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Medieval Bloody Desperation 11x11 - 22/06/2017

Ultimo Aggiornamento: 22/06/2017 20:36
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CITH - Boss WBFF
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The Boss
22/06/2017 20:35
 
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Rainer è da solo, seduto al tavolo di un pub.
Ha messo la camicia, e sta maledicendosi sottovoce per la scelta, tastando gli aloni di sudore, sbuffa e rovescia la testa all’indietro ogni volta che con le dita trova una nuova macchia. Il pub è un mortorio, popolato soltanto da qualche anima in pena che beve per non pensare alla sua storia triste e da studenti universitari con gli orari sfasati, e lui siede in un angolo ad un tavolo da quattro, in compagnia di foto colorata a puntini di una pin-up che regge un vassoio con tre boccali di birra: una bionda, una scura ed una rossa.
“Maria Habermann?” chiama un cameriere con un boccale di birra rossa in mano. “Maria Habermann?”
Rainer abbassa gli occhi ed alza la mano. “Qui.”
“Oh, certo, ‘Maria’…” fa il cameriere con un’occhiata scettica.
“È un… un secondo nome, roba tedesca. Dai qua!” Rainer allunga la mano per prendere il boccale, ma il cameriere lo sottrae dalla sua portata. Si volta poi verso una ragazza seduta al bancone, che annuisce.
“Mi sa che è per te, Maria…” si arrende allora il cameriere con una risata.
“Ehi, non me l’avevi detto che la birra era un omaggio di quella… quella.” Rainer sorride in direzione della ragazza al bancone, manda giù l’intero boccale in un paio di sorsi.
“Ops, già finita” dice avvicinandosi al bancone “mi sa proprio che ce ne vuole un’aff… un’att… artr… altr…” Rainer ha la bocca talmente impastata da non riuscire a parlare, il boccale cade e si infrange in mille pezzi, seguito a ruota da Rainer, che crolla come un sacco di patate.



“P-papà?” mormora Rainer, mentre si copre gli occhi dai raggi di luna che filtrano tra le foglie degli alberi. Tasta con le mani il suolo su cui si trova: è disteso in mezzo al prato. Si guarda intorno e non vede che alberi, oltre ad un vecchio grassoccio e dallo sguardo austero, gli occhi come due diamanti blu incastonati in strette fessure, che lo sta osservando seduto sul prato, picchiettando con le dita tozze sui due o tre fili argentati che gli sono rimasti in testa. È vestito di tutto punto, in un abito nero di velluto che pare fatto su misura per lui, purtroppo la giacca e i pantaloni sono sporchi di terriccio, e la camicia è stropicciata e fuori dai pantaloni, oltre ad essere sbottonata, rivelando il pancione madido di sudore.
“Sich beeilen.” Esorta il padre in tono deciso, prima di alzarsi. Raccoglie un fucile da caccia dal prato, poi, camminando goffamente a piccoli passi, prende un altro fucile identico, appoggiato al tronco di un albero.
“Cosa… che ci fai con quel fucile?”


Sepp Habermann spara un colpo. “Secondo te cosa ci facciamo? Vuoi ficcartelo su per il culo. Mph, secondo me preferiresti.”
“Dipende dall’alternativa…”
“Vedi quel coniglietto? Voglio che tu lo ammazzi davanti ai miei occhi.”
Rainer si mette a sedere di scatto. “Cosa?!”
“Prendi il fucile e spara a quel coniglio.”
“E perché mai dovrei sparare a un coniglio?”
“Perché te lo dico io.”


Rainer resta in silenzio, si massaggia la testa. “Mi fa male la testa, pa’… dove sono? Come ci sono finito qui?”
“Ti ci ho portato io, per sparare a quel coniglio. Mio padre ha fatto lo stesso con me, Rainer. Ti sto insegnando a non mostrare pietà contro i tuoi nemici… quel coniglio è tra te ed il tuo obiettivo, qualunque il tuo obiettivo sia.”
“Io...”
“Spara! Spara e ce ne andiamo.”
Rainer si mette in piedi, con un sospiro strappa il fucile dalle mani del padre. “Dov’è questo coniglietto?”


La terra sotto i piedi di Rainer comincia a tremare.
“SPARA A QUEL CONIGLIO!” Urla il papà, mentre Rainer fatica a tenere l’equilibrio. Rainer si guarda intorno in cerca del coniglio, finalmente lo trova, appoggiato ad un albero. È nero, stranamente alto, e la sua faccia sembra proprio avere connotati umani.


