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Chelsea e Clarke - Soap Opera ???

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2017 21:36
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25/05/2017 17:21
 
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Una cameretta sgargiante, tappezzata di poster e grondante gadget di atleti di ogni promozione.
Un Mac sulla scrivania con delle piccole casse bianche collegate.

Somebody once told m__

Il brano viene cassato immediatamente. Un click del mouse opta per una scelta differente.
Il brano impiega qualche secondo a cominciare ed una ragazza, biondina, va ad occupare all’in piedi il centro della stanza. La vediamo di spalle. Non indossa il suo ring-attire.
Neppure la maschera.

Testo nascosto - clicca qui


Out among the stars I sail
Way beyond the moon


Le malinconiche note di “I will sail, no more” contrastano con il chiarore della stanza, illuminata dallo splendido sole di Maggio lungo le coste canadesi.. Ma la giovane si guarda intorno tirando su col naso e ogni centimetro, ogni anfratto, ha un retrogusto differente al suo sguardo.

***

In my silver ship I sail
A dream that ended too soon

Un filmato di famiglia di bassa qualità. Una Chelsea Martinez quasi tredicenne scarta avidamente regalo verde di un pacco sotto l’albero di Natale insieme al fratello maggiore e i due urlano entusiasti nello scoprire il contenuto che mostrano alla telecamera con un sorriso incontenibile: una action-figure targata WBFF: trattasi di….

***

Now I know exactly who I am and what I'm here for

Tra le dita della mano destra accarezza una action figure di Morgan DeSade, nel pugno sinistro stringe una busta scura. Con labbra tremanti, ancora segnate dalle cicatrici lasciate da Brutus, concede un ultimo sguardo al “pupazzo” e lascia cadere nel sacco l’oggetto da collezione.

And I will go sailing no more

Grazie ad alcuni effetti di transizione in dissolvenza notiamo come la stanza stia venendo pian piano spogliata dell’alto quantitativo di gadget accumulati nel corso degli anni.
Fissa quindi il poster che ancora capeggia accanto al suo letto: quello dello sgargiante El Señor Maskarada, appeso quasi vent’anni fa da suo padre, quando questa passione era ormai sorta anche nella giovane figlia di Carlos Martinez.

***

All the things I thought I'd be
All the brave things I've done

El Señor Maskarada si sta esibendo sul quadrato con un altro luchador. E’ negli anni della sua forma migliore, quando si riteneva che potesse fare il salto di qualità da fenomeno locale a membro di qualche grande Major. Chelsea è nel pubblico con la sua famiglia ed esulta quando il suo idolo mette a segno la Shooting Star Press che gli consegna l’incontro. L’atleta viene coronato campione tra la commozione dei tifosi.

***

Vanish like a snowflake
With the rising of the sun

Altro filmato d’epoca. El Señor Maskarada si appresta a lanciarsi dalla terza corda sullo storico rivale degli anni 2000, El Fijio de El Diablo. Shooting Staaar…..
le immagini vanno a rallentatore e l’idolo della folla impatta in maniera disastrosa col collo al tappeto. La gente è allarmata. Il match viene sospeso.

***

Never more to sail my ship
Where no man has gone before
And I will go sailing no more

Un cono di luce, in una palestra quasi buia, investe una panca impolverata su cui siede Chelsea che fissa il pavimento. Alla sua destra, il trainer. E’ lo stesso filmato propostoci nella puntata 0, ma stavolta, li vediamo entrambi in volto.
« Un uomo senza sogni è un uomo arido. Ma un uomo che vive di illusioni e ignora i propri limiti è uno uomo stolto. Spero tu sia qui per hobby, altrimenti dovrò pensare che tu appartenga alla seconda categoria ».
L’uomo si allontana, claudicante, scuotendo il capo e massaggiandosi il collo.
La giovane non proferisce verbo, restando malinconica a fissare le piastrelle.

***

But no, it can't be true
I could fly if I wanted to

Siamo di nuovo nella sua stanza.
Il poster è nell’immondizia. Resta solo la maschera, la afferra tra le sue mani e pare pronta a sbarazzarsene ma qualcosa la blocca…
… un trillo del telefono.
Un messaggio da Saul Clarke.
“Sono giù. Aprimi !”.

