Promo Jack Leone
Ci troviamo in uno spogliatoio elegante, con un assortimento di bottiglie di whiskey disposte su un tavolo. Dentro a un frigo dal vetro trasparente, alcolici di ogni tipo. E nella stanza non solo c’è un divano davanti a un televisore di grosse dimensioni, ma anche la sedia che conduce al computer è di prima qualità. Più che uno spogliatoio è un ufficio che pare un’abitazione, più adatto a un manager di alto livello che a un lottatore.
Una facciata.
Nella stanza si trova “Mr. Attitude” Jack Leone, che pare riluttante a versarsi whiskey nel bicchiere, è come se provasse amarezza in tutto ciò, e alla fine ci rinuncia, allontanando la mano sinistra dal bicchiere.
Leone: “Ho impiegato due anni per arrivare in questa situazione, ricostruire me stesso come una figura di successo. Mantengo parola a quanto ho detto, Jack Leone è un uomo morto nel 2012, sepolto dai suoi stessi errori, dal fardello della responsabilità di un insuccesso. Quell’uomo ha vagato i confini del tempo, aggrappato alla nostalgia del passato mentre sperava di ritornare in vita nel futuro. Senza una federazione, dimenticato dal mondo del Wrestling, per due anni è stato uno spettro. E quando egli è tornato attivo non era più la stessa persona, ma un uomo cinico, privo di voglia di vivere. Già, proprio così, un semplice ghoul in un mondo di gente viva, incapace di vedere tutto a colori.
C’era il bianco dei momenti di successo, e c’era il nero degli insuccessi, spesso in tinta maggiore.
Se penso al passato, mi viene da ridere, quel Mr. Attitude è ancora in me, io sono uno spettro vagante che ha rinunciato alla volontà di pensare a se stesso. Il mio scopo era la redenzione, cancellare le nefandezze del mio nome. Se fossi un samurai, l’unica cosa per cui sarei stato degno sarebbe il seppuku, l’auto-inflizione di un colpo con la spada al petto, il cosiddetto Harakiri del film di Akira Kurosawa.
Ho bramato la morte della mia persona perché avevo visto morire la mia carriera. So cosa si prova ad aver avuto successo, denaro, gloria, salute, amore e anche la felicità. E so ancora meglio cosa significa perderli e ricordarsi di quanto fossero belli, di quanto è stato perso nel percorso.”
‘Old Jack, che non si rasa la barba da mesi, allunga la mano sinistra verso il bicchiere, ci ha ripensato e decide di assaporare il sapore forte del whiskey che conosce già bene. Eppure, non lo abbiamo mai visto alterato, quella è una consuetudine per lui.
Leone: “Ho risalito la scala un po’ alla volta, con tanti ostacoli, con tante imprecisioni, e ovviamente commettendo altri errori, perché sono lontano dall’idea della perfezione. Io sono imperfetto, e non ho nemmeno bisogno di nasconderlo. Non faccio gara con mio figlio Denny su chi sia il migliore gestore di uno show, non mi interessa, è irrilevante, quello che voglio è poter dare il mio contributo fino all’ultimo momento.
Stasera è diverso, io combatto per me stesso, e solo per me. Per la prima volta dopo mesi sono alla ricerca di un traguardo personale. Ho sempre cercato di vincere le cinture di coppia perché volevo condividere quella gioia con qualcun altro, lo ammetto, per coprire la solitudine della mia vita, quell’assenza di piaceri fuori dal ‘mio’ mondo. E anche i soldi che ho accumulato questi mesi non mi sono serviti per divertirmi, li ho usati per un solo scopo: continuare a salire questa scala. Mese dopo mese, mi è parso di provare ad asciugare un lago di sangue con uno straccio vecchio. La sensazione di chi cerca l’impossibile. Quel vecchio cowboy sembrava davvero uscito di testa a cercare di riprovarci!
Ma non è più così, oggi c’è chi mi chiama Signor Leone, chi si rivolge a me come una figura di successo. Tutti quei ragazzi del Jack Leone Dojo di New York mi portano rispetto, mi vedono come un secondo padre. Tanti di loro si sono dedicati al Wrestling per via di problemi in famiglia, tanti hanno cercato di incanalare il bisogno di usare la propria indole violenta per uno sport, per uno scopo diverso dalla violenza stessa. E in tutto questo ho scoperto che c’erano orfani, o persone con pessimi rapporti con la loro famiglia. Nel parlare con loro ho realizzato quanto io fossi un privilegiato, ho sempre avuto la possibilità di contattare mio padre, che era benestante, ma non l’ho mai fatto. Per orgoglio, o per follia ribelle. Non ho mai onorato il nome della mia famiglia, mi sono posto come il primo tassello di una nuova generazione.
