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The Humbler's Way Back 2/5 [James Kirk]

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2015 15:47
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Aaron Kirk
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10/04/2015 15:40
 
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Non riesco a toccare cibo. L’aria in casa si è fatta pesante, quando ho detto che Aaron mi ha comunicato che domani non tornerà a rilevare le sue quote della piccola federazione del nonno, e che raccomanda che le quote vadano a nostra cugina Samantha. Intorno al tavolo ci sono mamma e papà, Rachel, Chris, Sam e sua sorella Eilidh. Da un quarto d’ora circa tutti hanno preso a comportarsi come se presto tutto si risolverà, tranne Sam che è uscita per fumare, e papà soltanto dopo aver borbottato qualcosa sullo zio Alfie, l’innominabile zio Alfie. Ma ho sperimentato sulla mia pelle che quando Aaron piscia fuori dal vaso non si risolve proprio niente.
Ogni volta che qualcuno è chiamato a fare una scelta tutti gli fanno credere di essere l’unico essere umano al mondo, che dalla sua scelta dipenderà il destino di tutti. Ma ho imparato che la vita non è uno di quei brutti film in cui mio fratello ha recitato, che nel novantanove per cento delle volte l’unica scelta che puoi fare è andartene con la dignità ancora tutta intera. Ho sempre pensato, comunque, che c’è un Dio da qualche parte, fisico o meno. Un Dio che conosce ogni scelta che ho fatto e perché l’ho fatta, e che mi manderà in paradiso o all’inferno per quelle, e non per quante volte al giorno l’ho pregato o l’ho nominato invano. E so che Dio sa cosa sto pensando in questo momento, sa che l’unica cosa che voglio è non ferire nessuno, perché sono quasi trentacinque anni ormai che vivo in una famiglia di lupi, in cui l’unico obiettivo è essere più famoso e riconosciuto di chi è stato un wrestler prima di te. So che Dio sa che non sono più quel genere di persona, Dio sa che per cinque anni sono stato un’asta e una lucertola, sono stato immortale e ho proiettato Aaron in alto al meglio delle mie possibilità. Ma come può essere la mia vita? Ho guardato idioti e incapaci fare il lavoro che ho sempre sognato e ho attraversato l’oceano e sono rimasto per anni lontano da mia moglie e mio figlio per cosa? Per permettergli di farsi dare la scossa in testa? È questo che sognavamo, è per questo che per anni ci siamo rotolati per terra e abbiamo imparato che il wrestling è lotta, e la lotta ha un codice d’onore?
Mi sono illuso per anni di essere l’unico essere umano del mondo, un poveretto senza una gamba, ma se Aaron ha intenzione di farsi ammazzare, io non voglio far parte di quel mondo.
Mi ha chiesto di tornare a essere il suo manager, e dice che sa che ho una famiglia a cui badare e che la scelta è soltanto mia e non vuole farmi pressioni. Non sa invece che sono riuscito a salvare il matrimonio Dio solo sa come.
Ogni volta che qualcuno è chiamato a fare una scelta diventa improvvisamente importante, anche se per due anni non ha mai ricevuto neanche un fottuto “ciao, Jim, come stai?”.
Aaron ce l’ha fatta, dopotutto. Ha superato il nonno e papà, ha superato me con qualsiasi mezzo. Ma ora sono chiamato io a fare una scelta, e stavolta devo deluderlo, e sono sicuro che Dio sa che non posso accontentare tutti. Forse sono soltanto stanco di essere l’unico essere umano al mondo, di dovermi piegare per proiettare qualcun altro verso l’alto. Era questo che avevo scelto, e sono finito per fargli prendere la scossa e lasciarlo in una federazione in rovina. Una rovina che è tornata, più in rovina di prima. Eilidh mi chiamò e mi chiese se Aaron stesse bene, se avesse ancora tutte le rotelle a posto e io risposi di sì. Allora mi chiese se io stessi bene, e io risposi di sì. Dio sa che non ne ero sicuro, e che ora sono meno sicuro di prima. Ma io so che è arrivato il momento di uscire di scena con la dignità tutta intera.
“Sei taciturno” mi dice mia madre. Certo che lo sono. Sto per abbandonare mio fratello nelle mani delle persone che gli hanno fatto dare la scossa in testa, e sto provando con tutte le mie forze a farmelo piacere.
Le dico che non ho molta fame. L’ultima volta che un McGunner è partito per l’America ha lasciato qua le sue due figlie, Sam e Elidh, e una famiglia lacerata. La zia Virginia è andata poco tempo dopo, e solo da allora papà ha preso a maledirlo quasi quotidianamente per settimane. Alfie è rimasto un monito per più di vent’anni, e ora, una generazione più tardi, il fratello minore lascia ancora la famiglia. E so che stavolta dovrò essere io a rimettere insieme i pezzi.
