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Cigarettes [spot HB]

Ultimo Aggiornamento: 22/02/2007 13:53
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Hardcore Boyz/Rob Raziel
17/02/2007 20:04
 
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Era sera. Quella sera avrebbe fatto paura a molti. Le strade erano morte, scure con le ombre che si stagliavano su tutte le strade della città. A interrompere quel regno di tenebra, qualche lampione sparso che, seppur per poco, faceva luce. Come se non bastasse, una leggera nebbia si era posata sulla città. Una di quelle serate in cui non vorresti mai uscire di casa. Tuttavia, i due Hardcore Boyz erano sulle strade semideserte. Kevin era vestito, nonostante non fosse il tipo di persona adatto a indossarlo, un completo nero. Ovviamente avrebbe ucciso se qualcuno glielo avrebbe rovinato. Jack invece indossava il suo solito cappotto marrone lungo con cappello in tinta che faceva tanto da investigatore di serie B. Sembrava, insomma, adatto all’ambiente. Avevano camminato per poco perché il luogo era stato scelto vicino al loro appartamento. La voglia di andarci era quella di uno dei pali della luce che illuminavano, ma loro ci andarono lo stesso.
K: perché stiamo andando in quel posto?
J: un tizio ci vuole incontrare.
L’invito era in forma anonima, con una lettera portata a mano da un signore. Non recava francobollo; le istruzioni erano chiare: dovevano entrare in questo bar e aspettare un tizio che li avrebbe condotti dal mandante dell’invito, che aveva una proposta da fare al tag. Il duo, più che per curiosità che per la proposta, era andato al luogo dell’appuntamento. Finalmente arrivarono al luogo prestabilito. Era un bar di quelli da buttare via, brutto a vedersi. Era anche senza nome: l’insegna era caduta e la dovevano riparare. Comunque, era il luogo dove il tag e la persona misteriosa si dovevano incontrare. Era molto malfamato, ma i due non si stupirono più di tanto. Entrarono.
Era un posto molto più malfamato di quanto non ne desse a vedere. C’erano Certe facce uscite da un film di guerra. Alcuni erano sfregiati sul volto che davano l’aspetto di malfattori (cosa che erano). Un tizio si avvicinò al loro.
T: siete qui per l’incontro?
Il duo annuì.
T: Seguitemi
Il tizio condusse il tag in un luogo appartato. La stanza stupì i due lottatori: era una stanza arredata bene, diversa dal luogo sporco di prima. Aveva le pareti scure, con dei mobili che, ad occhio, dovevano essere antichi. Davanti a loro c’era una scrivania con dietro una poltrona di quelle rotanti, come i cattivi dei film. La poltrona ruotò su se stessa e svelò al duo il mandante dell’invito. Era un ragazzo abbastanza giovane, i capelli neri li portava corti, gli occhi dello stesso colore. Anche lui indossava un completo elegante nero. Si alzò dalla poltrona e si avvicinò al duo mettendo la mano in avanti come per farla stringere.
R: Benvenuti!
Nessuno dei due strinse la mano del giovane (e la loro prima impressione di quel ragazzo… fu pessima). Vedendo il risultato negativo della sua azione, si appoggiò alla scrivania: Non fa niente, sono contento che siate qui.
K: Che vuoi?
Il ragazzo tornò a sedersi sulla poltrona, prese una sigaretta e se l’accese: Vedete… ho bisogno del vostro aiuto.
Jack storse il naso alla richiesta, pensando che ci fosse qualcosa sotto: E per quale motivo?
R: Vedete, io sono appena entrato nel giro della malavita. Ho abbastanza soldi per riuscire nell’impresa. Ma non ho guardie del corpo abbastanza abili da proteggermi come si deve. Quindi ho pensato a voi due.
K: E perché?
R: Perché siete forti. Lo so, sembra un complimento stereotipato ma io ci credo. So che sareste abbastanza forti da proteggermi nel caso di attacco da parte di sicari dei miei futuri avversari. Sennò, perché mi sarei rivolto a voi?
Jack storse ancora il naso. La faccenda non gli piaceva affatto. Quindi si pronunciò: Siete troppo piccolo per essere una figura di rilievo. Questo è tutto. Io rifiuto la vostra offerta.
