| | | OFFLINE | | | Post: 262 Post: 116 | Registrato il: 11/11/2006 | Sesso: Maschile | Handler | Midcarder | Mark Harrison/Jonathan Garrett | |
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18/03/2007 22:06 | |
NEW YORK, GENNAIO 2007
Due dollari. E qualcosa che somigliava decisamente ad una ragnatela.
Questo era tutto ciò che conteneva il portafogli di Mark.
Il giovane passò di nuovo in rassegna tutte le tasche e tutti i pertugi, per poi arrendersi all'evidenza: tanto per cambiare, era al verde; le speranze di fare la spesa si dissolsero in un istante. Al massimo poteva portare a casa del pane fresco, e neppure molto; per il resto avrebbero dovuto trovare il modo di mangiare con quel poco che avevano in casa per i giorni successivi. Fortunatamente con il passare degli anni lui e i suoi fratelli erano diventati degli esperti nell'arte di arrangiarsi.
Mark era stanco, molto stanco; e decisamente deluso; solo la mattina precedente aveva ritirato il suo magro stipendio in federazione, e già non gli restava più un soldo. Affitto e bollette arretrate si erano succhiate tutto ciò che lui aveva guadagnato facendosi riempire di botte. Il capo gli aveva detto che con il tempo e con i successi il suo stipendio sarebbe aumentato, ma per il momento il raggio di sole che sperava quel nuovo lavoro avrebbe portato nelle loro vite appariva molto offuscato. Era solo un wrestler come tanti, sconosciuto ai più; la gente certo non lo fermava per strada, né gli chiedeva un autografo. Era un atleta di livello medio ( o mediocre? ), e non poteva pretendere di più.
Comunque in fondo non gli interessava: faceva meno fatica ad arrivare alla fine del mese, e non doveva più inventare continue scuse per non venire sfrattato. Visto come era andata la sua vita fino a quel momento, e visto che il sorriso albergava un po' più spesso sui volti di suo fratello e sua sorella, qualche miglioramento c'era stato in fondo.
Questi erano i suoi pensieri mentre comprava il pane e tornava a casa; non appena entrò nel piccolo appartamento però capì all'istante che c'era qualcosa che non andava. C'era una gran confusione: tutti i loro pochi mobili erano rovesciati e sfasciati, la loro roba fatta a pezzi; nell'aria c'era il sentore di un odore che Mark aveva imparato a conoscere bene: sangue.
Con una terribile angoscia che gli stringeva il cuore, il giovane corse in cucina; il fatto che i suoi fratelli fossero lì, vivi, lo tranquillizzò un po', ma era evidnte che qualcosa di grave era accaduto: suo fratello era accasciato su una sedia, con il volto ridotto ad una maschera insanguinata; la gran parte del sangue era uscito dal sopracciglio destro, che era spaccato, ma anche il naso sanguinava copiosamente; aveva echimosi in diversi punti del viso, e teneva una borsa di ghiaccio sull'occhio sinistro, che era gonfio e circondato da un livido violaceo. Le condizioni dei suoi abiti lo facevano sembrare la vittima di un naufragio. Jenny lo stava medicando alla meglio, ma anche lei non sembrava in buone condizioni: fisicamente non sembrava aver subito alcuna violenza, , ma sembrava sotto shock, e dai segni rossi che aveva sotto gli occhi facevano capire che doveva aver pianto molto.
Quando vide il fratello la ragazzina scoppiò di nuovo a piangere e corse ad abbracciarlo singhiozzando:- Mark! Finalmente sei quì!-
- Sei arrivato un po' tardi, fratellino;- balbettò Brett abbozzando un doloroso sorriso,- Ti sei perso tutto il divertimento!
- Ma cosa è successo quì?- chiese Mark, portando Jenny a sedersi su una seggiola.
- E' una lunga storia...- borbottò Brett.
- E' colpa mia.- singhiozzò Jenny,- E' stata tutta colpa mia!
- Calmati e spiegami cosa è successo, per favore. Chi lo ha ridotto così?
Tra un singhiozzo e l'altro Jenny iniziò a raccontare:- Nella mia scuola c'è un ragazzo, un paio di classi avanti a me, un certo Jason; più che un bullo è un criminale, i danni che ha fatto a scuola e i ragazzini che ha pestato non si contano; purtroppo da un paio di mesi ha iniziato a provarci con me sempre più pesantemente, nonostante io abbia cercato in tutti i modi di fargli capire che non mi interessava; oggi all'uscita da scuola ha cercato di baciarmi, e quando mi sono rifiutata ha cercato di farlo di forza. Allora Brett...- si interruppe, guardando il fratello più giovane con gli occhi lucidi.
- Cosa dovevo fare?- proseguì Brett allargando le braccia,- Ero uscito da scuola un'ora prima di lei, ed ero ad aspettarla. Quando ho visto quello che stava succedendo non ci sono stato troppo a pensare: gli sono saltato addosso e l'ho riempito di pugni. L'ho lasciato per terra ammaccato e con un occhio pesto.
- Hai fatto bene. Credo che se ci fossi stato io gli avrei fatto di peggio!
- Purtroppo però non sapevo chi fosse quell'imbecille.- continuò Brett,- Suo fratello è un maledetto bastardo pieno di soldi; non appena quel piccolo verme è andato a casa a piagnucolare per le botte prese non ha esitato a mandarmi tre...amici ad insegnarmi le buone maniere.