“Davvero pensavi che sarei entrato in un pub? Che schifo…” Il coniglietto sorride. “Dovresti proprio spararmi.”
Rainer punta il fucile, ma tutto intorno continua a tremare, impedendogli di prendere la mira. La terra sobbalza, e Rainer finisce contro un albero. Il suo impatto con la corteccia, però, produce un suono più simile ad un vetro che si rompe.
“Se non hai intenzione di spararmi, almeno ripaga tutti i danni che stai facendo alla mia limousine…”
Rainer comincia a sanguinare dalle tempie, trattiene a fatica un conato di vomito, si gira su un fianco per non correre il rischio di soffocare.
“Che… che cazz…” il sangue copre i suoi occhi fino ad accecarlo del tutto. Rainer si rotola, prova a restare vigile, ma le forze lo abbandonano.



Rainer riapre gli occhi. È disteso su una moquette, ai piedi di un divano in pelle bianca, tra i vetri rotti di quello che rimane di un tavolino. Si tocca una tempia, si ritrova le dita insanguinate.
“Davvero pensavi che sarei entrato in un pub?” è la voce di Daniel Stuart. Rainer tasta il terreno, tocca un mocassino marrone, afferra la caviglia di Daniel che per tutta risposta calcia via la mano di Rainer e la calpesta, Rainer vorrebbe urlare dal dolore, ma esce soltanto un rantolo.
“Con questa scarpa ci compro la tua casetta, non vogliamo che si sporchi di sangue.”
Frenata. Rainer si guarda intorno. “Siamo… in l-lim… ?”
“Non la riconosci? Dovresti. Hai deciso di lasciarmi un bel messaggino sul cofano di questa bellezza soltanto l’altro ieri… ma non preoccuparti, I’m not mad. Anzi, ho trovato l’idea di drogare Paulie così carina che ho pensato di replicarla… che ne pensi?”
Rainer non riesce a parlare.
“Non era MDMA, ovviamente. Vedi, Rainer, ho pensato che è stato molto, molto scorretto quello che ho fatto a The Last War. Approfittare del tradimento di Paul è stato… orribile, senza alcuna giustificazione, e così ho pensato che fosse opportuno sdebitarsi: ti concedo una rivincita, qui ed ora. Mettimi a terra fino al conto di tre ed il risultato dei War Games sarà rovesciato, e tu e la tua sorellina regnerete felici sulle macerie di questa federazione, e tutti vissero felici e contenti. Ci stai?”


Rainer boccheggia ma, ancora una volta, non riesce a rispondere. Stringe le mani in pugno, prova a mettersi in ginocchio, si aggrappa ai divanetti in pelle della limousine, tremando per lo sforzo riesce a mettersi in ginocchio, poi abbandona le proprie fatiche emettendo un rantolo di sconfitta. Stuart lo guarda. Sorride. Poi con un altro calcione lo rimanda a tappeto.
“Sai Rainer… non so cosa trovo più patetico: il fatto che nonostante le condizioni in cui ti ritrovi, tu sia pronto lo stesso ad alzarti e combattermi… o il fatto che, dopo tutto questo tempo, tu creda ancora alle mie parole. Possibile che basti così poco a mandarti in pappa il cervello? O è solo l’effetto della roba a rincoglionirti ancora di più?”
Nessuna risposta. Stuart scuote la testa. Poi preme il pulsante dell’interfono.
“Parti.”



