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Cosmo: l'Infinito alla fine del Caos [Kratos; Ciclo Conclusione 5/5]

Ultimo Aggiornamento: 10/03/2015 19:01
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Cosmo: l'Infinito alla fine del Caos
John Kratos
Ciclo Conclusione, parte 5 su 5.



Parte 1
Parte 2
Parte 3
Parte 4


Oggi è giunto il momento in cui tutto si conclude. Questo nobile guerriero spartano torna a diventare terreno fertile a simboleggiare la gloria della sua nazione.
Il mio corpo viene trascinato sulle rovine di un antico Tempio. Potrò forse riappacificarmi con gli dei la cui esistenza io ho negato per anni?


Negazione. "Io sono vivo."
La mia vita ha due interpretazioni: quella eroica dell'eterna battaglia per cambiare il destino dell'umanità, un'evoluzione del pensiero alla ricerca di un senso individuale non dettato dalla società. Poi, l'altra interpretazione: quella di un pazzo che non aveva alcuna possibilità di cambiare il mondo intero. Puoi cambiare una persona, due, dieci o anche cento, se sei carismatico puoi cambiarne mille o diecimila, ma il mondo intero no, non con parole ed azioni, soltanto puntando loro delle armi e costringendoli a fare quello che dici. Il contrario del mio modo di agire!
Il mio amore per la guerra intesa come agonismo sportivo l'ho scoperto dopo essere diventato un lottatore. Ricordo che una volta sanguinai così tanto da preoccuparmi di rischiare un serio infortunio, allora un pensiero si mosse nella mia testa. "E allora?"


Rabbia. "Essi sono ancora impuniti."
Ho amato poche persone, ne ho odiate molte di più. E poi c'è chi ho rispettato: i miei peggiori ma migliori rivali come il prode guerriero di sangue romano Psycho Roman. Mio fratello l'ho amato, ma dimenticato e ritrovato in circostanze tragiche. Poi è arrivata Aisha, lei è l'unica donna che sono stato in grado di amare realmente. Ho amato lei, ma ho odiato il suo nome scolpito nel marmo della sua lapide, costretto a farsi bagnare dalla pioggia e dalla neve finché vi sarà esistenza su questo pianeta.
Però, non sono mai stato veramente capace di amare quanto lo sono stato di odiare. Quei prepotenti arroganti che giudicano le nostre esistenze come 'progetti' da compiere. Egoisticamente ho combattuto solo quelli che mi hanno reso l'uomo che sono oggi, ma ce ne sono tanti altri. Ho provato a contrastarli, ma loro ci sono ancora.
Essi sono qui ed in questo momento stanno parlando di noi. Hanno già programmato la nostra sconfitta, la nostra sottomissione. E ridono ad ogni tentativo di rivolta, poiché qualsiasi rivolta è voluta da loro. Quegli uomini di potere nella stanza dei pulsanti hanno il potere assoluto della vita e della morte. Loro e le future generazioni che li seguiranno.
So già come andrà a finire: faranno marcire questo pianeta che ha avuto la sfortuna di essere abitato dalla più viscida creatura esistente: l'uomo. Non tutti gli uomini sono malvagi, ma la malvagità fa parte della natura.

Spacco un vetro con un pugno, non mi importa delle conseguenze, ogni specchio comincia a tremare e si spezza in eco. Tutto crolla perché sono io a desiderarlo. L'ultimo specchio, quello più grande, invece di riflettere la mia immagine mi mostra un volto urlante, la bocca spalancata e la lingua che si protrae in un grido disperato. Un eco disturbante che io accetto a braccia aperte perché la rabbia ha guidato la mia esistenza. Sì, se fosse esistita la reincarnazione sarei rinato Furia o Dimonio dell'Ade.