Mark annuì con un cenno della testa; iniziava a capire; era la solita storia, che a New York succedeva migliaia di volte.
- Purtroppo contro quei tre ho potuto fare ben poco: ho preso una valanga di botte, e hanno fatto a pezzi la casa, ma per lo meno erano talmente impegnati a pestarmi da dimenticare di far del male a Jenny!
Mark mise una mano sulla spalla del fratello sorridendo:- Sei un bravo ragazzo, e hai coraggio. Prima o poi potrai salire anche con me sul ring!
Detto ciò si accostò alla sorellina e le accarezzò la guancia rigata dalle lacrime dicendo:- Ora calmati, asciugati le lacrime e cerca di rappezzare Brett.- poi il suo sguardo si indurì- Come si chiama questo simpaticone?
Regolare: occhio per occhio. A New York se non ti fai rispettare non sopravvivi. Ogni colpo dato deve essere restituito. Non gli piaceva affatto doverlo fare, ma putroppo conosceva le regole.
Un lampo di paura attraversò gli occhi di Jenny:- Oh, no Mark! Non farlo!
- Tu non preoccuparti e dimmi chi è.
"E lascia che sia io a preoccuparmi". Un po' di coraggio, un po' di incoscienza, un po' di rassegnazione.
Quasi con fatica e con evidente esitazione, Jenny mormorò:- Si chiama Richard Connors.
- Li conosco di fama. So dove abitano.
E chi non li conosceva? Industriali ricchi sfondati, impelagati nel traffico di droga e nel contrabbando. Almeno sei guardie del corpo in casa. Ci voleva più di un po' di incoscienza per andare a fargliela pagare.
Mark si avviò verso la porta dicendo:- Torno fra un paio d'ore. Voi cercate di rimettervi un po' in sesto.
"Sperando che dopo non ne abbia bisogno anche io!"
- Mark, pesteranno anche te!- urlò Jenny.
Il giovane le rivolse un sorriso malizioso, in gran parte simulato:- Tranquilla! Con me non sarà così facile!
Un'ora dopo, in una bella villetta di periferia, Robert Connors, fratello di Richard, sedeva tranquillo alla scrivania del suo ufficio, intento a leggere alcune pratiche; si era già praticamente scordato del ragazzo che aveva fatto pestare quel pomeriggio; in fondo era solo un ragazzo insolente che aveva osato picchiare quel debosciato di suo fratello, cosa che lui aveva fatto almeno un centinaio di volte. Aveva ben altro a cui pensare.
Fu un lampo: all'improvviso in tutta la casa esplose una tremenda confusione, come se una mandria di bufali fosse entrata nella villa; sentì urlare le guardie del corpo che sorvegliavano la casa, poi, dopo meno di un minuto, prima ancora che Robert potesse decidersi ad andare a vedere cosa stesse succedendo, la porta, che era chiusa a chiave, si aprì di schianto con un gemito di legno spezzato.
Per un istante Robert guardò la serratura, che pendeva divelta dalla porta, poi fissò gli occhi sul giovane muscoloso che era comparso sull'ingresso: decisamente non lo aveva mai visto prima.
- E lei chi è?- chiese sorpreso,- Come ha fatto ad entrare?
- I suoi gorilla si sono improvvisamente addormentati!- rispose Mark con un sorriso sadico dipinto sul volto, semplificando molto la breve ma violenta rissa che aveva appena sostenuto con quattro guardie del corpo,- Comunque io sono il fratello del ragazzino che ha fatto pestare oggi pomeriggio, e sono venuto per porgerle i miei rispetti!
Prima ancora di avere il tempo di capire quello che stava succedendo Connors si ritrovò addosso quell'energumeno, che lo colpì con un violentissimo montante alla mascella, mandandolo a schiantarsi contro la scrivania, che si rovesciò sotto il suo peso.
L'uomo ebbe a stento il tempo di rialzarsi che già Mark gli era addosso: lo colpì con un terrificante gancio al volto, facendogli fare un volo di tre metri.
Robert Connors ebbe una sola fortuna: il pestaggio fu breve. Dopo due o tre minuti, mandatolo a terra con un ennesimo uppercut, Mark fissò il volto gonio e violaco dell'uomo, e decise che poteva bastare; non amava fare la parte della furia scatenata, ma conosceva bene il modo in cui andavano le cose, e anche se gli dava la nausea non poteva fare a meno di seguire la corrente. Per concludere però ci voleva una dimostrazione di potenza superiore alla semplice brutalizzazione del nemico. Allora, con un sorriso cattivo dipinto sul volto, si avvicinò al malandato riccone, gli estrasse il portafogli dalla tasca della camicia e lo alleggerì di una cospiqua quantità di banconote dicendo:- Credo che questi siano sufficienti per rimettere in sesto casa mia e mio fratello. Va da se che se quel verme di tuo fratello si avvicinerà di nuovo a mia sorella io lo concerò molto peggio di quanto ha fatto Brett, e che se qualcuno lo toccherà di huovo io farò a te dieci volte ciò che verrà fatto a lui. Buona giornata, stronzo!
E se ne andò fischiettando, ostentando una sicurezza e una decisione che in realtà non aveva, e lasciando Robert Connors a terra, troppo dolorante per rialzarsi e troppo sorpreso dall'esistenza stessa di un tipo del genere per credere a ciò che era successo.
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