Ero poco più che ragazzino.
Vivevo nel limbo tra soddisfazione ed autocommiserazione.
Ero soddisfatto poiché tutti quanti vedevano in me il futuro, colui che poteva cambiare le sorti del mondo con una semplice nota, con un semplice movimento delle mani.
Eppure piangevo, piangevo sempre, arrivando a chiedermi perché dovessi continuare ad impegnarmi per il sollazzo di persone che mi avrebbero voltato le spalle una volta che il tutto sarebbe finito.
Mi rinchiudevo dentro la mia cameretta a pensare. Era l’unico momento della giornata nel quale riuscivo a dialogare con l’unica persona che capiva il mio disagio, me stesso. Nemmeno i miei genitori capivano la mia inquietudine, convinti che il successo nella vita rappresentasse la soddisfazione assoluta, il punto di non ritorno dal quale cercare ispirazione per vittorie future.
Ma sbagliavano!
Sbagliavano tutti!
Erano tutti dei folli! Stolti folli convinti di esser normali…già, eppure solo io la pensavo così.
Compresi che la mia visione del mondo non era la normalità; quella follia dalla quale cercavo di fuggire altri non era che la normalità.
Ero io il folle.
Iniziai a scrivere poesie, anzi brevi composizioni che rappresentavano degnamente il mio stato d’animo, disinteressandomi della metrica e quant’altro, dando libero sfogo al mio io interiore.
Di tanti lavori che conservo gelosamente in un cassetto nel mio appartamento, solo uno ricordo a memoria tutt’ora, e lo decanto a voi per farvi comprendere appieno quello che ero un tempo, e che probabilmente sono ora e sarò sempre. Un folle.
Follia
Sento un vortice immenso dentro me
Non nascondo di temerne il perché
La saggezza non mi indica la via
Poiché ho cuore ed occhi pieni di Follia
Eppur non passa quel sentimento strano
Sembra quasi di non essere un umano
Non riesco a definirlo tuttavia
Ed è ciò che mi destina alla Follia
Sono anni che ricerco il piacere
Sono anni che mi sento in dovere
Di donare gioia e così sia
Noncurante di ciò che sia Follia
L’amicizia è un valore sacrosanto
Per poter cancellar ogni rimpianto
Il ricordo è la peggior malattia
Regalataci dalla nostra Follia
Penso parlo chiedo e mi domando
La risposta trovo dove come e quando
Questo vortice non passa e non va via
Resta dentro nella mia dolce Follia
Procediamo nella gran introspezione
E proviamo a fare un altro paragone
Che compari la tristezza all’allegria
Concludendo che c’è solo la Follia
Madre e padre mi restano vicino
Tentando di far breccia nel bambino
Convinti di saper che cosa sia
Ciò che spinge il sottoscritto alla Follia
Non comprendono che son tutte bugie
Me ne approprio ma non le faccio mie
Tifosi e ammiratori indican la via
La rifuggo ed imbocco la Follia
[Modificato da wordlife85 14/03/2007 14.10]