***

Like a bird in the sky
If I believed I could fly
Why, I'd fly

Una scossa lungo la schiena della ragazza.
La giovane accenna un sorriso. Fissa prima la maschera, poi ciò che ha gettato, quindi il telefono, e infine il cielo lì fuori. Spalanca la porta-finestra e raggiunge il balcone guardando in basso dall’alto del primo piano e saluta con la mano Saul che attende gli venga aperto il cancello.
Quello, dal basso, risponde al saluto e sorride.

***

(Instrumental)

Le immagini sono ora recentissime. Brevi estratti di qualche scontro tenuto dalla Perra Tejòn ad Horizon. Le ultime scene risalgono però al disumano pestaggio subito per mano di Brutus, e lo strangolamento che l’ha condotta alla resa.

***

Clearly, I will go sailing no more

Quasi un ricordo che la ferisce dall’interno. Si accarezza le labbra dolorante.
Sentendosi svuotata di nuovo improvvisamente, perde la forza nelle braccia, e la maschera le scivola al suolo. Ma lei non si cura di raccoglierla.
E con le lacrime agli occhi si accascia sul letto.

La musica è scemata.
Odiamo la voce del fratello urlare dal piano inferiore « Chelsea, avanti scendi!! C’è il tuo Istruttore di Horizon!! »
[Modificato da CANcheabbaia 25/05/2017 17:28]
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26/05/2017 21:36
 
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« ...Fallo salire... »

Chelsea senza esitare al fratello, eppure ha un’espressione scura in volto. Di certo di vedere Saul non può che esserne felice, però forse non ha intenzione di ascoltare ancora le solite prediche del suo mentore. Tutto le fa ancora troppo male.
Forse.

Si sentono i passi lungo le scale, Chelsea sbuca con la testa fuori dalla porta della stanza. Saul la osserva, salutandola.

« Entra pure » Chelsea fa un cenno a Saul, poi rientra in stanza, raccogliendo la maschera e guardandola “negli occhi”, mentre se la riaggomitola fra le mani passandosela dalla destra alla sinistra.

Ha gli auricolari alle orecchie Saul, si sente fuoriuscire qualche frase del pezzo che stava ascoltando non appena libera da esse le orecchie.

Now that we’re dead my dear, we can live forever
Now that we’re dead my dear, we can be together


Spegne tutto. Non ha niente con sé. Infila nella tasca di un giubbotto di pelle smanicato il suo cellulare con le cuffiette collegate ad esso. Poi si libera anche del giubbotto. Indossa solo una T-shirt con su raffigurata la sedia elettrica di “Ride The Lightning”, un vecchio album dei Metallica. Le tasche dei jeans neri sono vuote. Non ha davvero nulla con sé il nativo di Seattle.
Si porta una mano alla barba, poi guarda negli occhi la ragazza, rivolgendosi a lei.

<< So a cosa stai pensando, Chelsea. Lo so benissimo.
Non ce la fai più. Sei sul punto di mollare. Forse starai pensando di aver chiesto troppo, di esserti spinta troppo oltre quella che per te era solo una banale passione da adolescente.
Non sarebbe dovuto diventare il tuo lavoro.
E non avresti dovuto mettere così a rischio la tua vita.
Starai pensando a questo.
E mi starai odiando in questo momento…>>

« Ma no, io... » timidamente prova a ribattere, vedendosi interrotta.

<< Sì. Tu mi stai odiando in questo momento. Perché è da settimane che ti ripeto le stesse cose. Ti continuo a dire quanto questa per te sia più che una semplice passione. Continuo a dirti quanto il tuo talento sia fuori dal comune e continuo a dirti di resistere, perché gli sforzi in futuro verranno ripagati. Se un Dio esiste.
Dico di credere in te. Io credo in te. Te l’ho sempre detto. Continuo a ripeterlo. Ora e sempre, come già ho fatto tante volte in passato.
Mi viene spontaneo Chelsea.
Scusami.
Tutte queste mie parole e queste mie confidenze non sono mai state dimostrate dai fatti. Tutto quello che ti ho detto si è infranto sempre contro un muro fin troppo grande. E purtroppo continuerà ad essere così, a meno che tu non decida di mollare >>

Si guardano i due. Chelsea resta basita e profondamente turbata dalle parole del suo mentore, non riuscendole ad interpretare in nessun modo.