Siamo in uno spiazzale isolato. Bluebird è rannicchiato sull’asfalto posizione fetale, Daniel Stuart è in piedi, poco lontano da lui. È sera, fa freschetto, il Nobleman ha indossato una giacca di seta, sfoderata, portata su una camicia bianca, sbottonata al primo bottone. Tiene le mani in tasca, osserva Rainer senza abbassare il capo. Si china verso di lui, estrae dalla tasca interna della giacca una fiaschetta metallica.
“Bevi.”
Lo dice, sorreggendo il capo di Bluebird, in un frangente che sembra essere un’iconica rappresentazione della “Pietà”. Pochi secondi dopo, Bluebird rotola verso il lato opposto e, scosso dai conati, vomita. Stuart si rialza.
“Ti ringrazio della… decenza. Temevo mi avresti vomitato addosso. Credo che non basterà rifare gli interni della limousine, converrà darla alle fiamme per eliminare il tanfo che hai lasciato.”
Stuart infila di nuovo le mani nelle tasche, e si avvicina al campione Undisputed della WBFF.
“Sai Rainer… forse non lo ammetterai neanche in un momento del genere, ma io credo che tu mi abbia sempre sottovalutato.
Avrai pensato che sono uno stronzo, pericoloso certo… ma gestibile perché prevedibile. Ho sempre reso chiari quali erano i miei obiettivi e forse, il fatto stesso di essere disposto a tutto per raggiungerli, ti ha fatto pensare di avere a che fare… non so… con il classico villain che svela i suoi piani e resta fregato nell’atto finale.”
Rainer sputa per terra, ma riesce a rialzare il busto, mettendosi seduto.
“Cosa mi hai dato…?”
Stuart lo lascia nel dubbio, si limita a sorridere.
“Scommetto che pensavi che sarebbe stato Paul DeSade a toglierti la cintura, non è vero? O Forse Aaron Kirk. O magari Skyblue sarebbe tornato come un’Araba Fenice… o magari tuo cognato Jax… insomma, forse chiunque ma non io. Chi è Daniel Stuart d’altronde? Uno che finora ha sempre e solo ciarlato… senza concludere nulla di serio.”
“Cosa mi hai dat…”
STUMPF
Altro calcione di Stuart al petto di Bluebird, che torna a rotolare sull’asfalto.
“Piantala. Non è nulla al quale tu non possa sopravvivere. Gente come te… è sicuramente sopravvissuta ad hangover peggiori.“
Lo scozzese si inginocchia di nuovo verso il suo avversario. E lo fissa… con una freddezza che finora non aveva mai mostrato.
“Non ti finirò in questo parcheggio del cazzo, Rainer. Ti finirò sul ring. E sai perché? Perché non è vero che mi importa solo della cintura che porti in vita. No…
Io ti odio.
Odio ciò che sei. Odio ciò che rappresenti. Odio la fottuta supponenza che ti fa pensare di essere migliore di me solo perché non hai mai alzato uno sguardo fuori dal minuscolo orticello in cui ti sei sempre mosso. Odio il fatto che tu sia così convinto che l’intera Federazione giri intorno a te, o tua sorella, o qualche altro imbecille che ti gira intorno. Odio il fatto che dietro quell’ipocrita maschera dell’underdog pieno di dubbi, tu ti creda… indispensabile.
Io ti odio e ti leverò quella cintura… per levarti tutto, Rainer. Ti farò diventare un ricordo destinato a sbiadire in fretta.”


Rainer sputa per terra.
“L’odio… l’odio… di pers…” Dainel Stuart gli tira un altro calcio prima che Rainer possa completare la frase.
“Risparmia il fiato per il 911.” Stuart lancia verso Rainer un telefono con la chiamata al 911 già partita.
“Non so dove sono!” Si lamenta Rainer, prima di rigettare di nuovo.
“Che peccato.” Commenta Stuart risalendo sulla limousine. L’auto parte, lasciando Rainer da solo.

“911, come possiamo aiutarla?”



Ci troviamo all'interno del camper della Hog Family, il veicolo cammina come sempre spedito su una delle tante strade americane di campagna.

Harold: "Ahaha, che gran cazzata, Crociati. AH! E proprio in coppia con un negro bianco come la carta? Puah!"

Eugene: "Ah AH ... noi siamo cavalieri."

Harold: "Sì ... noi siamo cavalieri. Vai a vedere la buttana come sta e portagli qualcosa da mangiare."

Il mongoloide si fa subito serio, anche se mostra evidentemente un certo combattimento interiore, si allontana.
La radio si apre.



Yodel well, and your pickings swell
And you play so hard for the folks in Hell
And they can't see nothing
Nothin' at all

Chains to the legs, bolts to the ground
You boys ain't leaving 'til this crowd turns around
They don't hear nothing
Nothing at all


[...]

Harold da una smorfia infastidita e prova a chiudere la radio ma questa sembra non voler far nulla per cessare la sua canzone.

"Hey Kook! Da quanto di vedo ho sempre pensato che tu fotti la persona peggiore che abbia mai visto."

Harold: "Che diavoleria è mai questa?"

Da un pugno controllato alla radio, c'è un attimo di distorsione e la canzone riprende.

Yeah we played 'til we died, and now we're all dead,
But the man says "You gotta get up there again
And you can't come down 'til the brimstone turns to ice"

But the air on stage is burning our lungs
And we're all going deaf from the beating drums
And you can't see a thing for all the blood
And sweat in our eyes


[...]

"Non puoi fermarmi, non immagini neanche chi sono, PepperPot.
Questa canzone è tutta per te"

Harold: "Me ne frega n'cazzo."

Dà una botta ancor più forte alla radio che questa volta si chiude
per qualche istante,
e riprende.

