo, addio, Cinzia”
BANG
BANG
BANG!!!
Tre colpi secchi, Cinzia venne freddata a freddo da Jack Leone, che appena vide il suo sangue crollò in ginocchio in lacrime. L’uomo ebbe l’istinto di abbracciare per un’ultima volta la donna che amava, ma non poteva, sarebbe finito in galera e Max sarebbe vissuto credendo nella giustizia. Non doveva accadere questo, Jack doveva vivere per odiarlo e crescere nell’ira. Diventare un grande uomo, come lui non era mai stato, ma com’era invece Denny. Poi, un giorno lui l’avrebbe perdonato e ringraziato. Jack ripensò al sogno e nascose la pistola nel taschino, ponendosi in testa il cappello da cowboy prima di vedere il figlio nella culla. Jack lo accarezzò alla testa e gli sorrise.
Jack: “addio, Max, io e te non ci vedremo più, riuscirò a dimostrare che ho una vita pericolosa, quindi chiederò che tu venga tenuto lontano da me per la tua sicurezza. Non sarai neanche un Leone, ti cambieranno cognome, ma un giorno saprai la verità e mi odierai. Ti voglio bene, questo è il mio ultimo regalo, ora dovrai costruirti una vita da solo. Ma voglio che tu sappia una cosa, ho sempre amato tua madre. Arrivederci, figlio mio”
Jack gettò la pistola in un contenitore che nessuno avrebbe mai trovato, poi uscì disperatamente e chiese aiuto. Presto arrivò la polizia e Jack pianse molte lacrime, sincere perché lui era davvero triste per la perdita della moglie. Poi, il suo piano ebbe successo, Max fu allontanato da lui per sempre e chissà dove sarebbe finito. Al funerale, Jack diede l’estremo saluto all’unica donna che era stata in grado di amarlo davvero, poi se ne andò per prepararsi a The Last War. La Leone’s Family era tutto quello che rimaneva della sua famiglia. Ed ora, il suo obiettivo era vincere, tornare leader e magari anche campione.
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