Mi alzo e faccio un giro per la casa. Vedo la mia vecchia stanza, con il vecchio titolo mondiale della federazione del nonno appeso al muro e vorrei davvero che questi ricordi riuscissero a farmi sorridere, ma tutto quello che sento è fastidio. La federazione del nonno sarà mia, e doveva essere anche di Aaron. Un giorno anche Aaron e papà si fermeranno a riflettere su cosa hanno concluso e cosa lasceranno dietro di sé. Ed è soltanto cenere. Non combattiamo sul serio, eppure la lotta è l’unica cosa che nostro padre è riuscito a trasmetterci, e suo padre prima di lui. Una lotta onorevole, una lotta regolamentata, una lotta spettacolarizzata, una lotta predeterminata. Ma comunque lotta. Ho appeso quel titolo al muro come se me lo fossi sudato e l’avessi conquistato dopo una dura salita, ma ero soltanto un giovane idiota pieno di sé, a cui il nonno ha scelto di concedere un beneficio solo perché ero suo nipote.
Il mio sguardo cade sul mio ginocchio. Cinque anni fa ho capito che per forza di cose sarei vissuto all’ombra di mio fratello minore. E mi stava bene. Un uomo senza armi si tira fuori dalla lotta. Può osservarla con calma, può osservare i suoi cari uccidersi per un secondo sotto i riflettori e capire che per anni è quello che lui stesso ha sognato. E capire che quello che ha sognato è una balla grossa come una casa, pure un po’ squallida. Il wrestling sarà sempre il lavoro dei miei sogni, ma ho imparato che non sognerò mai lo stesso che Aaron sogna, e che mio padre ha sognato prima di lui. C’è un solo modo per porre fine alla catena di lotte inutili, non potendo cambiare il cervello di mio fratello. Ed è tirarsene fuori finché si è in tempo e provare a tenere insieme i pezzi. Può suonare inutile e frustrante, e forse lo è. Ma io sono zoppo, provo dolore ogni singolo secondo e osservo per lavoro persone che fanno quello che io vorrei fare. La frustrazione è parte di me, è la mia forza. È quello che in soli cinque miseri anni mi ha insegnato a vivere più di quanto chiunque fosse riuscito a fare.
Sento bussare alle mie spalle. “Eilidh dice che sta provando a salvare la tua cena da papà, ma non garantisce che ci riuscirà.”
“Sam, ti rendi conto che quello che abbiamo pianificato per un anno è andato in fumo? Non dico che sia sbagliato riprendere a lottare. Ma era quello che LUI aveva deciso, e d’un tratto scopro che sta tornando proprio in WBFF. Sembra che voglia farsi del male ad ogni costo, Sam, e io come faccio a impedirglielo?”
Sam guarda in basso. Poi guarda il titolo appeso al muro e strizza gli occhi per leggere il nome della federazione. “Highlands Wrestling Association. È questa la promotion che devo comandare?”
“A quanto pare.”
Sam si morde il labbro e si appoggia all’infisso della porta. “Lo sai, da piccoli io e Aaron ti prendevamo in giro, dicevamo che pensavi di essere un supereroe, ma in realtà eri solo un leccaculo.”
“Ah, grazie.” Un leccaculo, è questo che pensava di me?
“Facevi i servizi e aiutavi me e Aaron coi compiti e facevi tutto quanto. Magari pensavi che tutti fossimo grati e invece non facevamo altro che sfotterti. Aaron non vuole essere salvato da se stesso, vuole soltanto realizzare i suoi sogni e magari averti al suo fianco mentre lo fa. Va’ a mangiare, capitano. Io andrò a fumarmi un’altra sigaretta, poi vi raggiungo.”
Sam si volta, io le dico: “Tu e Aaron avevate un bel rapporto, sai? Non ti senti minimamente tradita, neanche un po’? Neanche se ti ha accollato all’improvviso una responsabilità così grande?”
Sam volta solo la testa. “Ah, tradita. Penso di sì. Lo prenderò a schiaffi quando lo rivedrò. Quindi mai, forse.” E se ne va. La sento scendere le scale e aprire la porta.
Ogni volta che qualcuno è chiamato a fare una scelta tutti gli fanno credere di essere l’unico essere umano al mondo. E poi in realtà disprezzano il suo aiuto, credono che sia soltanto per farsi bello agli occhi degli altri, o ai suoi stessi occhi. E forse è vero, ma se per farlo fa del bene dov’è il problema? Ho imparato a trarre la mia forza dalla frustrazione, e che cercare il plauso degli altri è soltanto una battaglia persa. L’unica scelta e andarsene con la dignità ancora tutta intera. O andarsene a cenare, ché sto morendo di fame.
