Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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Bloody Desperation 3x02 - 10/04/2015

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2015 20:35
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Drago / Denny Leone
Over the God
10/04/2015 20:35
 
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Ci troviamo in una stanza del backstage. Il cameraman inquadra una scacchiera su un tavolo, poi sposta l'inquadratura oltre il tavolo e riprende James McFist seduto su una sedia, soffermandosi sul suo viso per qualche secondo.

Hammer: "Che c'è? E' così strano vedere lo zio James alle prese con un gioco che richiede capacità razionali come la logica? Non temete, le birre me le sono scolate prima di entrare nell'arena, altrimenti non sarei qui a fare un discorso sugli scacchi, no?"

McFist indica la scacchiera con tutte le pedine disposte ordinatamente, ognuna nella propria casella di partenza.

Hammer: "Un vecchio volpone con l'alzheimer ha guadagnato consensi parlando del gioco della dama, senza sapere che da lì a poco sarebbe divenuto lui stesso una dama, la dama di compagnia del suo adorato figliuolo, una pedina da far fuori alla prima occasione possibile"

Piccola pausa.

Hammer: "Profetico Jack, profetico"

James gira la scacchiera lasciando la schiera dei bianchi dalla parte opposta del tavolo.

Hammer: "Tu e Michael siete i due Good Guys di questo business, tutto parte sempre da voi e con voi, ma fate spesso l'errore di concepire la prima mossa come un passo avanti rispetto ai vostri avversari. Oggi, Jack, dovrò affrontarti sul ring con altri due atleti, parliamo di scacchi"

McFist afferra un pedone e lo mette in mostra davanti alla telecamera.

Hammer: "Derrick Mortimer, l'uomo che può essere sacrificato fin dall'inizio, spazzato via durante la fase iniziale, ci sono pedine troppo grosse perchè lui possa sperare di arrivare dall'altra parte della scacchiera e trasformarsi in una pedina che possa fare la differenza, non accadrà in questa partita, e forse non accadrà mai"

James getta via il pedone facendolo cadere a terra, poi afferra un Alfiere.

Hammer: "Kevin Mackall, buon lottatore, ma ancora privo d'esperienza. I suoi movimenti trasversali possono creare delle rogne, è vero, può essere una costante minaccia. Ma ha ancora un limite, un grosso vincolo... Quello di essere incapace di guardare avanti, di muoversi in avanti verso un traguardo definito. Per il momento non può far altro che provare ad avvicinarsi alla gloria muovendosi in diagonale, a zig-zag, senza mai raggiungerla perchè su quella scacchiera non sono ancora state eliminate le pedine più forti"

Anche l'Alfiere viene gettato via con noncuranza. Poi James avvicina una mano ad un Re, ma non lo afferra.

Hammer: "No Jack, ti piacerebbe lo so, anche perchè essendo vecchio il Re ti rappresenterebbe in maniera esemplare con i suoi spostamenti di una sola casella per turno, ma... Hai un problema Mr. Attitude, tu non sei presente in questa scacchiera, sei già stato il Re e hai già perso la tua partita, hai già subito uno scacco matto. Quella di oggi non può più essere la tua partita, è questo il motivo per il quale nessuno può più temerti"

McFist adesso prende finalmente il Re tra le sue mani.

Hammer: "Questa federazione ha un solo Re, il suo nome è Michael McFarry, ma... Non importa quanto sia lunga, ogni partita giunge sempre ad una conclusione, e l'unica conclusione possibile per questo gioco è lo scacco matto al Re. Mi stai ascoltando Michael? Non importa quando, lo sai che prima o poi arriverà, quel momento, IL momento"

McFist inclina la pedina del Re fino a farla cadere, il Re inizia a rotolare su sè stesso avanti e indietro fino a quando non si ferma, statico, inerme sulla scacchiera.

Hammer: "E in tutta questa merda, dov'è James McFist?!?"

Hammer inizia a sorridere, afferra la pedina della Regina!