<< Sai Chelsea…>>

Continua Saul.

<< Sarebbe da idioti credere che la vita sia sempre rose e fiori. Perché le difficoltà ci sono. Ci sono sempre state nella storia di queste umanità. Io non sarei mai diventato un musicista se il mio maestro non mi avesse mai schiaffeggiato nei saggi che facevo in pubblico da ragazzino.
Non sarei mai diventato un campione se non avessi mai subito le più atroci sconfitte. Se non avessi mai subito le più violenti torture ora non avrei una corazza sul mio corpo.
Ma non tutti assimilano in questo modo. Me ne rendo conto. Ogni personalità reagisce in modo diverso.
Tu sei più dolce di me. Sei tenera, carina. Fragile…>>

Chelsea arrossisce e si copre il volto con le mani.

<< Eppure io…>>

Saul si alza dalla sedia sulla quale si era in precedenza addossato.

<< Io ho conosciuto anche La Perra. Sempre dolce e carina, per carità. Ma con quella convinzione e determinazione in più che… diamine! Ti prende al cuore, in un modo o nell’altro!>>

Saul si avvicina a Chelsea che nasconde il volto ponendolo sulle sue stesse ginocchia.
Saul le passa una mano sui capelli. Poi sul collo…
E continua…

<< Ho conosciuto anche una persona che si è spinta oltre i propri limiti, cimentandosi nel mondo della musica. Spingendosi oltre le proprie capacità sul ring.
Ho conosciuto una ragazza che non si arrende davanti a nulla.
Ma poi… poi qualcosa è avvenuto in lei.
Un colpo.
Un tuono.
Una nota stonata.
Un errore.
L’autostima diminuisce. La paura sale.
Serve una scossa.
Una reazione uguale, ma contraria.
Io so come tu ti stia sentendo e so che stai male. Me lo hanno detto. E son stato così anch’io. Tempo fa.
Stai molto male.
Ho già provato a smuoverti in passato, ma non è servito, non devo creare mostri in te o altre personalità.
Forse basta ritrovare la tua essenza.
Forse>>

Scuote la testa Chelsea, Saul va alle sue spalle, abbracciandola. Prima di parlare. Ancora.

<< Ho scritto una canzone per te, prima, in una camera d’albergo, ripensando a quello che abbiamo passato in questi mesi.
E forse potrebbe finire. Basterebbe che tu ora getti quella maschera.
Non sono uno che piange. Ma forse, Chelsea, in quel caso lo farei.
Ho imparato a volerti bene. E non sopporterei questa perdita.
Se abbandoni La Perra, abbandoni me.
Rischieresti a spingerti di nuovo oltre, ma sappi che io ti sono vicino quanto mai lo sono stato.
Vuoi lanciarti con me attraverso il burrone?
O tornare indietro? Sola >>

La Canadese, meditabonda, lascia cadere lo sguardo sulla maschera che stringe tra le dita. E' come se un film con tutti i finali alternativi stesse venendo proiettato davanti ai suoi occhi color nocciola.
Si volge quindi a scrutare Clarke, non certa di riuscirne a fronteggiare lo sguardo.

« Sono parole... bellissime, Saul. Sono commossa.
Hai quasi riacceso un fuoco, te ne do atto... tuttavia, questo fuoco non è abbastanza ardente da farmi lanciare oltre qualsiasi burrone...
...mi dispiace tu sia arrivato fin qui solo per parlarmi, ma io non ho alcun voglia di tornare in WBFF.
Non è questo ciò che sognavo di fare da ragazzina. Volevo volare, non avere una catena al collo.
Ci sono altre realtà per persone come me. Forse la Masked Wrestling Federation farà al caso mio. Ma ci penserò poi.
Ora voglio solo del tempo per me...
...se proprio ci tieni, potresti darmi lezioni di chitarra, per mettere su una band... »

Il tono di voce è sconsolato, ma le labbra, che non nascondono le leggere cicatrici, pur si lasciano andare a un timido sorriso, mentre due lacrime le bagnano le guance.
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