Torno a mangiare, ma vedo che Sam è rimasta fuori e non rientra neanche per quando abbiamo finito di cenare. Dico a Rachel di tornare a casa, io la raggiungerò più tardi a piedi. Devo parlare a Sam e Chris sta crollando dal sonno, tanto Kyle of Lochalsh è piccola e posso tornare a casa a piedi.
Raggiungo Sam sperando che non si sia fumata tutto il pacchetto di sigarette lì fuori. Invece è stesa su un divanetto nel giardino a osservare fisso sopra di lei.
“Che fai?” chiedo “di là abbiamo finito. Rachel e Christopher stanno tornando a casa, anche.”
“Guardavo il mare e mi sono appisolata per un attimo.”
“Il mare non lo trovi in cielo, di questo sono abbastanza sicuro.”
Sam socchiude gli occhi e sbuffa. “Prima che arrivassi, intendo. Poi sei arrivato e mi hai fatto ricordare di tutti i casini della nostra famigliola. E allora mi sono messa a guardare in alto. Lo sai che a Skye non ci sono mai stata? Voglio dire, guardala, si vede da qua. Un misero ponticello e ci si arriva, turisti da tutto il mondo vanno a vederla e io non ci sono mai andata. Che scema, eh?”
Raramente ho visto Sam così malinconica. Prendo una sedia, la sposto vicino al divanetto e mi ci siedo. Aaron l’ha combinata grossa stavolta, avevamo fatto progetti. Non si possono mandare progetti all’aria all’improvviso, senza prima discutere. Oltretutto cosa avrà visto in Sam che gli ha fatto pensare che potesse guidare una promotion di wrestling, per quanto piccola e insignificante possa essere? È una ragazza intelligente, certo. Ma completamente inadatta.
Sam riprende: “Non credere che non vi abbia sentiti, lì dentro. Lo zio che blaterava di mio padre, prima che ti alzassi a girovagare per la casa. Io neanche me lo ricordo, mio padre. Probabilmente è un mostro a tre teste che mangia i bambini per puro divertimento, non pensi? Sai, quando io ero a Parigi e a Milano e a New York a fare la modella non pensavo di dover tornare. Pensavo che era quello che volevo fare, essere famosa e magari un giorno diventare una stilista per conto mio. Magari sono ancora in tempo per diventarlo. Poi il mio agente Keiren, be', lo sai... e io sono corsa qua perché non ho intenzione di vivere in quel modo, ma la sostanza è quella. Come ci sentiamo noi viene dopo. Hai detto che io e Aaron avevamo un bel rapporto e hai ragione, sono cresciuta con lui proprio come te e so che in fondo possiamo fidarci. Non fraintendermi, è un pezzo di merda per averci piantati in asso così, ma che avrei fatto io? Lui è disposto a farsi dare la scossa per realizzarsi, io non ho avuto la stessa forza, o chiamala come vuoi chiamarla.”
E Sam resta lì tutta la sera, a osservare il mare, il cielo o qualunque altra cosa stesse osservando. Io mi incammino verso casa, con la luna sul mare e qualche rado lampione a rischiarare la strada quel tanto che basta a non andare alla cieca. Ho sentito un sacco parlare di Aaron, ho sentito mamma e Sam che lo giustificavano, e mi chiedo come può passarla sempre liscia. Non che a me dispiacca, ma a ventotto anni ancora non è un uomo fatto, e questo di certo non lo aiuta. Io non voglio prendere parte a questa follia, non posso. Ah, cazzo, per poco non inciampo. Il ginocchio fa male, porco cane se fa male.
Mi decido e finalmente prendo il cellulare. Aaron mi ha mandato un messaggio: “non indovinerai mai chi mi ha contattato e vuole incontrarmi”, e sinceramente me ne fotto dell’ennesima puttana in cerca di briciole di fama che arriva nel suo letto.
Compongo il numero e giuro a me stesso che non è un addio.
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Aaron Kirk
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10/04/2015 15:47
 
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Secondo spot della serie, sono spot ambientati nell'estate 2014 appena che la WBFF riaprisse, e raccontano l'avvicinamento di Kirk al ritorno in fed. Ce li ho ancora tutti da parte (tranne il quinto che devo riscrivere) e spero che questo venga considerato un po' più del primo xD

Il primo racconta la decisione di Kirk di tornare in fed dopo aver saputo che sarebbe riaperta, questo racconta come James ha preso la notizia, dopo che Aaron e James avevano pianificato di comprare la federazione del nonno (la HWA, uno sgabuzzino di infimo livello) per sollevarla un po'. Aaron ha effettivamente comprato metà della fed, ma l'ha passata alla cugina.

E poi Tagliagole s'è preso James al fanta, non potevo deluderlo :P
[Modificato da Aaron Kirk 10/04/2015 15:48]
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