Hammer: "I'm your WHORE QUEEN motherfuckers! Non sarò mai il Re, ma non me ne frega un cazzo, perchè ovunque voi siate io potrò SEMPRE raggiungervi in due mosse e prendervi a calci in culo!"

James si alza in piedi e poggia con forza la pedina della Regina al centro della sacchiera, poi esce fuori dalla stanza.

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Parte “Daiki Kasho – Place in this world” (https://www.youtube.com/watch?v=kBKbKch_hzg)
Si vede una macchina blu elettrico sfrecciare lungo una superstrada, alle sue spalle la ridente campagna toscana.
La vediamo derapare lungo un sentiero sterrato, senza patire troppo di retrofrenata.
Attraversa un porto, con uno sfondo di mare in tempesta.
Affronta una chicane sotto il temporale.
Parcheggia sotto la Cattedrale di Santa Maria del Fiore in una notte stellata.
Dalla macchina scende Garet Jax, si toglie degli inutili occhiali da sole visto l'orario notturno; vestito impeccabile, gessato grigio scuro.
Appare una “B” maiuscola, seguita da due lettere andando verso il basso: “Bet”.
Quindi una “R”; “Race”.
“Untile the end. From A...

To...

Z”
“Nuova Subaru BRZ”, provala nei concessionari!
Garet Jax lancia una fiches verso il teleschermo.
La pubblicità finisce, il monitor si blocca, la telecamera si allarga dal televisore con il fermo immagine fino a mettere a fuoco i presenti nella camera, ovvero il Luckyman e due uomini d'affari giapponesi sopra i 60 anni.
I due consegnano un assegno a a Garet, che ringrazia con un inchino, quindi una volta usciti vediamo Jax sorridere sornione, appoggiare il titolo bancario sul tavolo ed allontanarsi. La telecamera stringe sull'assegno, la cifra è di “50.000$”. La telecamera sfuma.

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Nel backstage un cameraman sta seguendo Luis Riva, il manager brasiliano arriva davanti alla porta della stanza di Sheenan. L'uomo la apre verso l'interno, si porta avanti di qualche passo seguito dal cameraman, poi richiude la porta alle sue spalle. Riva si guarda intorno mostrandosi inorridito da ciò che si ritrova davanti.

Sulle pareti della stanza sono appesi diversi oggetti legati al culto Voodoo. Ci sono fotografie in bianco e nero di uomini e donne zombificati da alcuni sciamani, acchiappasogni e gingilli con perle e campanelli, voodoo dolls trafitte da spilli, alcune delle quali appese a testa in giù e con la testa mozzata. Maschere orrorifiche con decorazioni a motivi tribali e anche parti di interiora di animale che sembrano tutt'altro che finte. Sul pavimento invece sono presenti diversi strumenti a percussione dall'aspetto primitivo e anche dei mortai con pestello per l'elaborazione di chissà quali intrugli.

Riva: "Ma che..."

Luis sposta lo sguardo in avanti, il cameraman inquadra Sheenan seduto a terra in fase di meditazione, con i lunghi dread che coprono quasi interamente il suo viso e una maschera tra le mani, una maschera con il disegno di una clessidra.

Riva: "Ascolta, ho bisogno di parlarti"

Sheenan non risponde.

Riva: "Negli ultimi tempi hai dimostrato di poter fare a meno di me, non ha senso che io continui ad essere la tua ombra. Sai come muoverti, sai come seminare il terrore nell'animo degli spettatori, io non ti servo più. Sono venuto a chiederti di lasciarmi andare, ho bisogno di stare con la mia famiglia e tu ormai sei più che in grado di farti strada da solo"

Sheenan: "E' questo che non capisci, sono sempre stato in grado di farlo Luis"

Sheenan scosta i dread dal suo volto e apre gli occhi fessurizzando lo sguardo in direzione di Riva.