"Welcome to hell, ladies and gent's
You sinned and fell, no time to repent
And you can't hear nothing
Nothing at all"


[...]

"Il destino non vi sorride, non vi sorride per nulla.
Il caso vuole che questa settimana l'equilibrio conti sulla vostra vittoria, ma solo l'oblio ti attende.
Ed ora BurnRubber! AHAH!"

La Iena del sonora diventa rossa e colpisce la radio con un calcio mandandola in frantumi.

Harold: "Hai rotto il cazzo."

No you can't hear nothing
Bm
Nothing ... at ... alllll...


La radio ha un ultimo moto d'orgoglio prima di ammutolirsi totalmente.

"Vuoi che me ne vado?
Beh No Sweat! Goodspeed Minorato!"

Silenzio ... Eugene torna al suo posto, non c'è accorto di nulla.



Ci troviamo all'esterno della Locker Room dell'arena: Gregory Heavans sta raggiungendo proprio la porta dello spogliatoio, ma quando fa per allungare la mano sulla maniglia viene anticipato da un altro individuo.
L'inquadratura si fa più larga, fino a quando non vediamo i due atleti di profilo che si osservano l'un l'altro. Di fronte ad Heavans c'è... Lord Hades.

"Scusate, posso passare? Dovrei..."

I due si voltano verso una comune direzione, poco dopo si avvicina a loro Luis Riva, il manager di Sheenan.

Riva: "Voi e il mio assistito questa notte prenderete parte all'ennesima crociata sul ring della WBFF. Sheenan è già stato schierato con gli Infedeli in passato e, nonostante non sia molto avvezzo alla collaborazione in team, si è aggiudicato qualche vittoria ai danni dei Crociati."

Gregory e Hades guardano Riva malissimo, vedendolo come un intruso indesiderato. Il passaggio per la Locker Room, infatti, rimane sbarrato. Luis non avrà la possibilità di portarsi dentro.

Riva: "Come desiderate. Ognuno ha le sue priorità, le sue idee, il suo credo. Le proprie inclinazioni."

La porta della Locker Room adesso si apre: appare Voodoo Doll in tenuta da combattimento. Lui, Hades ed Heavans si scrutano a vicenda da distanza molto ravvicinata.

Riva: "Non vedo molti punti di incontro tra voi, ma questa notte potremmo trovarne uno. Un obiettivo comune, e lo faremo insieme."

Sheenan: "NOI... Lo faremo."

Riva afferra immediatamente il monito del Tribal Warrior e, dopo aver fatto spallucce, si allontana sparendo dall'inquadratura.

Sheenan: "Abbiamo la possibilità di infliggere un duro colpo agli ipocriti bigotti uniti dal segno della croce. Possiamo sgretolare la farsa dei cristiani e del loro falso Dio, bagnando completamente il loro stendardo di rosso vermiglio, rosso sangue.
Non mi aspetto nulla da voi, nè voi lo farete con me. Combattiamo per obiettivi diversi, portiamo avanti ideali diversi, e di certo non vedrei nessuno di noi seduto al tavolo di un bar per consumare un drink in compagnia degli altri.

...

Ma se anche voi odiate a morte quei falsi moralisti, se anche voi vorreste vederli bruciare su un rogo, se anche voi desiderate fortemente seppellire le loro spoglie cinque metri sotto terra... Allora saliamo su quel ring, facciamoli a pezzi e dissacriamo le loro luride carcasse."

Il Dark Lord scruta con interesse la bambola voodoo umana.

Hades: Signor Sheenan, non sono mai stato un tipo da cocktail, ma le assicuro che avrei piacere di poter bere un bicchiere di vino rosso con lei, in fondo, è pur sempre uno dei più grandi wrestler di questa federazione e se mi permette, anche uno dei più particolari. Ciò la rende particolarmente interessante agli occhi di chi è sempre in cerca di qualche curiosa… novità.

Ovviamente l’Obscure Savior si riferisce al suo interesse nell’avere a che fare con persone “stravaganti”, come un rozzo e volgare eroinomane, un discepolo del dolore o una bambola voodoo.

Hades: Devo però ammettere, di non avere particolare interesse nello sconfiggere chi ha un credo differente dal mio.
A questo mondo esistono cristiani, islamici, buddisti, e un’infinità d’altro… io credo in qualcosa di differente. Al centro della mia fede, se così vogliamo chiamarla, c’è la mia persona.
Tuttavia, la situazione appare ugualmente fortunata, visto che quando mi ritrovo di fronte ad un qualsiasi avversario, la voglia di vittoria nella mia persona, è spaventosamente elevata.