Kevin annuì alle parole del compagno di coppia. Il ragazzo, tuttavia, non sembrò sorpreso della reazione del più piccolo dei Mctorce. Si alzò dalla poltrona un’altra volta e soffiò addosso a Jack quello che aveva inspirato: Tks… l’età non conta per dominare. Infatti ci sono le persone predisposte a comandare. Io sono una di queste persone. Sono ricco. Ho dietro un’azienda che mio padre mi ha lasciato e che l’ ho portata a livello internazionale. Io però voglio comandare su tutti i fronti. È come questa sigaretta per me: non ne riesco a fare a meno. È una cosa che mi rilassa: il potere di comandare su di tutti mi tranquillizza, come il fumo. E non posso smettere di comandare, neanche se lo volessi. È segnato nel mio destino che io debba comandare su di tutto quello che esiste. Spiacente, ma non accetto un rifiuto.
Jack si innervosì, anche se non lo dava a vedere. Lui odiava il fumo. Figuriamoci quelli che gli soffiavano addosso il fumo. Quindi disse: Ve l’ ho detto, non siamo interessati a questa proposta.
K: Sapete, a noi non interessa se voi siete predisposto a comandare. Non ce ne frega niente, se vogliamo essere schietti. Quindi non abbiamo niente da condividere con voi. Quindi rifiutiamo la vostra offerta.
Il ragazzo schioccò le dita. Due bodyguards grosse e, a prima vista, palestrate, anche loro vestite eleganti, entrarono nella stanza. Osservò il duo e poi disse: Se non volete lavorare per me, non lavorerete per nessun altro. Sbarazzatevi di loro.
Ora, il ragazzo notò solo ora un particolare di Jack. Vedeva che il suo braccio era rigido e la mano era ritratta dentro la manica. Un secondo dopo capì come mai: dalla manica scivolò una mazza da baseball con la quale colpì uno dei due avversari. Kevin si occupò con le proprie mani dell’altro. Durò pochissimo: una delle due guardie finì con la testa che sanguinava dentro un cestino della spazzatura. L’altro invece giaceva a terra svenuto. Kevin fece una smorfia a vedere che il completo si era macchiato del sangue della guardia. Il ragazzo fece un applauso: Complimenti! Sapevo che eravate forti, ma non così forti. Comunque, era un test. L’avete superato.
Il ragazzo si accinse a sedersi sulla poltrona se una mazzata non gli arrivò in testa. Kevin aveva preso dalla mano di Jack la mazza da baseball con la quale aveva colpito il ragazzo. Ora questo era sì seduto sulla sedia ma era semi-svenuto sulla sedia. La sigaretta, che era a metà, stava sulla scrivania. Jack osservò stranito il suo compare di tag, mentre questo andò faccia a faccia con il tizio.
K: Numero uno: non esiste nessuna persona predisposta a comandare. Il potere non è una cosa che si da’ perché si è predisposti, ma bisogna conquistarselo combattendo e faticando con tutto se stessi. Odio quegli idioti che si dicono i migliori perché lo sono in sé. Li odio: non ne faccio a meno, perché non capiscono come gira il mondo.
Numero due: sarà una cosa che ti tranquillizza, ma a noi fa schifo. Odiamo le persone che vogliono comandare su tutte persone. Tra l’altro, è una cosa impossibile, visto che ci sarà sempre qualcuno a ostacolarti. Quindi abbassa la cresta quando dici qualcosa.
Terzo punto: credi che bisogna avere sempre la pappa pronta per essere forti? Io sono così perché lo sono sia di natura sia perché sono maturato sul ring, incontro dopo incontro. E tu mi vieni a dire che ci vuoi perché siamo forti? Allora di’ alle tue guardie di iniziare a allenarsi e a diventare forti.
Ultimo punto:”
Kevin osservò il ragazzo ancora una volta negli occhi. Lui capiva quello che stava dicendo, nonostante fosse semi-svenuto sulla poltrona. Si voltò e osservò per un attimo la sigaretta che il ragazzo che stava fumando prima. Si ricordò del paragone del fumo con il potere per lui. Fece un sorriso che tendeva al ghigno. Prese la sigaretta e la spense in fronte al ragazzo, che svenne per il dolore.
“Benvenuto nel vero mondo, idiota.”
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