Sheenan: "Tu non sei la mia bocca, nè hai mai rappresentato la mia immagine, sei semplicemente il mio cimelio di guerra. Sei la testimonianza vivente di quanto sia controproducente incrociare il mio cammino. Sei un uomo che ha perso tutto, anche la sua stessa anima, un uomo vuoto privo di speranze e obiettivi da raggiungere. Tu ricordi alla gente che io non combatto, ma annichilisco, che affrontarmi non porta solo a perdere un match come tanti, ma anche e soprattutto la propria integrità, la propria dignità, il proprio posto nel mondo. Tu, Luis, sei un morto che cammina, sei lo zombie del Tribal Warrior, e la tua pena è quella di vagare nel limbo in eterno"

Riva serra le mani a pugno, poi inizia a tremare di rabbia, in preda alla frustrazione.

Sheenan: "Mi sei servito davvero, sai? Quando mi hai fatto conoscere l'inferno sceso in terra in tutti quei mesi di prigionia e torture, hai aumentato in maniera esponenziale sia la mia soglia di resistenza al dolore che la forza stessa del mio credo. Io oggi sono Voodoo Doll perchè tu, Luis, mi hai permesso di diventarlo"

Sheenan inizia ad indicare le numerosissime cicatrici presenti sul suo corpo.

Sheenan: "Non è mai stato un soprannome Luis, io sono realmente Voodoo Doll. Perchè utilizzare una bambola di pezza quando il sacrificio della carne può aumentare notevolmente le probabilità di successo di una maledizione? Io faccio del male a me stesso per distruggere i miei nemici, quando tu mi hai insegnato a resistere al dolore oltre ogni umana concezione mi hai fatto smettere di essere umano e mi hai reso il mostro che sono oggi. Posso perdere energie e linfa vitale ma i miei nemici ne perdono in egual misura, solo che alla fine loro sono e rimangono uomini... Ciò che può prosciugare loro ed ucciderli lentamente a me conduce solo allo stremo, permettendomi di rimanere sempre in piedi ad osservarli dall'alto verso il basso"

Sheenan inizia a sorridere.

Sheenan: "Poi, alla fine, diventa solo una questione di riscuotere il guadagno del mio sacrificio. Rubando la loro anima acquisisco le loro conoscenze e le loro abilità, divento sempre più forte, inarrestabile"

Il Tribal Warrior si rimette in piedi ed inizia ad avanzare verso Riva. Poi infila una mano all'interno della maschera di Time, estraendone... Uno spillo di colore rosso.

Sheenan: "Rosso, il colore del Potere, rappresenta il Desperation Iron Man title al quale ambisco, il simbolo di quel potere che Time perderà, il potere che presto sarà nelle mie mani"

AAAH! SHEENAN SI CONFICCA L'AGO SUL PETTORALE SINISTRO! Inizia a sgorgare del sangue, tuttavia Voodoo Doll sorride a denti stretti facendosi beffa del dolore che sta provando! Riva si mette le mani in testa!

Riva: "COSA CAZZO STAI FACENDO?!? Dacci un taglio Justin!"

Sheenan: "VIOLA! Il colore della Spiritualità, la spiritualità che Time perderà del tutto impedendogli di contare il reale numero degli avversari che affronterà a The People's Choice, me e tutti gli spiriti più crudeli del vodùn"

Si conficca un ago viola sul pettorale destro! Altro sangue che sgorga!

Riva: "Per favore, smettila, non ha senso!"

Sheenan estrae dall'interno della maschera un ago nero.

Sheenan: "NERO! Il colore del dolore e della guarigione, la sofferenza che il campione proverà sulla sua pelle e la rigenerazione che otterrò nel momento in cui avrò raggiunto il mio obiettivo"

SI CONFICCA LO SPILLO NERO SULLA PARTE SINISTRA DELL'ADDOME! Sembra ancor più doloroso di prima.

Riva: "TU SEI SOLO UN PAZZO!"