Tale risposta dovrebbe accontentare Sheenan e il suo discorso motivazionale.
Dopo qualche secondo di silenzio, il Master Hades si illumina… sembra essersi ricordato del terzo uomo presente.

Hades: Non volevo certo dimenticarmi di lei Mr. Heavans.
Vuole aggiungere qualcosa?

Il Big Bad Motherfucker si guarda attorno spaesato.

Heavans: Devo far squadra con il collezionista di bambole e Rasputin, l’amante della Russian Queen? Siamo messi bene! No, dai, io voglio esservi amico, a patto che non mi stringete la mano perché uno è abituato a fare rituali voodoo e l’altro mi incute un po’ di timore.
Ma vi dirò una cosa. BELLA RAGA!
Ora scusate ma si è fatto tardi, regà, devo andare, s'è fatta una certa ora. Però dovete essere felici di aver potuto incontrare un figo come me. Baci e abbracci.

Greg lascia da soli i compagni, dimostrandosi piuttosto ‘infedele’, mentre rientra nel suo spogliatoio.



Ufficio del General Manager Daisuke Kobayashi, che appare preso da una stanchezza visibile sul suo volto scarno. Denny Leone spalanca la porta e si appoggia al muro.

Kobayashi: Sei l’ultima persona che vorrei vedere in questo momento.
Denny: Non me ne frega nulla. Ho saputo che hai offerto il tuo supporto a David Barriage. Non so a che gioco stai giocando, ma impara la regola: non puoi fottere il boss di questa federazione. Io sono diverso dai miei predecessori, non perdo mai le mie battaglie. Puoi guardare la mia intera storia, non ho mai fallito ciò che volevo.
Kobayashi: Noi non siamo nemici, io agisco per il bene di questa federazione.
Denny: Sai, io sono il MALE di questa federazione, e mi va bene esserlo. Perché se la WBFF Wrestling deve essere una realtà instabile dove regna l’anarchia, allora non mi sta bene, sono pronto a gettar via tutta la dirigenza e metterci persone di fiducia. Ti va bene che mi piace come lavori, altrimenti ti avrei già fatto fuori da tempo.
Kobayashi: Ma tu mi hai fatto fuori quando ti sei stabilito qui.
Denny: Hai ancora una sedia, a quanto pare non ti ho eliminato e non intendo farlo. Ti avverto solo che non ti lascerò fare giochi di sotterfugi con me. So che non mi porti alcuna lealtà, che il tuo boss ideale è ancora Michael McFarry, ma lui è tagliato fuori da tutto, non tornerà mai più ad avere una reputazione rispettabile. Io sono la WBFF Wrestling. E se tu vuoi esserne parte o meno, la scelta non è nemmeno tua, ma mia. Tu sei il General Manager, finché non ti immischi nei miei affari andrà tutto bene.

L’ex rapper di Portland lascia all’avvocato dei blocchetti di legno che ha intagliato in precedenza.

Denny: No Church in the Wild, ricorda il mio motto!

Detto questo, Denny dà una pacca poderosa sulla spalla destra dell’avvocato prima di abbandonare il suo ufficio.

Kobayashi: E io che me ne faccio di questi? Che tristezza!

Camera fades.



Sentiamo un rumore di passi, piedi nudi si muovono in maniera piuttosto goffa verso l'interno del piccolo appartamento che vediamo inquadrato: Crystal Houghton barcolla aprendo la porta avvolta in un abito insolitamente femminile.
Si poggia al muro con la mano destra mentre con la sinistra regge un paio di decoltè dal tacco decisamente troppo alto, dopo una prima indecisione avanza varcando la soglia mentre si guarda attorno stranita.

Cray: "Cazzo."

Si muove di qualche passo ma annaspa rischiando di cadere in avanti, lo strascico del vestito è rimasto chiuso nella porta e la ragazza si volta di scatto borbottando... Senza la minima cura tira il lembo di tessuto impigliato che si strappa con un suono secco esplodendo in una pioggia di strass.

Cray: "Merda!"

La scarpe vengono scaraventate a terra e la rossa della Carolina raggiunge con estrema fatica il divano, si libera della borsa e si lascia pesantemente cadere tra i cuscini.
Sospira ma la sua tranquillità dura poco: Il cellulare suona insistentemente guadagnandosi una serie di insulti piuttosto pittoresca.

Cray: "Si?"

...

Cray: "Uhm, uhm Erica mi ha riportata a casa, non... Ho sonno."