Rimpianto. "Se avessi vinto questa guerra..."
Un prode generale ama il suo esercito, anche se non potrà mai ammetterlo. L'angoscia di una battaglia sta nel fatto che oltre alla vittoria esiste anche la possibilità di una sconfitta. Nessuno vuole arrendersi. La mia guerra quotidiana era all'ignoranza, alla debolezza di cui le persone si fanno scudo. Sconfiggere i deboli per renderli forti, l'ho fatto più volte, l'ultima di queste contro Malcolm Clark, per tirare fuori il suo vero potenziale. Non si può essere deboli se si segue il Caos, è richiesta una forza interiore immensa, perché bisogna vincere tutte le insicurezze e far cadere le patetiche maschere che ci affida la società. Ho combattuto da uomo libero contro persone schiavizzate dalle regole. Ed ho perso questa battaglia, perché non si può salvare chi di esser salvato non ne ha la volontà. La mia vittoria sarebbe stata la vittoria dell'essere umano sulle regole, il trionfo degli istinti nella piena consapevolezza del Caos Eterno. Ma quella dell'uomo è una maledizione da cui è difficile tirarsi indietro, il progresso ci ha portato a scendere a compromessi di cui non ne possiamo fare a meno. Troppe scuse per decidere di cambiare, troppe varianti di questa integrazione con il mondo intero. Il Caos viene compresso dal potere della Legge.

Vengo trascinato da due giganti, strisciando con le ginocchia. Le ossa sono ormai rotte, il dolore lascia spazio all'umiliazione. Denudato e deriso dinnanzi alla folla festante che vede nella mia disfatta un trionfo dell'ordine naturale. Avrei potuto cambiare tutto, recarmi qui sul cavallo più nobile ed urlare di essere io il conquistatore. Tuttavia, vengo gettato in pasto alle fiere e lacerato nel rimpianto di una sconfitta che per me è stata fatale. Ora lo so: ho combattuto una guerra impossibile da vincere, il Caos non può vincere.


Depressione. "Cosa ho ottenuto al di fuori del Caos?"
Ma tu, John-individuo, chi sei? Sei mai esistito? Sì, esistevi in un periodo di tempo che ormai ho dimenticato, avevi una vita normale, quasi felice. Però, era chiaro che saresti sprofondato nell'oblio. Pensare alla tua esistenza è una tortura perché non avevi la minima idea di quanto saresti stato travolto nel profondo. Se soltanto tu non avessi ascoltato quella voce nella tua testa, la tua vita sarebbe stata differente. Non avresti conosciuto la falsa fede, non avresti lottato come guerriero spartano, infine non avresti scelto di diventare il messaggero del Caos. Perché questo Caos ha lacerato la tua esistenza, ti ha reso uno strumento senza coscienza di sé. Mi dispiace perché sei stato privato della possibilità di vivere come ogni altra persona. Hai scelto di essere un uomo libero in un mondo dove la libertà non esiste.

Mi sono reso conto che questo mondo è una piccola parte dell'intero universo, tuttora infinito alla misura dell'uomo. Corro per vedere le stelle, ma un buco nero mi travolge bloccandomi la visione. Due dita accecano i miei occhi, impendomi di vedere il grande spettacolo che tanto desidero vedere. Il corpo è lacerato continuamente. Il Caos non ha più bisogno di me, ho perso la mia guerra ed ora mi abbandona, lasciandomi nell'oblio. Questa depressione mi spinge a comprendere che tutto quello che ho fatto era insignificante, che tutto quello che ora potrei fare non ha senso.


Accettazione. "Ora posso vederlo, questo immenso Ordine Cosmico."
Voglio porre una domanda a me stesso. Tutto quello che ho fatto è stato di curare le ferite di anime infrante per poter ricomporre la mia? Sì, proprio così. Volevo dare a tutti un luogo in cui essere liberi per scoprire cosa avrei voluto dalla mia libertà. Quello che io cerco da tempo immemore è la normalità, non dover svolgere una missione per percepire di esistere. Eppure, tutto sfuma, la mia mente si annebbia, i miei occhi sono travolti dall'acqua, il corpo dallo stupore di essere circondato da una vastità che fatico a comprendere.
Lo realizzo e lo temo, io sono morto. Sono annegato.
Credevo che fosse una sera come tutte le altre quando sono uscito dall'arena. Sono partito sulla mia moto sfrecciando ad alta velocità. Ho scelto una strada diversa, a contatto con la natura. Eppure, era buio, non ho visto che il terreno era inclinato. È stato un errore fatale, la moto è slittata sulla destra e mi ha trascinato verso un baratro. Ho provato a cambiare direzione, ma le ruote seguivano la loro strada. Allora mi sono lanciato, lasciando dietro di me la mia compagna d'avventure sulla strada. L'istinto di sopravvivenza mi ha spinto a fare di tutto per salvarmi. Però, ormai il terreno era troppo inclinato, sono precipitato nell'acqua e caduto di sotto. Sommerso dall'acqua, senza alcuna via d'uscita. Le mie sensazioni sono cambiate rapidamente.
Ho negato la mia morte perché mi chiedevo il senso della vita.
Ho provato rabbia per non aver cambiato nulla finché potevo.
Ho rimpianto gli errori del passato, non aver realizzato prima il mio obiettivo.
Ho percepito un senso di vuoto e di depressione per il pessimo tempismo.
Infine, lo sto accettando proprio ora. Sono morto, non su un campo di battaglia, ma per una banalissima distrazione. Il guerriero è caduto da uomo. Il perfetto rigore di un Ordine Cosmico che decide di spazzare via ogni mia convinzione, ridicolizzandomi.