Riva fugge via dalla stanza, il Tribal Warrior si rivolge verso la telecamera, l'inquadratura sembra traballante perchè lo stesso cameraman sarà sicuramente turbato da ciò che sta vedendo. Viene estratto un ultimo spillo, di colore rosa.

Sheenan: "Il tempo non è un'entità che può favorirti, il tempo cambia le cose Angel. Tutti noi sognamo di sfuggire al tempo, tu sei l'unico che si ostina a rincorrerlo. Oggi sei campione, domani quella maschera potrebbe rivoltarsi contro di te ed uccidere tutte le tue certezze. Si, uccidere, perchè il tempo ha una sorella con la quale condivide il regolare sviluppo degli eventi, un'entità simboleggiata dal colore dell'ago che ho tra le mani"

Il lottatore si sfregia con l'ago rosa, conficcandolo sulla parte destra dell'addome! Sheenan stringe i denti, poi avanza di qualche passo in direzione del cameraman, tuttavia quest'ultimo indietreggia, pur continuando a riprendere il suo corpo con i quattro aghi ancora conficcati nella carne, la scena è a dir poco raccapricciante.

Sheenan: "Tra poche settimane la guarderai in faccia e pregherai di non essere mai diventato Desperation Iron Man Champion. Si, Time, è proprio lei"

Sheenan si ferma.

Sheenan: "La Morte"

Camera fades.

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Buio. Lucetta rossa con scritto REC, data e ora in basso a sinistra: 30/03/2015, 3:53 A.M.
Un vociare indistinto copre il rumore dei passi di una donna, discretamente alta, dai capelli bruni e il passo sicuro. “Dov’è?” riusciamo a comprendere. E parte della calca si fa da parte, lasciando passare la donna, in modo raggiungere il suo obiettivo. A intermittenza, illuminato dalle luci stroboscopiche azzurre e viola, vediamo il soprabito della donna svolazzare nella Città Ventosa.
“Becky.”
Mormora un uomo seduto sul marciapiede, dietro di lui l’insegna luminosa “THE PIT – LOUNGE BAR & NIGHT CLUB”. Aaron Kirk prova a rimettersi in piedi, ma nel farlo scivola sulla pozza di vomito vicino a lui. The Humbler ride di se stesso, mentre la donna gli porge la mano.
Nero.
Bianco. Piastrelle, più precisamente. La telecamera è ora fissa nell’angolo di un bagno, l’orario mostrato dalla telecamera è 4:39. Rebeca Helderson da Silva aiuta Aaron Kirk a entrare in una vasca-doccia, non riusciamo a vedere l’intera figura dello scozzese ma la sua nudità è facilmente intuibile. Rebeca tira la tendina per coprire Kirk, si volta e apre la porta mentre l’acqua inizia a scorrere.
“Sto mandando tutto a puttane, Becky.” È la voce di Aaron Kirk.
Rebeca per un momento sembra voler ignorare quelle parole. Ma si volta, perché non può farlo.
RHS: “Ho paura di averlo notato, signor McGunner.”
Risatina oltre la tenda. Una mano stringe un lembo della stessa, deformandola.
AK: “James è in America. So che lo sai. È venuto da me questo pomeriggio. Ah, merda, forse dovrei dire ‘ieri’pomeriggio. E io ho fatto tutte le classiche stronzate che faccio, presente? E poi... mi ha detto che gli ho rotto la gamba. È davvero una merda, stavolta.”
RHS: “Credevo che lo sapesse già.”
AK: “Oh, davvero divertente, cazzo. Aye, lo sapevo. Ma James sembrava non saperlo, dava la colpa a un certo McWallen, al sovra-allenamento, al fottuto allineamento dei pianeti. E d’un tratto me lo sbatte in faccia.”
Rebeca si ravvia i capelli, si avvicina al lavandino, apre il rubinetto e si getta dell’acqua in faccia.
RHS: “Doveva accadere, prima o poi.”
AK: “Pensavo che sarei stato pronto. Mi sono preparato per quasi sei anni.”
RHS: “Si è preparato allontanando tutti e diventando un bastardo.”
AK: “Aye!”