Crystal conclude di colpo la conversazione lanciando lo smartphone sulla poltrona poco distante, sorride con espressione soddisfatta prima di sciogliersi i capelli obbligati da un fermaglio piuttosto voluminoso.

Cray: "Questa cosa mi stava uccidendo, non andrò mai più ad una di queste puttanate per ricchi."


Stacco.


Ci troviamo in un'ampia e sfarzosa sala col soffitto ornato di enormi candelabri a fare da tetto a uomini in smoking e donne in abiti vaporosi, lunghe tavolate colme di prelibatezze di ogni tipo fanno loro da cornice.
Una donna sopra i quarant'anni intrattiene amabilmente alcuni uomini sorseggiando a intervalli un calice di liquore d'importazione.

Donna: "... e se ne è andato davvero. In Giappone!"
Risate. Lei ride sguaiata poi manda giù un sorso.
Donna: "Ma che vada pure a fare affari con i giapponesi, ne riparleremo alla fine dell'anno fiscale! Guardate chi c'è!"

La donna fa cenno a qualcuno di avvicinarsi.

Donna: "Sono lieta di presentarvi l'uomo più bello della sala: quel marcantonio di mio figlio Gabriel!"
Gabe: "Salve a tutti."
Mrs. Dincht: "E dai, stringi la mano da vero gentiluomo. Fai vedere che ti ho tirato su come si deve!"

Gabe stringe velocemente le mani a tutti.

Uomo: "Tua madre ci ha parlato tantissimo di te. Non vedi l'ora di prendere le redini della baracca, eh?"
Gabe: "Mah, veramente..."
Mrs. Dincht: "Gabe nonostante non sembri è molto umile, merito degli insegnamenti del padre che lo ha voluto far partire dal basso così che venisse su con una visione multilivello dell'azienda."
Uomo: "Un'ottima idea, degna di un genio visionario come tuo padre."
Altro uomo: "Sei partito operaio? O impiegato?"
Mrs. Dincht: "Prima l'uno poi l'altro, adesso sta conoscendo il caotico mondo dell'amministrazione."
Uomo: "Oooooh lo volete far diventar matto prima di metterlo al comando questo ragazzo?"
Risate. Gabe sbuffa di sottecchi.
Gabe: "Non credo che qualche fattura mi farà partire di cervello, più probabile che sia qualche sediata o bump dalla cima di una gabbia a farlo."
Il gelo.
Mrs. Dincht: "Gabriel, perché non vai a farti un Martini? Non farò la spia."

Dopo essere stato liquidato dalla madre, Gabe non si lascia perdere l'occasione e fugge dal noioso gruppetto di pinguini.

Mrs. Dincht: "Scusatelo, gli stiamo mettendo un po' di pressione addosso ultimamente, del resto..."

La voce della donna lentamente scompare mentre Gabriel Dincht ruba al volo due bicchieri dal vassoio di un cameriere, ne porge uno a una ragazza di spalle, abito rosa e capelli vermigli raccolti...


Stacco.


Crystal regge tra le mani un piattino bianco riempito oltre ogni ragionevole misura con tartine e formaggi pregiati: Smangiucchia con aria imbronciata seduta in angolo del salone mentre accanto a lei Erica parla ininterrottamente.

Erica: "Quindi non perdere l'occasione."

Rivolge uno sguardo alla sua interlocutrice completamente assorta nei suoi pensieri ed in un moto di stizza le pesta il piede facendola sobbalzare, la rossa trasalisce cercando di non far cadere il cibo.

Erica: "Crystal! Questo non è un all you can eat... Smettila di fare quella faccia e vai a cercarti qualche sponsor."

Cray: "Uhmm."

La bionda incrocia le braccia e alzando gli occhi al cielo sbuffa rumorosamente, tanto che un paio di ospiti si voltano incuriositi dalla scena.

Cray: "La vuoi smettere?!"

Erica: "Forza, su su."

Di fronte ad uno sguardo che non ammette repliche Cray si avvia, malvolentieri, verso un gruppetto di persone al centro della stanza.
I tacchi che indossa sono troppo alti, il vestito troppo stretto e una delle spalline scivola continuamente sulla pelle nuda rendendo l'esperienza esasperante.

Cray: "cazzo."

Borbotta a denti stretti mentre cammina in direzione di un cameriere che sorridendo sorregge un vassoio di martini: Si ferma e metà strada nel disperato tentativo di eludere una vecchia conoscenza ma senza volerlo scontra qualcuno che le porge un bicchiere.


Stacco.