Eppure, ora realizzo che mio padre era un uomo migliore di me, mi ha cresciuto a dedicare me stesso alla mia grinta, alla mia passione, quando mi diceva di rinunciare ai miei sogni e di prendermi delle responsabilità, allo stesso tempo mi spingeva a fare l’opposto. Non mi ha mai fatto del male, non mi ha mai danneggiato, mentre molti dei ragazzi che alleno odiano i propri genitori. Per questo sono stato fortunato. Ma non ho il diritto di sostituire nessun padre, io so ancora essere un uomo egoista all’occorrenza, proprio questa sera combatterò per me stesso.”
Il Cowboy di New York riprende a bere, appoggia il bicchiere alla bocca mentre riflette.
Leone: “Claudio Cazador e io abbiamo dei trascorsi, siamo rivali fin dalla riapertura della federazione, ma insieme abbiamo anche conquistato le cinture di coppia, ironicamente con tutte le persone a cui ambivo a quel risultato lui era l’unico che non consideravo un amico, un fratello, o ‘un figlio.’ Per me era un valido compagno di squadra, ma eravamo entrambi due opportunisti, volevamo le cinture per farci valere e dire al mondo di guardare questo Kingdom quanto fosse dominante. Noi eravamo il fulcro della WBFF Wrestling lo scorso anno, mentre Garet Jax e Denny Leone dominavano le scene principali anche noi trovavamo il modo di far pronunciare ai fan i nostri nomi. E ci siamo divertiti!
Per questa ragione non provo astio per Cazador, sono orgoglioso di lui, sono fiero di averlo visto arrivare in cima a ogni gerarchia, a diventare l’uomo immagine della federazione, quello che compare nel banner della WBFF Wrestling che tutti i fan di Wrestling sono abituati a vedere. Ce l’ha fatta e se l’è meritato, magari si può discutere del metodo. Da me ha imparato a gestire gli affari, sia lui che Denny hanno appreso molto stando al mio fianco, e ora sono due conquistatori, il gestore della federazione e il General Manager di Bloody Desperation. Sono fiero di loro!
Il Cacciatore è l’uomo da battere, è il favorito alla vittoria, solo un pazzo come lo sono io punterebbe sul mio trionfo, si aspetterebbe che io mi ritrovi nel main event di WBFF Maniacs per la prima volta in carriera se non ce l’ho mai fatta in passato. Una follia, ma questa è la storia della mia vita.
Questo ufficio rappresenta la mia scalata, sono ancora sulla cima della scala e mi manca così poco a uscire dal seminterrato, devo continuare a resistere perché ormai ho quasi terminato la ricostruzione di me stesso. Non esiste un nuovo Jack Leone, non esiste una rinascita, ma almeno potrò mettere fine alla mia storia stando ai miei desideri, rispettando le mie volontà. C’è qualcosa che ho imparato in questi due anni. Io voglio vivere, voglio essere immortale per i fan. Desidero che il mio nome continui ad esistere anche quando io non ci sarò più.
E un giorno la mia carriera giungerà al termine, ma il lato positivo è che posso dire con certezza che non sarà stanotte, e nemmeno fra un mese. C’è ancora tanto che voglio fare, la scalata non è ancora terminata. Fra me e Claudio Cazador non ci sarà nulla di personale, ci divertiremo come avversari, ci metteremo alla prova ancora una volta per vedere quanto siamo maturati. Renderò la sua difesa la più difficile perché sarò un avversario determinato. Non voglio dire che stasera tornerò campione del mondo, ma lo spero. Affido questa speranza alle mie abilità.
Per una volta si può essere egoisti!”
Mr. Attitude sorride, finisce di bere dal suo bicchiere e mantiene un’espressione serena, è un uomo che non ha nulla da perdere, che non ha nulla da provare o dimostrare. Andrà sul ring per fare quello che conosce meglio di ogni altro lottatore, e non rinuncerà fino al suono finale della campanella.