Rebeca, ancora non vista da Aaron, si mette le mani nei capelli e, dopo qualche passo, si lascia cadere e si mette a sedere schiena contro il muro, con le ginocchia al petto. La telecamerina nell’angolo la inquadra di fronte.

RHS: “Non finirà bene. Doveva saperlo.”
AK: “Non lo so e basta.”
RHS: “Non lo sa e basta?”
AK: “È un casino di merda, Becky. E io non... non so! Sono tipo l’uomo di maggior successo nel wrestling adesso, ho più soldi di quanto mi interessi guadagnarne, sono fottutamente imbattibile. La gente cerca risposte da me e io non ho idea di come dargliele. Come si fa ad essere Aaron Kirk? Pensavo che Drago riuscisse a battermi. Non so neanche come rendere la mia vita meno fottutamente incasinata. E quello che tu e Jim avete provato a fare... è sbagliato! Sei l’unico alleato che ho, Becky. L’unica dalla mia parte!”
RHS: “Ho provato a esserlo.”
AK: “Oh, vaffanculo!”
RHS: “Sbagliato... la pressione e l’emotività che mette su di me sono sbagliate! Sono la sua segretaria, non sua moglie!”

Rebeca si passa una mano nei capelli.

RHS: “Non posso essere la sua ancora di salvezza in un mondo di nemici, non sono pronta ad esserlo. Non posso salvarla e questo... mi fa stare male.”

Da dietro la tendina, Kirk allunga la mano bagnata e la mette sulla spalla di Rebeca.
AK: “Sei una brava donna, Becky.”
RHS: “Non lo faccia.”
AK: “Sei licenziata.”

La segretaria resta in silenzio per qualche secondo. Stringe per un attimo la mano di Aaron, poi si alza.
RHS: “E lei è un brav’uomo, signor McGunner. Lo penso io, almeno.”
AK: “Ah, forse. Trova qualcuno che ti scopi, Becky, con un cazzo bello grosso. Prometti.”
Rebeca sorride.
RHS: “Lo... prometto.”

La segretaria lascia il bagno. L’acqua che scorre torna ad essere l’unico rumore.