Gabriel Dincht si esibisce in delle pose muscolari a torso nudo arricchite da smorfie al limite del ridicolo, si trova di fronte a uno specchio.

???: "Per favore, smettila! Sei ridicolo!"

Gabe flette i bicipiti, poi gonfia i dorsali in una posa da bodybuilder.

???: "Perché devi fare tutto ciò?"
Gabe: "Non ho la gimmick del narcisista?"
???: "Magari fosse solo una gimmick!"

Gabe si volta verso la sua interlocutrice sdraiata su un letto, vi sale sopra e gattonando lento le arriva a un palmo dal viso.

Gabe: "Uno deve amare le proprie qualità per essere in pace con sé stesso. Ad esempio, quanti conosci che sanno fare questo?"

L'uomo fa ballare ritmicamente i pettorali.

???(prendendolo a cuscinate): "Dio, basta! Mi fa troppo senso quando fai quella cosa!"

Gabe ride, la ragazza fa lo stesso.

Gabe: "Sei la prima a cui fa schifo la mia pec dance"
???: "Puoi tornare da quelle che apprezzano quest'orrore. Tanto alla fine torni sempre all'ovile, pecorone!"
Gabe: "Lo sai che le rosse mi fanno impazzire."

Con l'indice le arriccia una ciocca di capelli.

Rossa: "Non sono l'unica rossa al mondo, magari potresti trovarne una in grado di rimanere sobria alle noiosissime feste mondane della tua famiglia di ricconi."

Lui sbuffa e si appoggia sul cuscino al fianco di lei, incrociando le braccia dietro la testa.

Gabe: "Già provato, le poche rimaste sobrie si sono tutte suicidate."
Rossa: "Come le capisco. Tua madre mi è sembrata più fredda del solito stasera."
Gabe: "Non voleva che ti portassi."
Rossa: "Ah."

La ragazza ammutolisce.

Gabe: "Non fare finta che sia una novità, per favore. Figurati se mia madre può accettare una donna nella vita del suo bambino, una compagna stabile almeno."
Rossa: "Non me ne frega un cazzo di tua madre."
Gabe: "Rachel, non parlare in questo modo!"
Rachel: "Fanculo!" (scatta fuori dal letto verso la finestra aperta)
Gabe: "Non usare questo linguaggio!"
Rachel: "Tu e le tue fissazioni! 'Una donna non dovrebbe parlare così!' (lo scimmiotta gesticolando e facendo una voce profonda) Non ti rendi conto che questi atteggiamenti sono riflessi dell'educazione da malata di mente che ti ha impartito?"
Gabe: "Non posso farci niente!"
Rachel: "Invece sì che potresti, cazzo! Anzi, devi! Devi scrollarti di dosso tutto questo o non avrai futuro! Sarai sempre oscurato da un'ombra del passato a forma di avvoltoio! Quell'avvoltoio di tua madre!"
Gabe (di scatto si alza dal letto): "Non dipendo da mia madre! Lei non ha la benché minima influenza sulla mia vita! Io sono il padrone della mia vita, IO e nessun altro! Sono stato chiaro?"

Rachel ha gli occhi lucidi, dà la schiena a Gabe e si appoggia alla finestra per guardare fuori.

Gabe: "Ad esempio il fatto che io sia qui con te, che ti abbia portato a quella fottuta festa, che stiamo insieme cazzo, nonostante quello che è successo la prima volta che ci siamo visti fuori da quel bar! Cazzo, credi che mia madre mi lascerebbe uscire con la ragazza che ho violentato?"

Silenzio.

Rachel: "Lei lo sa."
Gabe: "Tu sei fuori."
Rachel: "Sa che sono io. Tu non hai visto come mi guardava stasera."
Gabe: "Guarda in quel modo tutte quelle che mi si avvicinano."
Rachel: "Certo, certo..."

Rachel appoggia i gomiti sul davanzale della finestra.

Rachel: "Come ti vedi tra dieci anni, Gabe?"
Gabe: "Campione a cinture unificate della EWF, WBFF, WFS, EEWF, WDW..."
Rachel (sorride): "Metà di queste te le sarai inventate."
Gabe: "Forse. Ma sono ancora in tempo ad aprirle delle fed con questi nomi."

Rachel scoppia a piangere.

Gabe: "Cos'hai?"
Rachel: "Non vedi un "noi" nel tuo futuro. Per te è sempre un 'Io, Io, Io...', sempre..."


Stacco.