Oggi è giunto il momento in cui tutto si conclude. Questo nobile guerriero spartano torna a diventare terreno fertile a simboleggiare la gloria della sua nazione. (Non l'ho già pensato?)
Il mio corpo viene trascinato sulle rovine di un antico Tempio. Potrò forse riappacificarmi con gli dei la cui esistenza io ho negato per anni? (Sono certo di aver già pensato quelle parole!)
Cut.
Se sono morto, com'è che i miei pensieri sono sopravvissuti? No, ci deve essere un'altra risposta. Sto di nuovo negando quanto mi è successo... eppure l'ho già accettato. Sono finito in un ciclo ricorsivo. Alla fine dei conti ci sono ricascato.
Come quella volta che ho trovato l'Idra nel lavastoviglie!
Il senso di tutto ciò finalmente comincio a coglierlo: morirò e rinascerò finché non sarò in grado di trovare il mio vero Io: John, l'uomo normale. L'acqua è ovunque, ma c'è un rumore fastidioso.
Cut.
Il mio corpo viene trascinato sulle rovine di un antico Tempio.
Non è un Tempio! No, sono braccia che mi trascinano a riva. Qualcuno mi ha salvato nel buio della notte. Cerco di scorgere il suo volto, ma mi è difficile anche solo aprire completamente gli occhi.
"Non ti preoccupare, sopravviverai."
Una voce calda, eppure tanto simile alla mia. La persona mi lascia a riva mentre si allontana e sale a bordo di una moto di grossa cilindrata. Non una moto qualsiasi... la mia! L'uomo indossa il casco, il mio stesso casco. Quella figura la conosco. Io... quello sono io!
Cut.
"Allora, ti dai una mossa?"
Sono fermo davanti ad un semaforo verde in una strada trafficata, tutti aspettano che io riparta. Possibile che fosse tutto un sogno? No, sarebbe una risposta banale. D'altronde, dietro di me ogni macchina è un forgone che vende gelati! Non può essere realistico.
Test della realtà. Test dell'irrazionalità.
L'unica risposta è che questo non è reale, ma non riesco a trovare me stesso.
Cut.
Sono in un letto d'ospedale. Mi è appena stato detto dalla dottoressa che sono caduto dalla moto, ma non ho subito danni perché era un terreno erboso. Non sono mai caduto nell'acqua perché non c'era nemmeno un fiume nei paraggi. I miei ricordi non corrispondono con la realtà che mi è stata presentata, tuttavia riconosco di essere vivo. Finalmente... ora posso apprezzare questa vita, ho tante occasioni per ripartire da zero, costruire una nuova personalità, diventare quello che vorrei essere.
Io sarò un nuovo John Kratos, tutto riparte da ora.
Cut.
"Già... ora lo comprendi, sei in perenne fase di negazione da oltre dieci anni, John! Sei diventato un'Idra, il mostro marino, perché vaghi alla ricerca della tua umanità perduta. La risposta è al di là del Cavaliere dal volto coperto, dietro a quella maschera si nasconde il tuo passato dimenticato."
È tempo di ripartire con la mia nuova moto. La vita è soltanto un lungo viaggio verso questo ignoto Ordine Cosmico, non c'è nulla di cui preoccuparsi. Destinazione: l'Infinito.
Finché si è vivi, si è eterni.
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