CAMERA FADES

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La telecamera è poggiata su di un pavimento, la saturazione del colore è arancione, tendente al terra di Siena; riprende un parquet rovinato, un muro scalfito ed una finestra sporca.
Risuona un telefono nella stanza.
Davanti alla telecamera immobile passa la ruota di una sedia a rotelle.
Quindi si sposta nell'inquadrare la stanza ponendo le pareti ai due estremi precisi, una scrivania confina col lato destro del teleschermo ed occupa i due terzi dell'immagine per orizzontale ed un terzo per verticale, sul muro di sinistra è appeso un telefono all'altezza di un metro da terra.
Da dietro la scrivania, vediamo muoversi la testa di Marcelo Cazador, il volto segnato dalle rughe, l'espressione corrucciata. Alza il ricevitore.
La telecamera si sposta fuori dall'ufficio, inquadrando la scritta “Sniper Scope Company”, sempre con alcune lettere fulminate e friccicanti.
-Ciao papà.
-Chiami per quelle informazioni?
-Sì.
-Non dico che da quando hai fatto i soldi non ti fai più sentire, anzi, mi chiami anche troppo spesso, ma quando mi mandi i soldi per riparare l'insegna?
-Presto, sto facendo un investimento.
-Ancora su quelle ricerche mediche sull'erba?
-Sì, esatto.
-Farsi le canne non salverà le persone, lo sai?
-Però le può aiutare a soffrire di meno.
-Spero che quando raggiungerai la mia età, tu ne sia ancora convinto.
-Papà, le informazioni- tagliò corto Claudio.
-Il tuo uomo ha fatto dei movimenti molto alti di recente. Da quanto ho scoperto, sembra abbia incassato una notevole cifra, il doppio del tuo cachet, per il film che avete girato, quindi ha staccato almeno tre assegni da 6.000$ dollari e ne sta tenendo in fermo uno da 50.000$.
-Per il film non mi stupisco, lui ne è il protagonista, gli assegni da 6.000$ saranno sicuramente una qualche sconfitta a poker, sebbene mi stupisca che abbia perso per tre volte la stessa cifra nell'arco di pochi giorni... quei 50.000$ invece mi puzzano, so che doveva girare una pubblicità ma perché lo sta tenendo fermo?
-Forse lo deve girare a qualcuno.
-Già, ma a chi?
-Gringo, el biondo mi è sempre puzzato, non te l'ho mai nascosto.
-Però è grazie a lui se adesso sono dove sono e riesco ad aiutare di più sia te che il resto della famiglia.
-Sono soldi sporchi, Claudio, quanto i tuoi title reign. Non stai vincendo legittimamente. Riuscirai a lavare la tua reputazione con un title reign decente, un giorno, ma sarà fura fin quando resterai al suo fianco.
-Papà, è sul ring che si vincono i titoli, e 1 vs 1 io sono il più forte.
-Ma è con le parole che si costruiscono gli imperi, e lui parla troppo.
-Grazie papà, ci sentiamo presto.
La telecamera si spostò nell'ufficio della Sniper Scope Company, dopo il lungo fermo immagine sull'insegna scoppiettante, mostrandoci Marcelo Cazador riagganciare il telefono.
Quindi si sposta rapidamente in maniera improvvisa nel camerino di Claudio Cazador, dove il wrestler pensierosamente riaggancia a sua volta il ricevitore, si mette una canna tra le labbra e con le braccia conserte dietro la testa, inspira profondamente e successivamente espira mentre la telecamera sfuma.

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Ancora una volta vengono mostrate le immagini della hand camera, è tutto nero. Ma stavolta la data in basso è 10/04/2015. L’orario è... è un conto alla rovescia!
5...
4...
3...
2...
1...

I want it all
I want it all
I want it all
And I want it now!

BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

L’arena ES-PLO-DE!!! Sullo stage, Aaron Kirk è in piedi, cintura in spalla. Porta una maglietta che imita il poster promozionale di Robert Dumas contro l’omofobia, con scritto “HOMOPHOBIA” senza il “fight” prima, e “I WILL DEFINITELY NOT TURN MY BACK ON YOU”, sempre con Robert Dumas in bianco e nero, solo che stavolta il Bastardo stringe un paio di manette nelle mani. Kirk cammina lentamente, si gode gli applausi, solleva la cintura che ormai detiene da 168 giorni. Sorride ai Toys, si porta il microfono alle labbra e rovescia la testa.

“DOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOVEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEERRRRRRRRR!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

HUMBLER!
HUMBLER!
HUMBLER!

Kirk raggiunge finalmente il ring, solleva ancora la cintura per prendersi un altro pop.
“My Toys... il vostro campione è tornato. Non posso negare di avere giusto un paio di capillarsi sfracellati, ma è quello che metti in conto quanto leggi che stai per firmare con una federazione ‘Harcore Entertainment’. Il fatto è che, a quanto pare, alla ragazzina è andata peggio. Certo, a parte il fatto che gli è bastata una scopata per riprendere a sognare. Eppure io Artemis non l’ho trovata così rinvigorente...”

Il pubblico si lascia scappare un “ooooooh” per l’implicazione fatta da Kirk.

“Ok, ok, dalla regia mi dicono che Aaron Kirk che parla di sesso rischia di fare ascolti talmente alti da mandare in tilt il Network, ci toccherà parlare di roba meno interessante. Denny Leone, per esempio.”

Kirk passeggia per il ring, per consentre a tutti lati del pubblico di vederlo parlare di fronte.