La sala è quasi vuota ed un gruppetto di ospiti ha preso posto in terrazza approfittando di una piacevole brezza notturna: Crystal si sistema il vestito mentre affacciandosi dal parapetto osserva curiosa il grande giardino sotto i suoi piedi, un ragazzo resta in silenzio accanto a lei sorseggiando un drink.

Cray: "La mia assistente darà di matto quando scoprirà dove mi sono nascosta."

"Basta che non lo scopra."

Cray: "Tu non capisci, è un cazzo di segugio."

Una ragazza dei capelli corti e scuri li raggiunge porgendo un bicchiere a Miss Congeniality che indugia prudentemente, i suoi due interlocutori ridono.

"Non bevi di solito uh?"

Cray: "No, effettivamente non molto."

"Sai, è strano conoscerti di persona: Sei così normale."

Cray: "Non sembra un complimento."

Anne si scusa immediatamente schiarendosi la voce, evidentemente a disagio prende due lunghe sorsate prima di cominciare a parlare.

Anne: "Non intendevo offenderti! Semplicemente vederti fare quelle cose e..."
Cray la interrompe inarcando un sopracciglio.

Cray: "Quali cose?"

Interviene Adam che allargando le braccia accenna un sorriso.

Adam: "Il wrestling Crystal. Devi ammettere che è singolare pensare ad una donna con una carriera come la tua: Uno si aspetta di avere a che fare con uno di quegli stronzi arroganti che recitano nei film d'azione. Ho conosciuto Brock Johnson e non è stato piacevole."

Cray: "BJ è sempre stato una testa di cazzo."

Adam: "Il punto è che sono quasi tutte teste di cazzo."

La mora annuisce giocherellando con un vistoso anello che indossa all'anulare.

Anne: "Il figlio di Mrs. Dincht è sicuramente uno stronzo, anche prima di dare di matto era uno stronzo."

Cray: "Cosa c'entra Gabe?"

Anne: "Tesoro, questa raccolta fondi è stata organizzata dalla madre."

La lottatrice della Carolina sgrana gli occhi dimezzando il contenuto del suo calice, storce il naso in risposta al sapore della sua bevanda.

Cray: "Non lo sapevo, non me lo ha detto nessuno..."

I due si scambiano uno sguardo d'intesa, chiaramente non credono a ciò che hanno appena sentito.

Anne: "Ma è veramente impazzito o sta recitando? Come si dice?!"

Adam: "Gimmick, credo."


Stacco.


Gabriel Dincht si trova nel parcheggio dell'arena dove si è tenuto il PPV Stop The Panic, raggiunge la sua auto barcollando. Apre il bagagliaio e vi inserisce il suo trolley, chiude, poi va al posto di guida, appoggia sul sedile passeggero l'EWF Hardcore Championship Belt, sta per fare lo stesso con l'Undisputed WBFF Heavyweight Championship... ma prima si ferma ad ammirare la cintura, la fissa per qualche secondo, poi la bacia. Finalmente la posa sul sedile con l'altro alloro, accende l'auto e parte.
Rallenta.
Guarda fuori dal finestrino.
Crystal Houghton sta passando a Brock Johnson il suo trolley, lui lo carica in auto, lei si accorge della vettura che rallenta a pochi metri da loro, si volta.
Crystal vede Gabe, Gabe vede Crystal, i loro sguardi si incrociano, lui fa per urlare qualcosa... ma ci ripensa e accelera, la sua auto sfreccia verso l'uscita del parcheggio.
BJ chiede a Cray come mai se ne sta impalata, lei risponde qualcosa, poi salgono sull'auto e se ne vanno pure loro.

Stacco.


Crystal è seduta sulle scale del palazzo ormai deserto, ha davanti a sé un piccolo esercito di bicchieri vuoti che contempla con espressione assorta.
Ne raccoglie uno studiandolo con estrema attenzione, davanti a lei c'è un muretto di mattoni rossi elegantemente adornato con vasi di fiori colorati.

Crash

Il primo calice si infrange con un rumore fastidioso e una pioggia di schegge finisce sull'erba, la rossa sembra averci preso gusto.

Cray: "Vaffanculo!"

Grida con tutto il fiato che ha in corpo.

Cray: "Vaffanculo a questi stronzi!"

Tira l'ultimo bicchiere con foga, questo finisce oltre il muretto frantumandosi poco distante contro l'automobile di qualcuno.

Cray: "Vaffanculo BJ!"

Batte i pugni a terra strappando una manciata d'erba che stringe tra le dita.

Cray: "E vaffanculo anche a te Gaijin."


[Modificato da cell in the hell 24/06/2017 11:28]
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