“Denny ‘X-Pac heat’ Leone. Un paio di manovre totalmente insensate e via verso l’Undisputed Title... nah, non suona bene. A dire la verità, sarebbe suonato meglio ‘Drago riesce a sconfiggere il destino, a redimersi dalla sua condizione di secondo e conquistare la cintura!’. Ma qualcosa è andato storto, non trovate? Il secondo beniamino della folla finisce per diventare indigesto e viene ridotto talmente male da stare fuori almeno un mese e mezzo. Qualcosa è mancato. E quella cosa è ciò che l’Humbler permette di mostrare a tutti.”

Kirk si siede sull’angolo, il tono si fa più serio.

“Quando un wrestler si confronta con me, io sono in grado di restiuirgli la visione di ogni difetto, ogni debolezza che ha. Perché questa è la fottuta verità, conosco una via d’uscita da ogni presa, conosco un one-liner per ogni bastardata. Perché questo è quello che una stella ti dice, my Toys, ti dice quanto è lontana. Buffo che Artemis abbia parlato di fottute stelle, non trovate? Buffo perché Drago è rimasto bruciato cercando di diventare come me, come The Bright Star, ma un Bright Kick l’ha inchiodato col culo per terra e una Humbler l’ha costretto a svenire. E il fatto che quella puttana abbia rovinato la contesa cercando di salvarlo è solo l’ultimo chiodo sulla sua bara, se ha bisogno che qualcuno interrompa il match per salvarlo perché non è né abbastanza forte da resistere né abbastanza assennato da cedere può farlo, mi basta che sia lontano dal MIO main event. E la mia prossima sfida, la mia prossima difesa...”

Kirk salta giù.

“Lui crede di essere diverso. Oh, a lui non importa. Significa che con molto disinteresse verrà schiantato al suolo, e mi guarderà con molto distacco e molta neutralità afferrare la cintura e vincere la contesa. E credetemi, un coglione che si permette di rovinare un match titolato nel WBFF Maniacs del decennale della WBFF... è un mio fottuto nemico. Vi dissi, tempo fa, che con un Kirk campione c’era da divertirsi. Guardatevi indietro, my Toys, provate a trovare un regno con più intensità, più qualità negli show, con un campione così imbattibile. E chiunque di voi, Toys, wrestler, avvocatesse feminazi o Jumala Jobbers... provi a smentirmi... because...”

E il pubblico urla in coro con Kirk.

“THIS IS THE HUMBLER’S WAAAAY!!!!!”

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Nel camerino dei Leones, Mr. Attitude si rivolge al figlio, toccandosi il mento con perplessità prima di aprire la bocca.

Jack: "Sai, stavo pensando che in questi dieci anni abbiamo scritto non soltanto pagine di storia del Wrestling, ma libri interi. Jack Leone, il fondatore; Denny Leone, il dominatore del quadrato. Forse ci dilaniamo a vicenda, quando ci abbracciamo percepiamo di avere un pugnale puntato alla gola, ma alla fine dei conti la nostra è una famiglia che ama il Wrestling. Non riesco ad immaginare due come noi esistere insieme in un altro ambiente. Questa arena è l'unico legame che ci tiene uniti. Perché siamo una squadra oltre che membri della stessa famiglia."

Denny non pare molto interessato al discorso del padre, pare quasi essere sul punto di sbadigliare, i 'buoni sentimenti' non gli interessano.

Jack: "Ed è proprio per questa ragione che sono sussultato quando ho trovato un bigliettino strappato. Erano pezzi di carta, perciò li ho ricomposti assieme, c'erano soltanto due lettere. Una J ed una G... o meglio ancora G.J. Sai, non sono mai stato il Kasparov delle parole crociate o Michael Jordan degli anagrammi, ma su una cosa posso esserne certo: G.J. nel nostro mondo sta ad indicare un solo uomo: GARET JAX, il nostro nemico!"

Le parole di Mr. Attitude attirano l'attenzione del figlio, ma il Cowboy di New York continua a parlare, quasi con una smorfia ad indicare che sta traendo vantaggio da questa pseudo-scoperta.

Jack: "Ho mille idee contrastanti sul significato di quella scoperta, potrebbe voler dire tanto o nulla. In ogni caso, tu e Garet vi siete incontrati ed è successo qualcosa. Qualcosa che IO devo sapere. Non perché sono tuo padre, ma perché sono il tuo tag team partner e manager. Dunque, qual è il significato di quel biglietto? Garet Jax ha comprato il tuo disinteresse per le cinture di coppia? Te lo dico chiaramente: io non ci ho ancora rinunciato, non smetterò di puntare alla realizzazione del mio obiettivo: diventare campione di coppia insieme a mio figlio!"

Leone afferra il pezzo di carta che era stato fatto a pezzi e messo su di nuovo con dello scotch, lanciandolo addosso a Denny, quasi in modo provocatorio. Tuttavia, Mr. Attitude non mostra la minima rabbia dentro di sé, sta testando il figlio perché conosce la sua impulsività, sa che ogni sua reazione potrebbe dargli la risposta che cerca ancor più delle parole.

Denny: "Quindi, stai cercando delle risposte? Stai cercando di comprendere perchè ho fatto quello che ho fatto?"

Jack sembra quasi annuire ma è solo un'impressione, non muove un muscolo e Denny sembra stupito da questa mancata reazione da parte del padre, prima di ricominciare a parlare.

Denny: "Come ben sai, non sono tenuto a darti nessuna spiegazione, forse perchè spiegazione non c'è. Sai, non sei l'unico che sta cercando di capire quello che sto facendo, forse non lo so neanche io...o forse lo so, chi lo sa!"

Denny dà le spalle a Jack, il quale sembra infastidito dagli sproloqui del fu Locker, che finisce il suo intervento nei confronti del padre.

Denny: "Io so solo che tra tre settimane avrò l'opportunità di scontrarmi con colui che non perde mai, colui che è impossibile da battere, colui che sta riscrivendo la storia della federazione, e l'idea mi eccita da morire! Quando sono tornato in questo schifo di federazione, l'ho fatto solo per soldi, e tutt'ora continuo a credere di aver fatto la scelta giusta. I titoli non mi interessano, la gloria non mi interessa, l'apprezzamento altrui non mi interessa, i fischi nelle arene non mi disturbano, eppure gli stessi che mi fischiano hanno scelto di mandare me contro Kirk, hanno lanciato un messaggio, vogliono un massacro, vogliono un cambiamento."

Jack Leone è stupito dalle parole stranamente ponderate e ricche di significato da parte di un solitamente taciturno Denny, da non dar peso al cambio di argomento attuato sapientemente dal figlio per sviare l'attenzione dal foglietto che riporta la G e la J.

Denny: "Capisci? La gente vuole vedere il campione, l'eroe, il buono della situazione, l'invincibile Aaron Kirk, spezzare le ambizioni e le velleità del sottoscritto. Tuttavia, il pubblico ha fatto un errore."

Denny apre la porta e prima di uscire dalla stanza pronuncia le ultime parole del suo monologo.

Denny: "Non puoi distruggere le ambizioni di chi non ha ambizioni. Io posso distruggere il sogno di coloro che sognano. L'idea di veder piangere tutti coloro che mi hanno votato dopo che Kirk sarà esanime a terra mi stuzzica, mi inebria. Il titolo è un semplice accessorio ingombrante, un vezzo se vogliamo. Ma quel vezzo è il simbolo della superiorità di un uomo su un altro. L'imbattibile Kirk...l'imbattibile Kirk..."

Denny abbandona la stanza e Jack Leone si affaccia ancora un attimo e osserva il figlio allontanarsi, distinguendo un'ultima volta le parole di Denny dal brusio del corridoio.

"L'imbattibile Kirk..."
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